Il bus precipitato a Mestre, i dubbi sulla tenuta del guard-rail
La maggior parte delle persone morte dopo il tragico volo dal cavalcavia sono giovani. La disperazione dei parenti negli ospedali della zona, dove sono stati portati i corpi dopo il drammatico incidente di ieri sera, i viaggiatori erano tutti turisti stranieri, tra le vittime un bambino di un anno e mezzo
FOTOGALLERY Il bus precipitato: sotto sequestro l'area, compreso il guardrail
VIDEO La tragedia di Mestre: ecco il momento in cui il pullman precipita
MESTRE. Gli inquirenti, grazie ai video, hanno già stabilito che il bus tragicamente precipitato ieri sera da un cavalcavia a Mestre non ha avuto nessun contatto con un altro mezzo: hanno perso la vita 21 persone, fra loro l'autista. Altre quindici sono rimaste ferite, sei in modo grave. La Procura di Venezia, procede per il reato di omicidio stradale plurimo, ha acquisito la scatola nera presente sul bus e ha posto sotto sequestro l'area dell'incidente, compreso il guardrail.
Sono due le ipotesi principali al vaglio della magistratura sulle cause della tragedia: una manovra azzardata, con l'affiancamento a un altro bus e un guardrail vecchio; oppure, sommato a questo, un malore dell'autista che non è riuscito a controllare il mezzo.
Gli inquirenti nelle ultime ore hanno ascoltato anche una serie di testimoni dal cui racconto emerge che il primo a dare i soccorsi è stato l'autista di un altro bus che è stato affiancato, non toccato, dal mezzo precipitato. Nel dare l'allarme ha anche lanciato un suo estintore verso il mezzo precipitato. Le ipotesi dell'incidente restano sempre la manovra azzardata o il malore, evenienza questa che potrà essere accertata con l'autopsia. Secondo quanto riferisce il direttore della compagnia, Tiziano Idra, l'autista del pullman La Linea, Alberto Rizzotto, stava "guidando da tre ore e mezzo, peraltro non continuative" prima del tragico volo. "Non lavorava dal giorno prima - ha aggiunto - quindi aveva goduto abbondantemente delle ore di riposo previste. Non era certo stanco".
Al momento sono 8 le vittime di cui è stato possibile accertare l'identità. Sette di queste sono femmine. L'unico maschio è un bambino di un anno e mezzo. La maggior parte sono giovani: una ragazzina di circa 11 anni, una ragazza di 28 anni, due giovani di 30, una di 38 anni e due donne di 65 e 70 anni.
La situazione negli ospedali della zona, dove si sono riversati i parenti, è drammatica, scene di immenso dolore di persone che si chiedono se i loro cari siano deceduti o feriti.
Nel fascicolo della Procura finirà anche il video che documenta l'incidente. Un filmato registrato dalla 'Smart control room' che coordina i servizi di sicurezza del comune lagunare che è stato acquisito dalla Polizia locale.
Restano intanto critiche le condizioni di almeno 6 dei 15 feriti. Tra loro una coppia di fratelli, tre anni e 13 anni, austriaci e ricoverati a Treviso. La loro madre e il compagno sono morti nello schianto. Tra i deceduti una bimba di poco più di un anno e una ragazza di circa 13 anni. E anche una neosposa di venti anni cittadina croata in viaggio di nozze.
È un'opera difficile e pietosa quella che stanno affrontando negli obitori degli ospedali i medici e gli investigatori per dare un nome a tutte le 21 vittime . "Ci troviamo di fronte ad una strage di giovani" avevano detto subito ieri sera, sotto il cavalcavia della Vempa, ii soccorritori che avevano estratto i corpi, carbonizzati o straziati, dal pullman precipitato da una decina di metri, andato a fuoco nell'impatto a terra. E con il passare delle ore quella prima impressione trova conferme ulteriori.
I nomi delel vittime, molte giovanissime, per ora, non vengono diffusi, perché alcune famiglie - sparse tra Ucraina, Croazia, Germania, Spagna, Francia - potrebbero non aver ancora saputo della sorte dei loro cari in vacanza in Italia.
