Schlein a Trento: «Non condanniamoci ad altri 5 anni di Fugatti»
La segretaria del Pd attacca la giunta uscente sulla sanità: “I dati Gimbe dicono che Trento è ultima per interventi oncologici e vascolari, non va bene. Riportiamo al centro i temi che contano come sanità, università e salute”
VADEMECUM Come si vota in Trentino
TRENTO. Chiusura della campagna elettorale del Pd ieri sera, giovedì 19 ottobre, con la segretaria del Pd Elly Schlein che ha riempito la sala della Cooperazione. Schlein ha insistito sui temi della sanità e della scuola pubblica ("Il giochino della destra è di favorire il privato mettendo lì più soldi"), sulla conversione ecologica e su temi nazionali come il salario minimo e la necessità di tornare a costruire alloggi pubblici per rispondere all'emergenza casa. "Non condanniamoci ad altri 5 anni di pressapochismo di Fugatti", ha detto salendo sul palco insieme al candidato del centrosinistra Francesco Valduga. "Ci meritiamo un Trentino diverso - le ha fatto eco Valduga - se domenica la gente va a votare, vinciamo".
Questa la nostra intervista a Elly Schlein.
Segretaria, che Trentino ha trovato? Fremente per il voto, o disinteressato? «No, la vostra è una terra che ha molto a cuore la democrazia e la partecipazione. Mi auguro che ci sia alta partecipazione anche al voto. E posso dire che respiro in coalizione ottimismo, attorno al nostro candidato Francesco Valduga. Serve ogni sforzo per sensibilizzare per mettere fine a questa pagina di governo che non ha portato maggiore benessere in Trentino. Anzi, su tante cose hanno arrecato danno e su altre non si sono presi responsabilità decisionali, che sono tante in una terra autonoma, per rimettere al centro alcuni temi, per noi fondamentali, come l'università, il lavoro, la sanità».
Partiamo dall'università. Avrà seguito la querelle tra Provincia e Ateneo per il finanziamento. È intervenuta anche la ministra Bernini.
«Non garantire le risorse necessarie all'Università sarebbe un danno incalcolabile e un grave errore. Ma del resto quel che accade è il segno di questa giunta che non si è mai curata dell'università che invece è un gioiello, riconosciuta dalle classifiche tra i prime posti in Italia, molto attrattiva, sia per la qualità didattica che la ricerca e i servizi agli studenti. Negli anni precedenti a questa giunta, al contrario, c'è stato un forte investimento pubblico, per la convinzione del ruolo dell'ateneo, come leva di sviluppo. L'università serve anche alle imprese in un dialogo sempre più serrato, per favorire l'innovazione, la ricerca e la nuova impresa, per renderci in grado di competere sulla qualità della nostra produzione. Da questo punto d vista c'è stata una cesura in questi anni, vorremmo che l'università tornasse ad avere le risorse di cui necessita, in un rapporto osmotico con il territorio».
Prima parlava di lavoro. Qui non manca, ma resta il problema degli stipendi bassi, più bassi della media del Nordest ma anche della media italiana. Magari il dettaglio stupisce.
«Da un lato ci stupisce, certo. Il Trentino ha una situazione di buona occupazione, in termini di persone occupate. Ma i salari, dalle ricerche emerse, sono molto più bassi di Bolzano, e più bassi del Nordest, in un territorio che può vantare economia in salute e dovrebbe trainare con sé anche i salari. Da un lato queste cose possono anche essere influenzate da situazioni congiunturali esterne, non tutti i problemi nascono da lì. Credo non si sia fatto un buon uso dell'autonomia trentina per contrastare questo fenomeno. Chi governava prima, aveva fatto uno sforzo, anche con Agenzia del lavoro, per costruire strumenti di occupazione dei lavoratori fragili, chiedendo la delega sugli ammortizzatori sociali per spingere l'occupazione femminile e giovanile. E non dimentichiamo che Fugatti è espressione di quella destra che non crede nel salario minimo».
