Il caso di Chico Forti è tornato alla Camera con un’interrogazione di Angelo Bonelli
Sono 26 le interrogazioni e le mozioni parlamentari che sono state presentate in 14 anni per il trentino. Bonelli: «Abbiamo chiesto ai ministri quali siano, ad oggi, le motivazioni del mancato trasferimento e quali iniziative si stiano attuando per il trasferimento in patria»
INCONTRI Un capodanno speciale: la visita di Jo Squillo e Marco Mazzoli
SPERANZA Forti, lo zio: «Mio nipote in Italia? Sono di nuovo fiducioso»
LO STALLO Chico Forti, da 20 mesi nel limbo e lo zio è sempre più sconfortato: pratica ferma
IL RACCONTO Come passa le sue giornate nel "nuovo" carcere
TRENTO. La prima interrogazione è del marzo 2009 ed è firmata da Giacomo Santini. L'ultima è di venerdì 24 marzo e porta la firma di Angelo Bonelli. In tutto sono 26 le interrogazioni e le mozioni parlamentari che sono state presentate in 14 anni sul caso di Chico Forti.
Diverse le interrogazioni che portano la firma di deputati o senatori trentini ma ci sono anche due atti che sono stati proposti dall'attuale presidente del consiglio Giorgia Meloni. Si tratta di due mozioni presentate quando Fratelli d'Italia era all'opposizione: una del luglio del 2020 e una del giugno del mese successivo.
Quest'ultima (che risulta ancora "in corso") impegnava il governo «ad assumere, in ogni sede, le opportune iniziative di competenza volte a tutelare il connazionale Enrico Forti, affinché si pervenga all'immediato rimpatrio in Italia, per porre fine all'ulteriore abuso che si sta perpetrando nei suoi confronti, in questi mesi, non procedendo al trasferimento e aggravando fortemente il suo disagio, posto che è già vittima di una vicenda giudiziaria caratterizzata dalla negazione del diritto di difesa».
Un impegno che la famiglia di Chico sta chiedendo a gran voce a tutti i governi italiani da quando, nel 2000, il trentino è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio di Dale Pike. Omicidio di cui Chico si è sempre dichiarato estraneo, definendosi vittima di un errore giudiziario che dura da oltre 20 anni. Il colpo di scena (o sarebbe meglio dire, l'illusione per Chico e la sua famiglia) il 23 dicembre 2020, quando il ministro degli affari esteri Luigi Di Maio annuncia che il governatore della Florida Ron DeSantis ha accolto con riserva l'istanza di Chico Forti di avvalersi dei benefici previsti dalla Cedu, con la possibilità di essere trasferito e scontare la pena in Italia. Sembrava fosse questione di settimane, al massimo di mesi. Invece sono passati anni.
Ma non solo in Trentino ma anche in Italia sono tanti quelli che continuano a battersi per Chico. E lo dimostrano anche gli impegni dei parlamentari. L'ultimo in ordine di tempo è stato Angelo Bonelli co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra. «Abbiamo presentato un'interrogazione al Ministro degli Esteri Tajani e al ministro della Giustizia Nordio, sul caso di Chico Forti. Perché - spiega il parlamentare che vive a Rovereto - nonostante le rassicurazioni dell'ex ministra Cartabia fornite all'amministrazione statunitense e l'avvio della procedura di estradizione, ad oggi non si hanno più notizie ufficiali sullo stato del procedimento di trasferimento di Chico Forti, se non che si trova attualmente, come confermato dall'ambasciata italiana a Washington, in un penitenziario dal quale avverrebbe il trasferimento. Per tutte queste ragioni abbiamo chiesto ai ministri quali siano, ad oggi, le motivazioni del mancato trasferimento e quali iniziative si stiano attuando per rimuovere gli ostacoli politici o burocratici che stanno impedendo il trasferimento in patria del nostro connazionale e accelerare il suo rientro al prima possibile».
Il caso "Chico Forti" è di attualità anche in Senato dove un'interrogazione è stata presentata da Ivan Scalfarotto di (Azione-Italia Viva) per chiedere «quali azioni concrete i Ministri intendano porre in essere per mantenere alta l'attenzione sul caso e quali ulteriori interventi diplomatici siano programmati per ottenere al più presto il suo trasferimento in Italia».