Precipitazioni, in Trentino è stato un inverno disastroso che ha favorito la siccità
Quadro desolante per neve e pioggia, dopo un inizio promettente in dicembre. Sulle Alpi manca il 56% del volume di neve e da due anni piove molto meno del normale
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TRENTO. Quanta neve ha lasciato sulle nostre montagne l'inverno appena finito? Stiamo vivendo qualcosa di mai visto in Trentino dal punto di vista climatico? Domande che si stanno facendo in tanti in queste settimane. Le piante si stanno risvegliando ma di acqua dal cielo non se ne vede (quasi) mai: l'ultima pioggia, scarsa, è di lunedì 13 marzo. Un giro fra le stazioni nivometriche della Provincia traccia un quadro desolante.
Sì, un po' di neve a dicembre era arrivata, ma oggi dai 2000 metri di quota fino ai ghiacciai non c'è quasi differenza di spessore perché sono mancate le nevicate autunnali. E questo vale da est a ovest, dai 2012 metri del passo Rolle (49 cm misurati ieri) ai 2739 metri di capanna Presena che vede appena 66 centimetri.
I campi neve segnano qualche centimetro al suolo ormai solo dai 1600/1800 metri: 7 cm ai 1875 metri di passo Tonale, zero alle Viote del Bondone (1490 metri).
Sulle Alpi manca il 56% del volume di neve e siamo solo di poco sopra all'ultimo inverno 2021/22 che in termini nevosi fu ancora più tragico.
Proprio da qui nasce la siccità attuale: è da due anni che piove molto meno del normale. Il deficit biennale viaggia fra il 30 e il 50%.
L'inverno appena chiuso si inserisce nel trend siccitoso e conferma pure un altro drastico cambiamento, quello delle temperature.
Vediamoli allora i dati della rete di Meteotrentino e degli esperti dell'associazione Meteotrentinoaltoadige.
L'inverno appena finito, nel complesso, non è stato così arido e a "salvare" la stagione sciistica e - almeno per ora - i pozzi, ci ha pensato dicembre, che ha visto precipitazioni leggermente sopra media (ad Arco, ad esempio, 82,4 millimetri contro i 71,3 della media storica; 82,0 mm a Lavis dove la media è di 81,1 mm).
Un avvio di stagione che pareva positivo, con tanto di nevicatine a Trento il 9 e il 15 dicembre, ma che poi si è spento tornando in fretta al regime del 2022.
Gennaio ha infatti portato 47,6 millimetri ad Arco (la media storica è di 52,2 mm) e 43,2 mm a Lavis - dati di Alberto Longhi - senza alcun fiocco di neve (contro una media 53,3 mm); poi è arrivato febbraio a dare il colpo di grazia: nessuna pioggia in tutto il mese.
A Trento non era mai accaduto negli ultimi 30 anni.
Il trimestre invernale (i meteorologi considerano l'inverno composto da dicembre, gennaio e febbraio) ha chiuso con il 25%-30% di piogge in meno. Non sembrerebbe un deficit drammatico.
Ma allora, perché la siccità è così pesante? Perché considerando gli ultimi due anni il passivo aumenta e arriva al 30%-40% in base alle zone trentine: manca ormai una massa d'acqua notevole, oltre 500/600 millimetri a Trento, quando, per capirci, in un anno normale ne cadono circa 1000.
"Recuperarlo" non sarà facile: marzo sta chiudendo con un altro passivo.
E l'analisi non finisce qui: sono le temperature calde a metterci in crisi, a sfavorire la neve in quota e ad accelerare l'evaporazione.
Lo conferma Ivano Versini, meteoappassionato di Arco con una lunga serie storica: «L'inverno 2022/23 ha visto tutti i mesi più caldi della norma recente, specie gennaio. La media integrale (cioè la temperatura media di tutto l'inverno, rilevata ogni minuto) è stata di +5,5°, record assoluto. Così come lo scarso numero di gelate, appena 23 ad Arco. Solo 153 ore complessive sottozero: mai così poche. Nel mite 2013/14, perché umido, a differenza di questo, furono 186».
«A Trento l'ultimo inverno è stato di poco più fresco del mite 2013/14», dice invece Flavio Toni della zona sud della città.
«Ma è questione di decimi di grado. Appena 49 le gelate, con il 2013/14 è l'unico inverno sotto le 50 dal 1977". A Gardolo a gennaio sono stati ben 17 i giorni senza gelate, un altro nuovo record», conferma infine Danilo Mattedi, storico rilevatore (la sua serie ha oltre 50 anni) del sobborgo a nord del capoluogo.
Le previsioni per i prossimi giorni restano desolanti. L'unica speranza di piogge è riposta per sabato e domenica quando, secondo il servizio Meteotrentino agricoltura, «potrebbero cadere mediamente 5-10 millimetri di pioggia».
A seguire, nuovo episodio di vento forte lunedì, quando imperverserà il fohn asciugando quel poco eventualmente caduto. E per marzo i modelli non vedono null'altro.
Le speranze vanno quindi riposte in aprile e nella primavera incipiente: il riscaldamento solare talvolta favorisce le piogge cosiddette convettive; i temporali insomma. Perché le "vecchie" perturbazioni atlantiche sembrano davvero essere sparite da un paio d'anni.