Il processo / Il fatto

Accoltellò il vicino, 2 perizie: da valutare la capacità di intendere e volere dell’imputato

È successo tutto lo scorso anno a Madonna Bianca. La vittima, Alberto Fondriest, assistito dall'avvocato Alessandro Meregalli, ha presentato un conto di 100mila euro, per i danni. Oltre al tentato omicidio, l’imputato deve rispondere anche di rapina

I FATTI Paura a Madonna Bianca

MADONNA BIANCA. Dal vicino di casa, che vive alla torre 12 a Madonna Bianca, andava spesso, per fare due chiacchiere o per mangiare qualcosa in compagnia. Ma quella sera - l'8 settembre scorso - era scattato qualcosa in lui: forse per un piccolo prestito di denaro che gli era stato negato, ha preso un coltello e ha ferito l'uomo che lo stava ospitando.

La lama ha colpito la vittima al collo: 15 giorni di prognosi. Per la procura l'episodio si configura come un tentato omicidio. Nella prima udienza davanti al giudice Gianmarco Giua, la difesa ha chiesto che la posizione del proprio assistito sia rivista, alla luce di un approfondimento sulle condizioni psichiche. La vittima, Alberto Fondriest, assistito dall'avvocato Alessandro Meregalli, ha presentato un conto di 100mila euro, per i danni.

Sono stati nominati due periti: la primo per valutare se l'imputato, 32 anni, che era finito ai domiciliari presso il Servizio psichiatrico di Trento, sia capace di intendere e di volere e se abbia capacità di stare in giudizio; il secondo per accertare la effettiva entità delle lesioni.

L'udienza è stata rinviata. Il violento episodio, avvenuto in un contesto di fragilità, era stato raccontato così dalla vittima: «È entrato nel mio appartamento ma lo faceva spesso. È un vicino di casa e capitava che avesse voglia di fare due chiacchiere o di mangiare e io gli ho sempre aperto la mia porta. Ma voleva il mio bancomat, voleva i miei soldi e io ho detto no. A quel punto mi ha aggredito con il coltello, me lo ha puntato al collo, e mi ha preso a pugni e poi ha cercato di strangolarmi».

Per la procura si trattava di «atti idonei diretti in modo non equivoco a cagionare la morte»: l'imputato, come ricostruito, avrebbe tenuto bloccata la testa della vittima con una mano, mentre con l'altra colpiva alla gola con un coltello da cucina con lama lunga 19 centimetri, «non riuscendo nell'intento omicidiario per aver mancato di poco i vasi arteriosi presenti nella parte del collo oggetto della ferita penetrante».

Il 32enne, difeso dall'avvocata Lara Battisti, si era allontanato con le due tessere del bancomat e le chiavi di casa della vittima, ed era stato fermato poco dopo dalla polizia. Oltre al tentato omicidio deve rispondere anche di rapina.

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