Crolla il prezzo del gas, non della legna: per una decina di quintali spesa media di 214 euro
Annualmente in Trentino si bruciano oltre 200mila tonnellate di legna nelle stufe e nelle cucine economiche. Oltre 90mila sono le tonnellate che vengono riservate dagli usi civici ai residenti dei comuni (o delle circoscrizioni, nel caso di Trento) che ne hanno diritto. Un volume simile è quello acquistato in Trentino dalle ditte specializzate
LO STUDIO In 20 anni l'aria è diventata più buona
TRENTO. Si diceva un tempo che la legna scalda tre volte: quando si taglia e quando si accatasta perché si tratta di lavori che fanno sudare, e infine quando si brucia. Ora che la maggior parte della legna da ardere viene utilizzata dai consumatori già accatastata in bancali da una decina di quintali, il sudore (ma freddo) viene al momento di pagarla. Dopo la fiammata (e il termine non è scelto a caso) dei prezzi dello scorso anno in concomitanza con la crisi energetica e lo scoppio della guerra in Ucraina, a distanza di un anno il prezzo è sceso soltanto di un po', a differenza di quanto è avvenuto per il gas.
L'anno scorso il prezzo del metano stabilito da Arera per il mercato tutelato era di 0,976 euro a metro cubo (parliamo esclusivamente di materia prima), ora è "precipitato" a 0,47 euro al metro cubo: la metà.Per la legna non è così. Le rilevazioni dei prezzi confermano che essa resta uno dei biocombustibili rinnovabili più economici per il riscaldamento domestico, ma i prezzi non sono più così vantaggiosi con un paio d'anni fa. Secondo un'indagine fatta da Aiel, l'associazione italiana delle energie agroforestali, il prezzo per la legna secca di latifoglia viaggia attorno ai 213 euro alla tonnellata (che corrisponde più o meno ad un bancale).
Acquistando legna da ardere più umida il prezzo scende tra i 196 e i 201 euro a tonnellata, ma va lasciata stagionare per il tempo necessario per perdere parte dell'acqua e con essa il peso. Alla fine il risparmio è dunque tutto da verificare. Resta il fatto che rispetto ai 280 euro al bancale dell'anno scorso siamo ad un valore inferiore di un quarto, ma ancora del 25 per cento rispetto ai 160 euro di media degli anni precedenti.
«In effetti - spiega Paolo Sandri, referente del comparto boscaioli dentro l'Associazione Artigiani del Trentino - dopo il boom dell'anno scorso i prezzi d'acquisto delle stanghe da 4 metri che poi vanno tagliate non sono calati». Che la legna da ardere mantenga ormai un suo prezzo lo conferma il valore di due lotti di legna ancora nel bosco che il Comune di Ala recentemente ha venduto a 55 euro a tonnellata. Prima dello scoppio della crisi energetica il prezzo era meno della metà. Parliamo naturalmente di latifoglie come faggio, carpino, frassino, mentre le resinose (abete e larice) hanno minor valore e minore mercato.
Annualmente in Trentino si bruciano oltre 200mila tonnellate di legna nelle stufe e nelle cucine economiche. Oltre 90mila sono le tonnellate che vengono riservate dagli usi civici ai residenti dei comuni (o delle circoscrizioni, nel caso di Trento) che ne hanno diritto. Un volume simile è quello acquistato in Trentino dalle ditte specializzate. «C'è poi la parte di importazione, sia dall'Est Europa che dagli Appennini e una piccola quantità che viene preparata dai privati per uso e consumo» aggiunge Sandri.
Qualche anno fa un indagine condotta dall'Ispat evidenziava che circa il 47 per cento delle famiglie trentine utilizza legna in ambito domestico, con un consumo medio annuale per nucleo è di 2,5 tonnellate.
Nel piano energetico provinciale 2021-2030 è spiegato che grazie alla biomassa legnosa il calore da fonti rinnovabili in Trentino si attesta intorno ad una percentuale del 24 per cento del fabbisogno provinciale complessivo, ma solo il 3 per cento è riferibile alle centrali di teleriscaldamento, il restante a livello domestico. La legna è un combustibile rinnovabile, ma per non produrre inquinamento (in modo particolare Co2) va utilizzata in sistemi (cucine economiche e stufe) sicuri e moderni, ricordandosi di pulire ogni anno il camino.