Ambiente/L’opera

La Provincia di Belluno: «C’è già stato il Vajont, no alla diga sul Vanoi»

Approvato all’unanimità un ordine del giorno a pochi giorni dal 60° anniversario del disastro: «Preoccupazione per l’incolumità della popolazione a valle dell’invaso e per uno dei pochi siti naturali ancora integri»

IL PROGETTO La proposta di Zaia, su territorio trentino
IL VIDEO La guerra dell’acqua tra Veneto e Trentino
IL COMITATO «La soluzione non sono gli invasi»

BELLUNO.  A pochi giorni dal 60° anniversario del disastro del Vajont (9 ottobre 1963, quando una frana fece esondare l’invaso artificiale causando la morte di 1910 persone), la Provincia di Belluno ha dichiarato ufficialmente la propria contrarietà al progetto di sbarramento del torrente Vanoi per la realizzazione di un serbatoio di 33 milioni di metri cubi d'acqua. Il progetto, che interessa anche la parte trentina, è stato inserito nella lista delle sei grandi opere per arginare la siccità che il presidente della regione Veneto Luca Zaia ha segnalato come prioritarie alla cabina di regia nazionale.

Nell’ordine del giorno approvato questa sera (5 ottobre) all’unanimità, la Provincia «esprime profonda preoccupazione per l'incolumità degli abitanti posti a valle dell'invaso in progetto, unita alla preoccupazione di compromettere in via definitiva uno dei pochi siti naturali ancora integri».

Nel testo del documento si respinge il progetto dal Consorzio di bonifica Brenta per un bacino artificiale sul Vanoi, tra il Bellunese e il Trentino, con ripercussioni soprattutto sulla zona di Lamon. «Ogni vicenda fa storia a sè - ha detto il consigliere delegato all'ambiente Simone Deolla - ma non possiamo non associare il progetto del Vanoi alla diga del Vajont». 

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