Dolomiti Pride, Azione universitaria critica l'Ateneo: "È un evento politico"
L’associazione studentesca di destra si oppone al patrocinio offerto dall'Università di Trento all'evento che celebra l'orgoglio delle persone Lgbt: “Durante i Pride sono state fatte sfilare immagini che offendono il sentimento religioso e le sensibilità diverse da quelle degli organizzatori. Invitiamo l'Università a riconsiderare il patrocinio”
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TRENTO. Azione Universitaria, l'associazione studentesca di destra, si oppone al patrocinio offerto dall'Università di Trento al Dolomiti Pride, l'evento che celebra l'orgoglio delle persone LGBT. In un comunicato si legge: "Durante i Pride sono state fatte sfilare immagini che offendono il sentimento religioso e le sensibilità diverse da quelle degli organizzatori. Invitiamo l'Università a riconsiderare il patrocinio altrimenti si assumerebbe la responsabilità di quanto dovesse accadere nel corso della manifestazione".
Ne abbiamo parlato con Giulia Clara Balestrieri, rappresentante degli studenti per Azione Universitaria nel Consiglio della Facoltà di Giurisprudenza, che precisa: "Sosteniamo i diritti di tutti. Ma l'approccio del Pride è un approccio politico, esclude le persone che vorrebbero partecipare ma non si riconoscono in quelle estremizzazioni".
"L'Università patrocina il Dolomiti Pride come manifestazione culturale. Se poi nel corteo alcune persone manifestano in modo sfrenato o urticante, in che modo è responsabilità dell'Ateneo? Infatti riteniamo che il Pride non sia una manifestazione meramente culturale, ma politica, in quanto è organizzata da Arcigay, Cgil e associazioni di sinistra. Esclude chi non aderisce a quei valori.Perché non provate a de-politicizzare il Pride sostenendolo? Ci sono persone gay di destra o religiose. Anche loro chiedono visibilità. Ci abbiamo provato, ma non abbiamo mai ricevuto risposta.
L'Università, nel momento in cui si discuteva del patrocinio, avrebbe dovuto aprire un tavolo con tutte le associazioni studentesche, ma noi siamo stati esclusi e non è la prima volta che succede. Ci sono ragazzi che si rivolgono a noi dispiaciuti di non poter partecipare perché non condividono quell'impostazione così estremizzata. Noi non etichettiamo le persone come omosessuale o eterosessuale, tuteliamo l'individuo. Ma l'individuo inevitabilmente è anche espressione di sé. Il fatto che ci si possa esprimere anche in maniera molto provocatoria è vitale in una democrazia liberale.
Sono d'accordo fin tanto che non si offendono le sensibilità degli altri e il sentimento religioso è spesso oggettivamente offeso nei Pride. Sosteniamo i diritti di tutti, ma i diritti vanno affermati nel rispetto degli altri, altrimenti si fa discriminazione, quella discriminazione che gli organizzatori del Pride affermano di voler combattere".