Maltempo, l'emergenza continua: la Protezione civile trentina rende accessibili cinquanta abitazioni a Lugo
Piove ancora e l'alluvione si sposta verso est: dopo aver messo in ginocchio Forlì, Cesena e Faenza, oggi ha colpito pesantemente nel Ravennate. Un centinaio i comuni interessati, oltre 36 mila gli sfollati, più di 500 strade interrotte e circa trecento frane. Nelle zone dove l'acqua comincia a calare, si continua a spalare fango e a cercare di salvare il salvabile
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TRENTO. In una manciata di ore, le pompe idrovore della Protezione civile trentina hanno liberato dall'acqua le vie e gli accessi a una cinquantina di abitazioni a Lugo, la città romagnola che conta 400 sfollati e centinaia di persone bloccate in casa dall'alluvione.
Frattanto, sul terreno in molte zone della regione la situazione resta pesantissima, con le piogge incessanti, vaste aree sott'acqua e le continue frane che stanno mettendo in ginocchio l'Appennino.
Sale a più di 36 mila il numero delle persone che hanno dovuto lasciare la propria casa, la maggior parte nel Ravennate. Un elicottero che stava controllando le linee elettriche per l'Enel è precipitato, quattro i feriti, di cui due in gravi condizioni. La premier Meloni intanto anticipa il rientro in Italia dal G7 in corso a Hiroshima e domani visiterà le zone alluvionate: "Martedì - dice - i provvedimenti per le zone colpite, le risorse si trovano".
Le idrovore trentine stanno anche ripulendo le zone interrate - adibite a magazzini, dispense e celle frigo - della Casa della carità San Francesco d'Assisi, la comunità alloggio di Lugo che ospita persone anziane e fragili.
Nel corso della notte e della mattinata, l'acqua che ieri superava il metro di altezza è iniziata a defluire, facilitando le operazioni.
Intanto, i sottoservizi hanno ripreso a funzionare in ampie zone del comune.
La Colonna mobile di circa 40 operatori, coordinata dal Servizio prevenzione rischi e Cue della Provincia (che può contare anche su un'importante squadra di operai) è ora tutta concentrata qui.
È composta anche da vigili del fuoco volontari di Fassa e Vallagarina, dalla Croce rossa e dai Nuvola. C'è un avvicendamento del personale.
"La squadra - comunicano oggi in Fb i vigili del fuoco volontari di Rovereto - partita per l'emergenza in Emilia Romagna è tornata ieri in serata dopo tre giorni di lavoro ininterrotto. I nostri vigili, insieme ai vigili del fuoco Avio e di altre zone del Trentino, intervenuti con personale formato per soccorso in ambiente alluvionale, hanno operato nelle zone di Cesena e nel Ravennate, e grazie ai gommoni da rafting e all'imbarcazione a chiglia piatta dell'Unione distrettuale della Vallagarina, hanno portato in salvo diverse persone bloccate nelle loro abitazioni".
Prosegue intanto la distribuzione dei beni di prima necessità alle persone isolate negli appartamenti ai piani superiori: grazie all'ausilio del mezzo anfibio in dotazione alla Protezione civile, oggi, 20 maggio, sono stati serviti 20 nuclei familiari.
Si sono concluse infine le attività dei tecnici del Servizio prevenzione rischi e Cue per migliorare le comunicazioni in loco tra le squadre operative sul territorio, attraverso l'installazione di un ponte radio.
Negli spazi della Scuola di polizia di Cesena sta invece operando una squadra di dieci uomini del Corpo permanente dei vigili del fuoco di Trento - affiancata dai pompieri di Ferrara - entrambi coordinati dal comando di Forlì-Cesena.
La struttura del Centro addestramento della polizia di Stato è stata infatti invasa dall'acqua, che oltre al quadro permanente ospitava più di 300 allievi agenti, pronti al giuramento a metà giugno, evacuati nei giorni scorsi dagli operatori locali. I veicoli della polizia, portati all'esterno della struttura, sono rimasti comunque sommersi.
