Provinciali 2023, Francesco Valduga dopo l'investitura del centrosinistra: «Adesso io ci sono per vincere»
Il sindaco di Rovereto spiega le proprie intenzioni in vista dell'appuntamento elettorale del prossimo autunno: «Non so se Fugatti parte in vantaggio. Un presidente uscente ha una visibilità sul territorio, ma questo può essere croce e delizia, perché c’è chi l’ha apprezzato e chi meno»
LA SCELTA Dopo molte discussioni, il centrosinistra converge su Valduga
TRENTO. «Voglio immaginare che questo territorio ancora una volta saprà esprimere la sua originalità. Anche alle ultime elezioni politiche l’Alleanza democratica autonomista ha segnato un’inversione di tendenza in Trentino, con l’elezione di Pietro Patton, mentre Donatella Conzatti è rimasta fuori per un soffio. Vincere si può e io ci sono per vincere, non per partecipare e basta».
Francesco Valduga, sindaco di Rovereto, all’indomani dell’investitura ricevuta dall’Alleanza democratica autonomista al completo (Terzo polo compreso) come candidato presidente alle elezioni del 22 ottobre, sottolinea di aver dato la sua disponibilità, convinto della necessità di offrire un’alternativa al centrodestra, che oggi è alla guida della Provincia; un’alternativa, che fino a venerdì sera sembrava destinata a naufragare nelle liti interne ai partiti della coalizione.
Sindaco Valduga, ma quella telefonata di giovedì al Terzo polo e ai Verdi, che ha sbloccato la situazione, non poteva farla prima? Ci saremmo risparmiati questi tira e molla, non pensa?
Io avevo dato la mia disponibilità, ma nella consapevolezza che non dovevo essere il candidato a tutti i costi, perché concepisco la politica come servizio: se serve bene, se no concludo il mio mandato amministrativo e torno al mio mestiere. Nel momento in cui si stanno valutando profili e c’è chi ne propone degli altri, legittimamente, io non è che posso andare a telefonare, perché sembra voler rincorrere il consenso. Quando, però, la maggioranza delle forze politiche mi ha comunicato che avrebbe chiuso, comunque, sul mio nome, allora mi sono sentito legittimato a mettere in atto le azioni di mediazione e confronto necessarie, in particolare con il Terzo polo, che aveva sempre detto di non sentirsi parte organica della coalizione.
Come ha fatto a convincerli?
Con il Terzo polo, ma anche con Europa Verde e Sinistra italiana, abbiamo chiarito alcuni punti e parlato di aspetti programmatici, come grandi opere e bypass, perimetro dell’alleanza, chiusura del ciclo dei rifiuti, ambiente, sanità, scuola, confermando che c’è una visione omogenea sui grandi temi, con reciproca soddisfazione e quindi si può fare un percorso assieme.
Ha rassicurato il Terzo polo sul fatto che non aprirà la coalizione ai 5 Stelle o è una questione da approfondire?
È sempre brutto generalizzare, perché ci sono tempi e persone diverse, ma io avevo già detto al congresso di Campobase che intendo costruire un perimetro di coalizione privilegiando il rapporto con le forze che storicamente e attualmente hanno dimostrato l’attitudine al governo. Non voglio essere offensivo, ma sul nostro territorio ho la sensazione che i 5 Stelle siano più orientati al soffio sull’antipolitica che alla fatica della mediazione e del governo. Comunque, va detto che l’Alleanza rispetto alle ultime politiche si è già arricchita del contributo di Futura e di Casa Autonomia.
A proposito di autonomisti, il segretario del Patt, Simone Marchiori, ha detto che l’indicazione del suo nome come candidato presidente arriva fuori tempo massimo: andava decisa tre mesi fa. Intanto loro hanno scelto Fugatti. Avrebbe potuto convincere il Patt come il Terzo polo?
Le alleanze si fanno sulla base di visioni comuni e rapporti tra persone. Si era iniziato a costruire un percorso insieme alle amministrative e si poteva continuare. Dire a sette mesi dalle elezioni che siamo arrivati fuori tempo massimo, mi sembra solo un alibi per quello che avevano già in testa di scegliere, legittimamente; l’importante è che ognuno si assuma le sue responsabilità e non le attribuisca ad altri. Comunque il Dna autonomista non è solo prerogativa del Patt, da quella storia ci sono tanti altri autonomisti che faranno scelte diverse. È questione di valori e progetti.
Ora c’è la coalizione e c’è il candidato presidente, ma resta il fatto che il governatore Fugatti, se sarà confermato leader del centrodestra, parte in vantaggio. Su cosa pensa di marcare la differenza?
Non so se parte in vantaggio. Un presidente uscente ha una visibilità sul territorio, ma questo può essere croce e delizia, perché c’è chi l’ha apprezzato e chi meno. Dopodiché noi non è che non siamo esistiti in questi cinque anni. Il territorio lo si presidia anche dagli enti locali e in tante maniere. Il tempo che abbiamo di fronte permette di affinare la proposta di governo per il Trentino ed è anche sufficiente per approfondire il rapporto con le persone, le associazioni, le categorie, perché la politica è un fatto di popolo e comunità. La possibilità di costruire una classe dirigente adeguata, con competenze, c’è, e certo noi ci candidiamo per vincere non per partecipare e basta.
In campagna elettorale questa volta utilizzerà anche i social?
Io privilegio il rapporto diretto con le persone, ma utilizzeremo anche l’opportunità offerta dai social.
Ma voi vi considerate alternativi al centrodestra in cosa concretamente?
Noi partiamo dalla logica di unire, proponiamo un progetto di comunità e non di parcellizzazione del territorio. Riteniamo ci sia la necessità di unire città e valli, trentini e non trentini, appiattire le disuguaglianze, affrontare i temi della sostenibilità e un grande investimento su scuola, sanità e innovazione tecnologica.
Il Pd ha rinunciato a proporre un suo nome puntando su di lei. Si è diviso al congresso per questo. Ne è consapevole?
Il congresso non è stato fatto per dire sì o no a me. Comunque sono assolutamente consapevole e ringrazio il Pd per la fiducia che mi responsabilizza ulteriormente. Ho buoni rapporti anche con molti candidati della minoranza, Betta compreso, e mi auguro che alla fine non abbiano difficoltà a convergere.
A Rovereto il prossimo candidato sindaco della coalizione sarà la sua vice Giulia Robol del Pd?
Lei sarà reggente fino a maggio 2024. Poi deciderà la maggioranza a Rovereto. Una cosa alla volta.
Il sindaco di Pergine, Roberto Oss Emer, che è stato tra i suoi più convinti sostenitori, sarà al suo fianco candidandosi alle Provinciali?
Io me lo auguro, ma sono i miei auspici, non posso spendere parole per lui. So comunque che c’è il suo sostegno, in quale ruolo sarà lui a deciderlo.
Non teme che in campagna elettorale verrà usata contro di lei la condanna in primo grado da parte della Corte dei conti sulla nomina del direttore generale del Comune di Rovereto?
Io rispetto le sentenze, ma credo si debba rispettare anche il fatto che non sono definitive fino al terzo grado di giudizio. Noi abbiamo fatto appello e siamo fiduciosi nel giudizio della magistratura contabile, convinti della correttezza della procedura amministrativa messa in campo.