Giovanni Angelini, proprietario di un'ala delle Fornaci: «Il Comune di Trento mi ha abbandonato»
La sua casa sorge sopra al punto di imbocco delle gallerie, a mezza collina e una parte delle sue pertinenze, bosco e giardino, gli verranno occupate per esigenze di cantiere. Ma questo è solo un fronte, l'altro, il principale, è più in basso: l'intera ala sud delle Fornaci, decine di appartamenti dati in affitto, è di sua proprietà. Un investimento e un capitale che vede in serio pericolo
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TRENTO. «Sono molto preoccupato per quello che potrà succedere quando i treni merci passeranno a trenta metri dall'edificio». Giovanni Angelini è un uomo al fronte. La sua casa sorge sopra al punto di imbocco delle gallerie, a mezza collina e una parte delle sue pertinenze, bosco e giardino, gli verranno occupate per esigenze di cantiere. Ma questo è solo un fronte, l'altro, il principale, è più in basso: l'intera ala sud delle Fornaci, decine di appartamenti dati in affitto, è di sua proprietà. Un investimento e un capitale che vede in serio pericolo. Le gallerie passeranno infatti pochi metri sottoterra a 30, massimo 40 metri di distanza a sud dell'edificio, il primo a non essere destinato all'abbattimento.
Angelini teme legittimamente per il suo patrimonio ed è un timore giustificato anche dalle sue conoscenze professionali. «Sono un ingegnere meccanico - spiega - specializzato in mobilità e trasporti». Le ferrovie insomma le conosce bene. «Quella che sta andando a fare è alta capacità - ricorda - non una pista ciclabile. Mi preoccupa la vicinanza dei lavori ma mi preoccupa anche di più quello che succederà dopo. Li passeranno treni merci lunghi e pesanti, che quando aprirà il tunnel di base diventeranno ancora più lunghi non dovendo affrontare le salite dell'attuale passo. Certamente l'immobile subirà una svalutazione, è inevitabile».
L'ingegnere da anni ormai, da quandosi sono alzati i veli sul progetto, si batte per difendere le sue proprietà e chiede che gli venga riconosciuto quantomeno un congruo risarcimento. Inutilmente. «Con Rfi – sostiene - è impossibile dialogare. Hanno un approccio aggressivo e mandano sempre avanti l'ufficio legale con cui non si può ragionare». Ma ne ha anche per il Comune: «Mi avevano assicurato che ai colloqui ci sarebbe stato sempre qualcuno presente per mediare invece negli ultimi tempi mi sono sentito abbandonato».Una possibile tutela della sua proprietà è rappresentata dal sistema di monitoraggio allestito su tutti gli edifici del circondario, in qualche modo interessati dall'opera. Anche, o forse soprattutto, l'ala sud delle Fornaci è stata disseminata di sensori che tengono monitorata la situazione, fotografando la situazione ante cantiere per poi valutare le differenze e le eventuali vibrazioni in corso d'opera e poi anche successivamente, al passaggio dei treni.
«Ma se penso che oggi sento distintamente i treni da casa mia, anche se sono a centinaia di metri di distanza, non oso pensare cosa succederà si miei inquilini quando passeranno a 30 metri». Che è vero che sottoterra non è la stessa cosa, ma comunque a pensarci un po' di impressione la fa.
E pensare che in occasione dei primi rilievi e delle prime bozze di progetto l'ala sud delle Fornaci era finita nella lista degli edifici a rischio abbattimento. Una soluzione che a questo punto il proprietario avrebbe forse preferito. Anche perché l'unico risarcimento riconosciuto per questa situazione paradossalmente è legato all'occupazione di quella fascia di bosco e di giardino collegata alla sua abitazione in collina, una fascia che si trova a diretto contatto con la collinetta occupata dai No Tav. Sono 4.000 metri quadrati che verranno occupati dal cantiere per cinque anni per i quali Agostini - spiega - riceverà 5.000 euro. «Questa situazione - dice - mi ha ferito il cuore».