Vista dall'alto l'Emilia-Romagna "sembra bombardata".
Irene Priolo, vicepresidente della Regione con delega alla protezione civile che da giorni coordina i soccorsi, usa questa immagine per provare a descrivere quello che è accaduto.
I numeri sono spaventosi: circa cento i Comuni coinvolti, il triplo rispetto al terremoto del 2012; come detto, oltre 36mila persone costrette a lasciare la propria casa e trovare alloggio o da amici e parenti o nei centri d'accoglienza.
Le strade chiuse sono circa 500, mentre sono 305 le frane censite.
Gli allagamenti sono diventati quasi impossibili da contare. Praticamente tutta l'area che va da Bologna al mare è stata colpita: metà, quella in pianura, e finita sott'acqua, l'altra metà, quella in collina e montagna, è funestata dalle frane. L'allerta rossa rimane attiva anche per domani: dovrebbe essere l'ultimo giorno di pioggia e dal pomeriggio è atteso il sole.
Le piene dei fiumi sono in esaurimento, ma rimane altissimo il rischio di frane.
L'alluvione infatti, si è spostata verso est: dopo aver messo in ginocchio Forlì, Cesena e Faenza, la criticità si è spostata a Ravenna. Qui non ci sono state esondazioni di fiumi importanti, ma tutta l'acqua caduta sul terreno e che ha ingrossato i fiumi è defluita verso il mare, andando peraltro a far gonfiare la fitta rete di canali che in molti casi non hanno retto.
Ravenna è stata interessata da una specie di tsunami al contrario e al rallentatore che ha allagato una larga fetta della periferia della città e del vastissimo territorio comunale.
Per ore si è temuto che l'acqua invadesse il centro della città: sarebbe stato un disastro incalcolabile, sia perché è la zona più densamente abitata, sia perché custodisce i capolavori dell'arte bizantina patrimonio Unesco. Il pericolo sembra, al momento, scongiurato: grazie agli argini costruiti anche sulle strade ma grazie soprattutto ad alcune opere idrauliche costruite nel corso dei secoli. Primo fra tutti il Cavo napoleonico, un canale progettato a inizio '800 e costruito negli anni Cinquanta che ha portato una grandissima quantità d'acqua dal Reno (i cui affluenti sono quasi tutti esondati) nel Po in secca da mesi.
Il Canale Emiliano-Romagnolo, costruito per portare acqua ai campi è stato fatto andare all'incontrario, per portarla via.
L'attenzione, in ogni caso, resta altissima perché il pericolo non è ancora scampato. Come resta altissima in buona parte della provincia, a Lavezzola ad esempio, paese che è stato evacuato per timore di un nuovo allagamento, o in alcuni paesi dell'Appennino che, da giorni, sono di fatto tagliati fuori dal resto del mondo. Anche se, con i soccorsi ancora attivi, il bilancio delle vittime non può dirsi definitivo, non sono stati trovati altri corpi.
Il conto dei morti rimane dunque fermo a 14. E nella tarda mattinata si è sfiorata una nuova tragedia: un elicottero privato che volava per conto dell'Enel per cercare di risolvere la situazione delle migliaia di persone che sono ancora senza corrente elettrica e che stava tentando un atterraggio di emergenza, è caduto a Belricetto di Lugo, in provincia di Ravenna. Si è temuto il peggio, ma non ci sono state vittime: quattro persone sono rimaste ferite, portate via in eliambulanza.
Nelle zone dove l'acqua si comincia a ritirare si continua a spalare fango e a cercare di salvare quello che si può salvare. Spesso sotto la pioggia, sperando che, a partire da domani, lo si possa fare almeno sotto il sole. Tantissimi i volontari, soprattutto giovani e giovanissimi, che si sono autonomamente diretti verso le città e i paesi che sono finiti sott'acqua. Sono loro il simbolo di speranza di città e paesi che vogliono ritornare alla normalità e ripartire.