Intanto c'è chi solleva dubbi sulla solidità del guardrail di quel cavalcavia. Le immagini delle telecamere sul luogo dell'incidente di Mestre appaiono unanimi: si vede il pullman guidato da Alberto Rizzotto salire lentamente lungo la parte destra della rampa del cavalcavia, nonostante il semaforo forse verde, e poi piegarsi, sfondare con estrema facilità il guard rail e precipitare di sotto.
La domanda che tutti oggi si fanno è come sia stato possibile che un pullman, per quanto del peso ragguardevole di 13 tonnellate, perché elettrico, possa aver spazzato via la barriera di protezione tagliandola come fosse un coltello nel burro. In quel punto dalla notte scorsa sono state poste deli limitatori di jersey in cemento. E il primo ad aver più di un dubbio sul fatto che la protezione a destra non abbia fatto il suo dovere è lo stesso amministratore delegato de La Linea, la compagnia di trasporto coinvolta nell'incidente, Massimo Fiorese. "C'è una telecamera fissa sopra il cavalcavia di cui ha visto solo frammenti di immagine: si vede l'autobus che a una velocità minima si appoggia su un guard rail - accusa - che purtroppo non è un guard rail ma una ringhiera".
E aggiunge: "In questi casi è colpa di tutto e di niente perché non è stato il guardrail che è andato addosso all'autobus. Però sicuramente quel guardrail.... ". Tanto è vero che, dice ancora l'amministratore delegato, "mi sembra che lo stiano sostituendo e ci sono dei lavori in corso, giusto poco prima" del punto dell'incidente.
E in effetti da diverse settimane il Comune di Venezia ha avviato i lavori di rifacimento del cavalcavia, attualmente in pessimo stato e corroso dalla ruggine. Un progetto, spiega l'assessore comunale ai trasporti Renato Boraso, del costo di oltre 6 milioni di euro. Nel piano, assicura, era compresa anche una nuova barra di protezione a difesa dalle uscite di strada. Sulla tempistica della realizzazione, però, non vi è alcuna data certa. "Quelguard rail è vetusto. Sapevamo di dover mettere in sicurezza il cavalcavia - rassicura - il cantiere è già avviato".
Che quel guard rail possa aver avuto un ruolo nell'incidente ne è convinto anche il presidente dell'Asaps, l'associazione di amici e sostenitori della polizia stradale, Giordano Biserni. "Parliamo di ipotesi - dice - ma da quello che abbiamo potuto accertare attraverso i nostri referenti, quello era un guard rail a unica onda alto un metro e mezzo e non il triplo, come sarebbe stato necessario per il contenimento di un veicolo che può raggiungere le 18 tonnellate. Un guard rail così può contenere un'auto ma un bus del genere è difficile".
La stessa azienda ricorda che l'autista, Alberto Rizzotto, 40enne originario di Conegliano ma residente a Tezze di Piave, lavorava là da anni: risale al 2014 il suo primo contratto di lavoro con La Linea - ad oggi il principale gruppo privato di trasporto persone su gomma in Veneto - che a sua volta aveva noleggiato l'autobus dalla compagnia Martini per fare la spola tra Venezia e il campeggio di Marghera dove era alloggiato un gruppo di turisti.
Era un autista esperto e in buona salute, come confermato dalla sua ultima visita medica di un anno fa. Cosa sia accaduto per spiegare la progressiva sterzata a destra del veicolo sino a spazzar via il guardrail come un ramo secco e volare ai piedi del cavalcavia resta un mistero che forse solo l'autopsia riuscirà a chiarire.
Nella sede ultramoderna di cemento e vetro di La Linea a Fusina, tra i più emozionati nel ricordare l'autista c'è Nicola: "Sono in azienda da 8 anni e la cosa che più si notava di lui era il forte attaccamento al lavoro: si faceva un'ora di strada ogni giorno per essere in servizio". Di fronte alla sua scrivania c'è quella di Emma, l'ultima arriva del team. "Alberto era una persona buonissima. Non so dirle quanto siamo addolorati". Anche Silvano ricorda la bontà dell'autista: "Non aveva malizia, secondi fini, era un puro. Se si dimenticava di pulire un bus diceva 'hai ragione ho sbagliato, la prossima volta cercherò di fare meglio'". [Ansa]