Guerra e Covid acuiscono la crisi delle adozioni, dilatando i tempi internazionali e le procedure
Ogni anno in Trentino 30 coppie chiedono di adottare. Dal 2019 al 2022 si sono conclusi 60 procedimenti (15 all’anno). Il tempo medio delle pratiche è tra i 4 e i 5 anni. I casi internazionali sono in calo, a causa anche dei rapporti con Russia, Ucraina e Cina, area di provenienza di molti minori
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TRENTO. Quello delle adozioni internazionali è un trend in calo sul territorio nazionale e trentino da anni, almeno dieci, stando ai numeri resi noti dalla Commissione per le adozioni internazionali del ministero. Cosa è cambiato? L'andamento delle adozioni internazionali risulta naturalmente legato alla condizione socio-politica di ciascuno Stato estero e ai rapporti diplomatici dello stesso con l'Italia.
Se da un lato pesano la chiusura delle adozioni da Russia e Ucraina a causa del conflitto, dall'altro ci sono le conseguenze della pandemia. Dal Covid in avanti, infatti, la Cina ha bloccato le procedure adottive ed è il luogo dal quale precedentemente giungevano moltissimi bimbi. Il periodo del Covid, poi, ha comportato un generale calo sul numero di ingressi di bambini in Italia da altri Paesi, dovuto alle limitazioni collegate all'emergenza sanitaria come i vari lockdown e gli obblighi vaccinali.
Anche i tempi di attesa si sono complessivamente allungati, con una media di circa 4-5 anni. Per quanto riguarda le adozioni nazionali in Italia non esistono dati relativi ai tempi di attesa ma si stima siano nettamente superiori alle internazionali. Sul territorio provinciale il numero di dichiarazioni di disponibilità all'accoglienza da parte delle coppie risulta essere stabile nel tempo.
Dal 2019 al 2022 in Trentino si sono realizzate 60 adozioni, di cui 13 nazionali e 47 internazionali, per una media di 15 adozioni all'anno. I Paesi di provenienza dei minorenni per le adozioni internazionali sono stati: Colombia, Vietnam, Ecuador, Perù, India, Etiopia, Federazione Russa, Filippine, Cina, Haiti, Ungheria, Bolivia, Bulgaria, Ucraina e Thailandia. «A livello provinciale - spiega l'assessore provinciale alla salute e politiche sociali Stefania Segnana - si occupa del tema l'Equipe adozione provinciale afferente al Servizio politiche sociali, composta da tre assistenti sociali e due psicologhe psicoterapeute dipendenti dell'Apss».
«Rappresenta il punto di riferimento provinciale per le famiglie adottive e per le coppie che desiderano diventarlo. Compito dell'equipe è accompagnare le famiglie adottive nel percorso di indagine ai fini dell'idoneità all'adozione emessa dal Tribunale per i minorenni e di sostenere la famiglia adottiva nel delicato processo di inserimento del bambino nel nuovo contesto familiare. L'equipe offre inoltre consulenza sulla tematica adottiva agli altri servizi territoriali attraverso la promozione del lavoro di rete».
Secondo i dati in possesso dell'equipe provinciale, mediamente 30 coppie all'anno residenti in provincia di Trento si rendono disponibili all'adozione, sia nazionale che internazionale. La principale caratteristica delle coppie che risultano idonee all'adozione è quella di saper sostenere i bisogni di crescita dei bambini in adozione. Per questa ragione l'equipe adozione provinciale le accompagna anche nel percorso post adottivo con diverse attività a loro dedicate.
Sul sostegno all'adozione è attiva sul territorio provinciale anche "Agap - Associazione genitori adottivi e preadottivi" che conta mediamente una trentina di coppie. «La nostra associazione è nata tanti anni fa per fare rete con le famiglie che affrontano questo percorso - spiega Stefano Brusciati, presidente - Organizziamo incontri tra noi come passeggiate, cene o visite al museo. Lo scopo profondo è fare rete e comunità, con un'azione di auto mutuo aiuto e sostegno, diretto o indiretto. Si tratta di scambiarsi tra noi consigli, informali ma importanti. Cerchiamo di coinvolgere il più possibile i minori adottati perché il fulcro sono loro. Sono loro a dare energia ai genitori. Con la loro presenza finalmente l'amore si materializza».