Banca d’Italia: “L’economia trentina continua a crescere”. I sindacati: bene, ma le famiglie riducono redditi e risparmi
Cgil, Cisl e Uil: “In questa situazione è evidente che la Provincia non differenziando le misure di sostegno né indicizzando all’inflazione l’assegno unico non ha sostenuto le famiglie più in difficoltà. Quindi i soldi che sono stati spesi, peraltro meno di quelli stanziati, sono stati spesi in modo inefficace”
PUNTO D'INCONTRO Boom di pasti serviti
DATI In 15 anni triplicate le persone in povertà assoluta
TRENTO. L’economia trentina cresce meno, ma continua a crescere. Il 2022 si chiuderà con un aumento del Pil intorno al 4%, superiore alla media nazionale, recuperando e superando i livelli di ricchezza del 2019 (pre-pandemia). A questo risultato contribuiscono tutti i settori produttivi che vedono incrementare i fatturati sia nominali (al lordo dell’inflazione) sia reali, ed in particolare il turismo. Una dinamica che Cgil, Cisl e Uil giudicano positiva, commentando il quadro che emerge dal Rapporto sull’economia del Trentino Alto Adige presentato oggi, martedì 13 giugno.
“Meno rassicuranti – si legge in un comunicato dei sindacati – i dati sui redditi delle famiglie. In un contesto economico positivo, segnato anche dalla crescita dell’occupazione, le famiglie non hanno ricadute in termini di maggiore capacità di spesa. Al contrario i nuclei familiari hanno visto azzerare la loro capacità di risparmio. Su questa dinamica ha inciso chiaramente l’inflazione, che ha pesato e continua a pesare anche nel primo mesi di quest'anno in modo più marcato sui redditi bassi e medi”.
“Sul fronte delle imprese l’analisi della Banca d’Italia conferma che le aziende, soprattutto quelle di maggiori dimensioni, hanno fatto fronte all’aumento dei costi energetici e delle materie prime rivedendo al rialzo i propri listini. Questo ha permesso di vedere crescere il fatturato nominale e reale in Trentino. Meno positivo il quadro sulle famiglie. L’aumento dell’occupazione non si è tradotta in una maggiore ricchezza a causa dell’inflazione che ha eroso il potere d’acquisto, anche a fronte di un reddito disponibile nominalmente più alto”.
Anche Banca d’Italia conferma che a soffrire di più per il caro prezzi sono stati i nuclei con redditi bassi e medi, con un differenziale che a dicembre 2022 ha toccato 6,5 punti percentuali e che amarzo di quest’anno, si attestava ancora sopra i 3 punti percentuali.
“In questa situazione è evidente – spiegano i sindacati – che la Provincia non differenziando le misure di sostegno né indicizzando all’inflazione l’assegno unico non ha sostenuto le famiglie più in difficoltà. Quindi i soldi che sono stati spesi, peraltro meno di quelli stanziati, sono stati spesi in modo inefficace”.
Altro indicatore delle difficoltà delle famiglie è stata la contrazione del risparmio, che nell’ultimo anno si è quasi azzerato per fare fronte alle spese quotidiane e all’incremento dei mutui, almeno per quanti hanno un tasso variabile.
Infine il Rapporto dedica per la prima volta un approfondimento al cambiamento climatico e all’impatto sull’economia. Dall’analisi emerge come i comparti maggiormente a rischio per il Trentino siano l’agricoltura, esposta agli effetti di siccità e disastri climatici, e il turismo, in particolare quello invernale. La transizione ecologica avrà un impatto anche nel comparto industriale, ed in particolare nei settori più emissivi.
“L’emergenza climatica impone di assumere subito delle scelte anche sul piano produttivo. Gli incentivi pubblici alle imprese dovrebbero essere orientati anche in questa direzione in modo sempre più selettivo per favorire una transizione equa, anche in termini di impatto sull’occupazione."