Tragedia / Le reazioni

Il dramma di Pergine, l’assessora al sociale: «Rattrista molto e scuote le coscienze»

Il paradosso: da più di sei mesi nella stessa palazzina c’è l’emporio della Caritas, che offre sostegno alle famiglie in difficoltà. La volontaria Rosalba Pilato: «Mai abbiamo avuto a che fare con loro, né loro si sono rivolte a noi»

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di Luigi Oss Papot

PERGINE VALSUGANA. Una tragedia di solitudine, di profondo disagio, una ferita che, per Pergine, si pensava impossibile. Filomena Antonacci e Franca Bernabè, madre e figlia, sono morte sole nel loro appartamento nel condominio di via Petrarca: a far scoprire il dramma che si è consumato in quel nucleo familiare è stato solo il cattivo odore che, dopo giorni, fuoriusciva anche sul giroscale comune. Non una persona, un familiare, un amico che si sia preoccupato per l'assenza di quelle due donne.

Per un crudele quanto incredibile sberleffo del destino, al piano terra della palazzina sorge ormai da più di 6 mesi l'emporio solidale della Caritas perginese, un luogo in cui le persone bisognose e segnalate dai servizi sociali possono recarsi per i beni di prima necessità, alimenti e prodotti per la casa, oltre che capi d'abbigliamento. Un luogo deputato proprio per persone che vivono esistenze difficili, ma che non è mai stato varcato dalle due donne (ed oggi, in tutti i supermercati di Pergine, i giovani saranno attivi per "Con le mani in pasta", per raccogliere alimenti da destinare alla Caritas). Pare infatti che, pur essendo un caso di disagio noto, il nucleo composto da Antonacci e Bernabè non abbia mai accettato di essere aiutato a dovere.

La conferma arriva proprio dalla Caritas perginese: «Abbiamo avuto una riunione proprio nei giorni scorsi - spiega Rosalba Pilato, una componente del gruppo di volontari di Pergine - per analizzare i vari casi di cui siamo a conoscenza, ma in tutti questi non abbiamo mai avuto a che fare con loro, né tantomeno loro si sono rivolte a noi per chiedere aiuto. È una tragedia terribile, che sembra impossibile per la città di Pergine, che non è avvenuta in una periferia degradata, ma purtroppo non siamo un'isola felice».

A confermare che Antonacci e Bernabè erano ormai isolate c'è anche l'assessora alle politiche sociali di Pergine, Elisa Bortolamedi: «Da quando sono assessore non ho mai sentito di questa famiglia, non è mai emerso questo caso. È una tragedia che scuote le coscienze e che rattrista molto». Ad avere invece un ricordo delle due donne è la vicesindaca di Pergine, Daniela Casagrande, che nelle passate consiliature ha ricoperto anche il ruolo di assessore al sociale: «La famiglia Bernabè-Antonacci è stata segnata dal disagio da anni. Ricordo Filomena come una bella e distinta donna, che ormai da circa sessant'anni, da quando si era sposata, dal sud si era trasferita qui. Da qualche anno però non si vedeva più in giro».

Anche secondo Casagrande, questa tragedia lascia una ferita nel tessuto sociale perginese: «Sono diversi i casi difficili sul territorio, dei drammi che a volte non si lasciano avvicinare e che saremmo portati a pensare non possano toccare la nostra città o provincia. In realtà non è così, è un errore pensare che non ci riguardino, anche se non avvengono in quartieri segnati dal disagio, o in case isolate, perché questa tragedia è avvenuta in un condominio in città».

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