I soccorritori trentini in Emilia Romagna, a Lugo e dintorni nelle case a portare generi di prima necessità
Oggi, 19 maggio, è arrivato anche il presidente Fugatti: "Abbiamo portato in sicurezza più di cento persone con gli elicotteri e oltre seicento con i gommoni della nostra Protezione civile". Domani di nuovo allerta rossa, mentre aumenta il numero delle vittime: sono 14 e si teme possa crescere ancora. In pianura ci sono ancora vaste aree sott'acqua (15 mila gli sfollati), mentre le frane stanno mettendo in ginocchio l'Appennino
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TRENTO. Prosegue l'impegno trentino in aiuto delle popolazioni colpite dall'alluvione in Emilia-Romagna.
Dopo la prima, drammatica fase di intervento diretto per portare in salvo le persone, al momento si tratta prevalentemente di dare supporto ai cittadini che si trovano nelle case, sostanzialmente isolati, con l'acqua che resta ancora parecchio alta al pian terreno e negli scantinati.
Oggi, 19 maggio, anche il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, è arrivato per una visita al personale della missione trentina.
Siamo in particolare nella zona di Lugo, dove il personale trentino è stato impegnato, fra l'altro, nella distribuzione di acqua e pasti utilizzando mezzi anfibi della Protezione civile.
"Qui - ha detto Fugatti - la Protezione civile del trentino ha il compito di seguire le criticità di Lugo e altri otto comuni. Nei giorni scorsi siamo intervenuti nelle situazioni più critiche: abbiamo portato in sicurezza più di cento persone con gli elicotteri e oltre seicento con i gommoni.
Ora il nostro lavoro cambia: si tratta di fornire i generi di prima necessità e i servizi necessari alle popolazioni di un'area pesantemente colpita, dove in vari casi manca ancora l'elettricità, ci sono difficoltà a reperire gli alimenti perché i negozi sono chiusi.
Poi, quando l'acqua sarà defluita, si tratterà di mettere in sicurezza l'intera area e di cominciare l'opera di pulizia delle strutture e degli impianti che hanno subito danni", ha aggiunto Fugatti.
Per le squadre di intervento trentine sono stati programmati avvicendamenti, oggi parte del personale è rientrato e domattina sarà sostituito da altri operatori.
La cronaca generale della situazione in Emilia-Romagna, oggi, parte dal dato negativo del ritorno della pioggia in un territorio già duramente colpito dal maltempo nei giorni scorsi.
L'emergenza non si ferma: ci sono ancora vaste aree sott'acqua, le frane stanno mettendo in ginocchio l'Appennino e per domani è confermata l'allerta rossa.
Le precipitazioni potrebbero infatti far di nuovo innalzare il livello dei fiumi.
Non solo: il passaggio delle piene dei fiumi ha ingrossato il fitto reticolo di canali agricoli che continuano ad esondare come in un effetto domino tanto che l'acqua ha allagato una parte consistente della periferia di Ravenna.
E si aggrava il bilancio delle vittime. Questa mattina a Faenza la Polizia ha recuperato il corpo di un anziano: il conto complessivo dei morti sale a 14 e si teme che possa crescere ancora.
È salito invece a oltre 15.000 il numero delle persone che hanno dovuto lasciare la propria casa.
Gli interventi di assistenza alla popolazione proseguono 24 ore su 24 e sono 8.000 i cittadini che hanno già trovato accoglienza in albergo e nelle strutture allestite dai Comuni in palestre, palazzetti dello sport e scuole. Si prova anche a correre ai ripari con operazioni idrauliche mai fatte prima: è in corso una manovra per provare a invertire le acque del Cer, il Canale emiliano-romagnolo, ovvero l'albero maestro del reticolo dell'irrigazione, per portarle nel Po.
A Ravenna è stato costruito un argine di terra per provare a limitare le inondazioni. Mentre l'acqua si ritira lentamente da alcune delle zone allagate nei giorni scorsi - dove centinaia di soccorritori, volontari e semplici cittadini continuano a spalare e a pulire senza sosta - sotto stress, in particolare, c'è adesso la Bassa Romagna: in un'area di circa 100 chilometri quadrati che all'80-90% è alluvionato, abitano circa 100mila persone che sono alle prese con un grosso problema legato all'approvvigionamento di cibo e acqua. A partire da Sant'Agata sul Santerno, forse il comune più colpito dall'alluvione.
Ma in crisi è anche l'Appennino: Casola Valsenio, ad esempio, è martoriato dalle frane e praticamente tagliato fuori dal resto del mondo.
Stesso problema a Modigliana dove i movimenti franosi che preoccupano non si contano più. O a Mercato Saraceno dove il dissesto geologico ha praticamente cambiato la geografia del paese. Ci sono più o meno 300 frane e 500 strade chiuse, rimangono blackout elettrici e interruzioni alle linee telefoniche che complicano ulteriormente i soccorsi.
Martedì, intanto, è fissato il Consiglio dei ministri che dovrà decretare lo stato di calamità. Il capo della protezione civile Fabrizio Curcio a Bologna ha incontrato le istituzioni per l'istruttoria del provvedimento. A Hiroshima, la premier Giorgia Meloni ha mostrato ai leader del G7 le immagini dell'alluvione.
Sempre martedì è in programma un incontro della Regione e delle parti sociali con l'esecutivo per affrontare le questioni più urgenti.
"Con il governo - dice il presidente della Regione Stefano Bonaccini - lavoriamo come un sol uomo, perché fra istituzioni e giusto fare così". In attesa dei fondi per i rimborsi a chi ha subito danni, un po' di sollievo arriverà dalla decisione dell'Arera (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) di sospendere il pagamento di bollette e avvisi di pagamento di acqua, rifiuti luce e gas a favore delle popolazioni colpite dagli eccezionali eventi meteorologici. La delibera riguarda tutte le utenze nei Comuni danneggiati dagli eventi calamitosi dal primo di maggio, con i peggioramenti degli ultimi giorni.
La procura di Ravenna ha aperto un fascicolo sui morti per l'alluvione. In un caso si procede per omicidio colposo contro ignoti in quanto alcuni vicini hanno segnalato di avere invano richiesto aiuto perché preoccupati per la sorte di un uomo che poi è morto.