Sfratti, anche in Trentino residenti «cacciati» dalle città: i proprietari scelgono studenti o turisti
Nel capoluogo 173 pratiche nel 2022 (+162%), la denuncia di Manuela Faggioni (Sunia Cgil): «Inquilini che hanno sempre pagato ma non convengono più, si preferiscono persone per periodi brevi»
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TRENTO. È già successo a Venezia: i veneziani non ci abitano più. Spinti in terraferma, sempre più spesso, da affitti improponibili e proprietari di casa che puntano tutto sui guadagni più sostanziosi dei turisti. È successo anche in altre città europee, che ora cercano un modo per uscire da una spirale pericolosa. Sta succedendo anche a Trento. Non è solo la sensazione che si ha quando, passeggiando, si vede ogni mese spuntare un B&B nuovo o si vedono crescere gli alloggi su airBnB.
A dirlo sono i numeri: crescono gli sfratti, in generale: nel solo 2022 sono state 173 le pratiche eseguite, il 162% in più rispetto all'anno precedente e i primi 6 mesi del 2023 confermano il trend in crescita: 109 provvedimenti esecutivi richiesti, 109 emessi, 60 eseguiti con l'ufficiale giudiziario. Ma spulciando tra i dati emerge evidente un trend nel trend: quello degli sfratti per scadenza di contratto. Quelli cioè dove non ci sono problemi, gli inquilini non hanno causato danni, hanno sempre pagato. Ma non convengono più: «Ormai il fenomeno è chiaro - conferma Manuela Faggioni, segretaria provinciale del Sunia Cgil, il sindacato degli inquilini: «Si buttano fuori famiglie o pensionati, che hanno sempre pagato, che non hanno mai dato fastidio a nessuno, perché si preferisce mettere dentro turisti o studenti».
E davanti ai numeri in crescita, il sindacato invoca politiche di contrasto al fenomeno, prima di svuotare la città. Anche perché ormai se si perde casa è difficile trovarne un'altra.
L'emergenza casa.
Sono tanti i motivi per cui la casa ormai è diventata un problema: gli affitti che sono mediamente alti, rispetto al costo della vita, la diffidenza dei proprietari, che sempre di più faticano ad affidare ad altri i loro immobili, il mercato degli affitti brevi, appunto, che si "mangia" parte del patrimonio disponibile, soprattutto nelle città e nelle aree turistiche. Il risultato, nell'ultima rilevazione, solo nel comune di Trento, sono 10.074 alloggi sfitti, 845 fabbricati completamente vuoti e 204.988 metri quadrati disponibili, ma solo in teoria. Perché non sono sul mercato. In pratica, mutuando le parole usate agli Stati Generali del Welfare, si arriva al paradosso che «ci sono troppe case senza persone e troppe persone senza case».
Un paradosso che colpisce soprattutto le fasce deboli, i fragili, vista anche l'incapacità di Itea, di rispondere a tutti. Ma non solo. Però in questo contesto perdere la casa è un dramma. Anche per questo Sunia Cgil, il sindacato degli inquilini, e lo sportello "Una casa per tutti" da tempo chiedono un anno di blocco degli sfratti e un fondo per la morosità incolpevole. Per ora, però, non c'è nulla di tutto questo. E gli sfratti aumentano.
I dati vengono dal commissariato del governo, e mettono assieme le pratiche aperte al tribunale di Trento e quelle di Rovereto. E si tratta di dati allarmanti: nel 2022 è stata richiesta l'esecuzione di 335 provvedimenti di sfratto, l'89% in più, rispetto all'anno precedente. Di questi, sono stati eseguiti 173 sfratti ( + 162%). Per quanto riguarda invece i provvedimenti emessi (compresi quindi quelli non ancora eseguiti), sono 192, di cui 152 per morosità o altra causa, di cui 60 a Trento e 92 in provincia, 41 per finita locazione (di cui 12 in città e 29 nel capoluogo). Allargando lo sguardo ai primi 6 mesi del 2023, sono stati concessi 109 sfratti: 83 per morosità e altre cause (di cui 36 a Trento e il resto in provincia) e 26 per fine locazione (di cui 10 a Trento). Di questi, 60 sono stati eseguiti con l'ufficiale giudiziario.
Il nodo affitti brevi.
Guardando tra i tipi di sfratti una cosa salta all'occhio: sono in calo quelli per morosità, ma in costante aumento quello per fine locazione. A Trento nei primi 6 mesi sono stati sfrattati quasi tanti inquilini, per scadenza di contratto, come in tutto il 2022: è la conferma di un trend. Ed è questo a preoccupare anche il sindacato: «Si buttano fuori famiglie e pensionati, da una vita dentro, che pagano, non danno fastidio a nessuno. E si mettono fuori perché preferiscono locare per brevi periodi, o a studenti, o a turisti. Guadagnando in una settimana quel che con una famiglia guadagnano in un mese» osserva Faggioni.
Che evidenzia: senza politiche ad hoc, non si fermerà un fenomeno che ha già svuotato altre città: «È un problema grosso, ci sono i residenti buttati fuori dalle loro città. Per invertire la rotta due sono le strade. Una è quella della leva fiscale, con la diversificazione delle imposte tra chi mette a disposizione alle famiglie e chi invece rimane nell'ambito turistico, da tassare come se fosse un'impresa turistica, mentre ora fino a 3 appartamenti a testa, c'è la tassazione delle persone fisiche. E poi si potrebbe agire sull'Imis». Ma non solo. «Venezia sta provando mettendo il limite del 20% di residenze turistiche, altre città d'Europa stanno testando altre soluzioni. Ma qualcosa si deve fare».