Stanze in affitto a peso d'oro a Trento, il grido indignato degli studenti
I prezzi in città per una singola ormai partono da 450 euro e possono superare di parecchio i 500; per una doppia minimo 350 euro al mese: rispetto a soli sei-sette anni fa i costi sono pressoché raddoppiati. L'allarme di Udu (Unione degli universitari): gli studentati attuali e previsti in futuro non bastano, serve investire sull'edilizia e favorire il canone concordato
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TRENTO. Gli spazi non ci sono. E se ci sono, costano davvero troppo. È un vero e proprio allarme quello lanciato dagli studenti universitari fuori sede che attualmente vivono e studiano nella nostra provincia.
Complessivamente, stiamo parlando del 60% del totale dei laureandi, ovvero poco meno di 10 mila studenti su 16.500 che ogni giorno affrontano le lezioni a Trento e dintorni.
Il presidio che giovedì mattina Udu (l'Unione degli universitari) ha organizzato sotto al palazzo della Regione - accompagnata dalla rappresentanza di Fillea Cgil e Feneauil - è servito proprio a denunciare una situazione che oramai è diventata preoccupante e, spiegano i membri dell'associazione, insostenibile sotto tutti i punti di vista.
«Soprattutto post-Covid, ci ritroviamo in uno scenario in cui molte stanze singole sono state convertite in doppie e sono stati favoriti moltissimo gli affitti brevi - ha spiegato Luca Pistore, coordinatore di Udu. - Questo ha comportato un aumento esponenziale degli affitti stessi e la difficoltà degli studenti nel trovare una sistemazione. Ci sono pochi spazi e quelli disponibili costano tantissimo. Inoltre, c'è un sotto-finanziamento da parte della Provincia agli enti del diritto allo studio: sono colpe non da poco, perché quest'ultima non ha ancora adeguato i finanziamenti all'inflazione. Bisognerebbe garantire più diritti a chi studia in questa città».
Le tematiche emerse quindi sono diverse, con problemi anche diametralmente opposti rispetto al periodo della pandemia. Prima di tutto, nel culmine dell'emergenza sanitaria le stanze doppie sono state di fatto convertite in singole per ovvi problemi di distanziamento sociale, mentre ora sembra essersi innescata la dinamica opposta: la riconversione in stanze "a due posti" è in aumento, e questo è un primo elemento. Ed è in notevole espansione, ha sottolineato Pistore, anche la conversione di molti contratti verso quelli di alloggio turistico.
Ma il tema veramente "caldo" è quello del costo degli affitti: le doppie infatti, considerando sempre le differenze di prezzi tra centro città e periferia, variano tra i 350 euro di affitto mensile ed i 450 euro; sono però le singole a lasciare sbalorditi, visto che la spesa parte proprio da 450 euro e può superare di parecchio anche i 500 euro. Di quanto rincaro stiamo parlando? Basta dare un'occhiata ai dati del 2016, quando il nostro giornale titolava "La stanza costa da 250 a 315 euro, dipende dalla zona".
All'epoca i prezzi maggiori erano quelli registrati a Povo, con un picco di poco meno di 320 euro. Quelle di oggi invece sono cifre decisamente fuori mercato per studenti che, nella maggior parte dei casi, si trovano in città semplicemente per studiare e per determinati periodi dell'anno. Ed è veramente incredibile pensare che un simile costo possa riferirsi esclusivamente ad una stanza - ovviamente escluse le spese per le utenze - quando, visitando qualche sito di agenzie immobiliari, ecco comparire l'annuncio di un bilocale di 45 metri quadri in via Mazzini a 500 euro al mese oppure uno in via Maccani di 60 metri quadri a 530 euro.
Gli studentati che dovrebbero essere realizzati a breve potrebbero risolvere i problemi? «Purtroppo no - ha concluso Pistore - perché la popolazione studentesca sta crescendo sempre di più. E se consideriamo l'apertura della sede di Medicina, i numeri aumenteranno ancora. Serve investire sull'edilizia e favorire il canone concordato. L'aumento dei prezzi è evidente, occorre una calmierazione e un incontro con gli affittuari per capire le esigenze: c'è chi specula sugli affitti degli studenti, è abbastanza chiaro».