Ateneo, allarme conti: per il 2023 deficit tra i 10 e i 15 milioni. Il rettore sferza la politica: «Servono risorse»
Deflorian interviene in vista delle elezioni provinciali del 22 ottobre: «Mancano alloggi per gli studenti e senza specializzazioni la Facoltà di Medicina non ha senso»
MEDICINA Primari-docenti, concluse le prime selezioni
ALLOGGI Affitti alle stelle, la protesta degli studenti
LA MALATTIA Deflorian, rientro al lavoro dopo le cure
TRENTO. «Prendeteci sul serio. È il momento di confermare o ridefinire il modello di università che vogliamo su questo territorio». È questo l'appello che il rettore dell'Università di Trento Flavio Deflorian ha rivolto alla politica in vista delle elezioni provinciali del 22 ottobre. Sono quattro le questioni che il rettore ha posto sul tavolo.
La prima riguarda la delega provinciale sull'università. «Bene i finanziamenti per le spese straordinarie, come Medicina. Ma senza investimenti per garantire il funzionamento di base sarà difficile per l'Ateneo mantenere i numeri di oggi", ha detto Deflorian, che ha anche ricordato che l'Università di Trento ha "chiuso il bilancio 2022 con un deficit di oltre 4 milioni. E la previsione per il 2023 annuncia uno sbilanciamento ancora maggiore, che al momento stimiamo fra i 10 e i 15 milioni. Noi faremo la nostra parte riducendo i costi. Ma non si può affrontare la situazione solo con i tagli».
Gli altri tre capitoli affrontati da Deflorian riguardano il diritto allo studio, la medicina e le professioni sanitarie e la richiesta di «una regìa politica forte che aiuti a mettere a fuoco l'obiettivo di sviluppo» sul fronte della ricerca. «Da anni - ha sottolineato il rettore parlando del diritto allo studio - l'Università di Trento si fa carico di costi che dovrebbero essere in capo all'Opera universitaria, ente provinciale a cui spetta la competenza in materia di diritto allo studio. Mancano alloggi per studenti e studentesse che provengono da fuori provincia. Sono circa 10.000, pari al 65% del totale. Ma gli attuali posti letto (circa 1.100) coprono solo la metà di chi avrebbe diritto e solo il 10% di chi viene da fuori sede».
Anche se, secondo Deflorian, con l'attivazione del corso di laurea in Medicina sono stati raggiunti "risultati importanti", il rettore ha aggiunto che «concordiamo tutti che senza le scuole di specializzazione l'intero progetto non ha senso. E queste non sono state previste nel piano provinciale originale dei finanziamenti: ci sono costi vivi di cui l'Università di Trento deve farsi carico».
(foto, Deflorian con l’assessora alla salute Stefania Segnana)