Grandi carnivori, il presidente Maurizio Fugatti: «Orsi da abbattere, non mi arrendo»
Il presidente della Provincia di Trento non indietreggia, anzi ribadisce la posizione della propria giunta di fronte all’ordinanza del Consiglio di Stato, che ha graziato JJ4 e MJ5 dall’abbattimento: «Ridurre il numero è possibile, se non si possono trasferire si devono abbattere»
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TRENTO. «Io non mi arrendo e chiedo ai trentini di non arrendersi. Perché non possiamo». Il presidente della Provincia Maurizio Fugatti l'indomani dell'ordinanza del Consiglio di Stato che grazia JJ4 e MJ5 dall'ordine di abbattimento, fa il punto sul tema orso. Che resta un'emergenza, osserva. E che al netto delle sorti dei due orsi in questione, riguarda la gestione futura dei grandi carnivori.
Presidente, l'ordinanza di venerdì 14 luglio l'ha delusa?
«L'ordinanza è sorprendente, perché sta a significare che la vita di una persona viene considerata alla stregua della vita di un animale. All'estero ovunque gli esemplari che mettono a rischio la vita delle persone vengono abbattuti, in Italia no. È sorprendente da questo punto di vista. Non tiene conto della sensibilità dei nostri territori di montagna, tradisce anche la nostra volontà di affrontare seriamente questo problema. Il Tar di Trento, nell'ultima sua decisione, disse che le nostre ordinanze erano legittime, il consiglio di Stato ha travolto quell'approccio».
E adesso?
«Ora torna tutto al Tar per il merito, entro dicembre. Auspichiamo che le motivazioni già espresse vengano confermate. Vogliamo credere che alla fine, il percorso giuridico ci possa dare ragione».
Ma ora che JJ4 non è più nel bosco, perché è così indispensabile abbatterla? Su MJ5 è comprensibile ma...
«Catturare MJ5 anziché abbatterlo è molto più difficile e più rischioso per gli operatori. Pesa 150 chili, si sposta di 50 km al giorno, è difficile persino trovare una gabbia adatta».
Sì, ma JJ4 ormai non è più un pericolo. Perché non lasciarla andare nel santuario, tra l'altro a spese degli animalisti?
«Perché è il principio giuridico che vogliamo affermare, per il futuro. E il principio è che un orso che aggredisce un uomo è pericoloso e un orso pericoloso si può abbattere. Un principio che noi riteniamo naturale e che crediamo sia giusto difendere».
Ma se non è semplice abbattere un orso problematico, quanto è ragionevole immaginare, come proponete, di ridurre il numero di orsi nei boschi?
«È la ragione che ci dice questo. Si deve ridurre il numero di plantigradi, non c'è equilibrio tra la popolazione locale e gli orsi. Non solo in val di Sole. Lì il problema è amplificato, ma anche in altre valli è sentito. Non si può tornare indietro, il percorso è messo in moto, con il ministero».
Beh, sul trasferimento non sembra ci siano novità in vista. Il tavolo di lavoro non è convocato.
«Ma chi di dovere sta lavorando, al ministero. Io li sento tutte le settimane. Si sta facendo il possibile, per trovare destinazioni. Certo, non è facile, di solito nessuno si porta i problemi in casa. Noi lo abbiamo fatto, ma non sono tanti quelli disposti a farlo. Ma questo è un percorso che dobbiamo fare anche solo per rispondere a chi ci dice che le alternative all'abbattimento ci sono».
Sì, ma di nuovo. Se non si può abbattere un orso pericoloso è difficile immaginare di poter abbattere decine di orsi perché si ritengono in sovrannumero.
«Io dico che qui la situazione è esplosiva e va risolta. Anche per questo non si capiscono ordinanze come quella di venerdì, che diventano sentenze ideologiche. Il Tar ci aveva dato ragione, il Consiglio di Stato no. Chi vive fuori di qui non capisce la situazione».
È successo ancora, che il Consiglio di Stato fosse in disaccordo con il Tar. Pensiamo al Not.
«Sì ma qui è diverso, Qui il tema è ideologico».
Sì però, tornando al tema della riduzione del numero di orsi. Come si può immaginare che venga ritenuto accettabile abbattere orsi per ridurne la popolazione? In val di Sole già hanno capito che non sarà mai possibile.
«Io dico che non possiamo arrenderci. Io non mi arrendo. Il problema è reale e la sicurezza delle popolazioni trentine dobbiamo garantirla. Capisco che arrivi lo sconforto, ma io non posso accettare l'idea che i trentini non possano più andare nei boschi come hanno sempre fatto. Io non ci sto ad alzare bandiera bianca, e chiedo anche ai trentini di non farlo. Siamo convinti delle nostre ragioni e andiamo avanti per la nostra strada».
A Rabbi pare sia stato visto l'orso tra le case nelle scorse ore. Non sarebbe utile un'opera di dissuasione con proiettili di gomma?
«Sicuramente. Con gli orsi confidenti che ancora ci sono serve fare un percorso. Ma occorre riconoscerli. Non è così automatico, fanno chilometri e chilometri al giorno».
E i corridoi faunistici? Un modo per ridurne il numero è aiutarli a prendere la strada del Veneto, o della Lombardia.
«Non li vogliono».
Anche i Trentini ne vogliono meno.
«Il Trentino è in difficoltà, va bene e se qualcuno ci offre solidarietà, ben venga. Ma se gli altri non si offrono, il Trentino i problemi se li risolve in casa non li sposta sugli altri».
Sì, ma a suo tempo hanno firmato anche altri governatori delle Alpi per l'avvio di Life Ursus.
«Io alzo le mani, non c'ero. E non sarà il sottoscritto a scaricare i problemi agli altri. Se qualcuno dimostra che altri hanno firmato di prendersi gli orsi... Ma non credo che sia così».