Battaglia di oggi, a Roma.
«La destra di cui Fugatti è espressione, in Parlamento ha voltato le spalle agli italiani in difficoltà rinviando per l'ennesima volta la discussione sul salario minimo. Una proposta, la nostra, che rafforza la contrattazione collettiva: per ciascun settore, prevediamo un minimo che non può essere inferiore alla retribuzione complessiva prevista dal contratto firmato dalle organizzazioni datoriali e sindacali più rappresentative. Dall'altro lato prevediamo che nemmeno la contrattazione collettiva può scendere sotto un minimo tabellare di 9 euro all'ora. Perché sotto quella cifra non è lavoro, è sfruttamento. Una proposta, questa, che la destra di cui è espressione Fugatti, non ha il coraggio di votare. Fanno finta che i poveri non esistano».
Dal lavoro alla sanità. Un tema caldo in tutta Italia. Ma il problema è più legato ai fondi o all'organizzazione delle risorse umane?
«Ci sono entrambi questi problemi, ma siamo di fronte ad un governo nazionale, quello guidato da Giorgia Meloni, che in un anno è già riuscito ad invertire il trend di crescita del fondo sanitario nazionale e questo è grave. Per migliorare la sanità pubblica, servono risorse adeguate, questo governo le ha tagliate anche se mente dicendo il contrario: non ha fatto i conti con l'inflazione e gli alti costi energetici, che le strutture hanno dovuto affrontare. Anche in Trentino è così. Con la giunta precedente, la sanità trentina era forse la prima o comunque nei primissimi posti in Italia. Dopo 5 anni è scivolata al quarto posto».
C'è stata la pandemia.
«È vero. Ma c'è stata ovunque. Qui c'è stata anche una pessima gestione, dovuta un po' al fatto che questa destra non crede alla sanità pubblica. Cosa propongono, al governo? Aumentare gli straordinari dei lavoratori, per affrontare le liste d'attesa. Servono nuove assunzioni, ma questo governo non lo fa, fa lavorare di più il personale esistente che già ora ha un carico di lavoro eccessivo».
Ormai questo è un tema di discussione quotidiana in Trentino.«Anche in Trentino le liste d'attesa si sono allungate. I dati Gimbe, dicono che Trento è ultima su interventi oncologici e vascolari. Noi offriamo una candidatura, quella dell'ex sindaco di Rovereto, che è anche un medico oncologo stimato e saprà gestire in modo prioritario questi problemi. Al contrario di Fugatti, che pur essendo stato sottosegretario alla salute ha dimostrato di non avere chiari questi temi».Dice che ha lavorato in prospettiva: c'è la facoltà di medicina.«Se tiene così tanto alla formazione, non si capisce perché lascia l'università con il buco di bilancio. Certo non possiamo aspettare i primi laureati per ridurre i tempi d'attesa».
Sul fronte politico c'è un tema: i rapporti con il movimento 5 stelle. Qui non si è andati al voto assieme. Unire le forze non poteva essere una soluzione? Un errore di prospettiva?
«Il partito nazionale ha lasciato piena libertà all'autonomia speciale del Pd del Trentino, su tutto il percorso di costruzione della coalizione, anche rispetto al perimetro. Non v'è dubbio però, che qui come a Roma, gli avversari sono a destra. E quindi dopo il voto spero ci sia la possibilità di lavorare insieme. Non alleanze a tavolino, ma impegno comune sui singoli temi».
Su una cosa sono d'accordo tutti i sondaggi: crescerà l'astensionismo. Come riportare gli elettori alle urne?
«Parlando dei bisogni concreti delle persone. In troppi, soprattutto se vivono una difficoltà, non credono più che la politica sia strumento per migliorare le loro condizioni di vita. Dobbiamo ascoltarli e convincerli che valga ancora la pena partecipare ed esprimersi in politica, perché se non ci occupiamo di politica noi, altri continueranno a farla».