La mafia nel porfido della Val di Cembra: inchiesta Perfido, altre due condanne in Appello
Confermata la pena di dieci anni di reclusione per l'imprenditore Domenico Morello, invece ridotta da 8 anni a 6 anni e 8 mesi la condanna per l'operaio Pietro Denise
TRENTO. Inchiesta Perfido sulle infiltrazioni della droga in Trentino: la Corte d'Appello di Trento, con sentenza letta nel tardo pomeriggio di oggi, ha confermato la pena di dieci anni di reclusione per l'imprenditore Domenico Morello, e ridotto da 8 anni a 6 anni e 8 mesi la condanna per l'operaio Pietro Denise.
Si tratta della terza condanna per 'ndrangheta confermata in secondo grado.
Nel luglio scorso la seconda tranche con la sentenza di primo grado per il processo “Perfido”: otto condanne per altrettanti imputati che avevano chiesto il rito abbreviato quindi uno sconto di pena.
Erano otto i nomi letti nella sentenza della Corte d’Assise il 27 luglio scorso: la pena più alta per Giuseppe Battaglia con 12 anni di reclusione, accusato di ricoprire un ruolo apicale nell’organizzazione e 9 anni e 4 mesi alla moglie, Giovanna Casagranda. Nove anni e 8 mesi di reclusione invece per il fratello Pietro Battaglia. Dieci anni al cinquantaseienne Demetrio Costantino. Undici anni e 8 mesi per Mario Giuseppe Nania. Otto anni per Domenico Ambrogio, invece 8 e 8 mesi per Antonino Quattrone, e 6 anni e 8 mesi per Federico Cipolloni.
Condannati anche al risarcimento delle parti civili: per i tre lavoratori cinesi costituiti, 10mila euro ciascuno; 100mila euro per la Provincia Autonoma di Trento; 200mila euro al Comune di Lona Lases; 30mila euro a Libera, associazioni Nomi e numeri contro le Mafie Aps ma anche ai sindacati Filca Cisl del Trentino e Fillea Cgil.
Il processo sulle infiltrazioni di stampo mafioso ’ndranghetista in Trentino aveva preso il via già anni fa, con un lungo lavoro di indagini portate avanti dalla procura e dai magistrati Maria Colpani, Davide Ognibene e Licia Scagliarini. Era ottobre 2020 quando l'operazione Perfido dei carabinieri del Ros aveva portato all'esecuzione di 19 misure cautelari per associazione mafiosa. Intercettazioni, evasione fiscale, sfruttamento di lavoratori e amministrazioni comunali sono solo alcuni degli elementi che ruotano intorno a questa vicenda giudiziaria legata alle cave di porfido della val di Cembra.
In estate si era conclusa solo una fase di questo lungo e complesso processo. Innocenzo Macheda, accusato di essere il capo dell’associazione locale, verrà giudicato con rito ordinario, attraverso un dibattimento pubblico che avrà luogo nei prossimi mesi. A essere stato condannato a febbraio 2022 anche Saverio Arfuso: è stata la prima condanna per mafia nella storia del Trentino. Dopo aver ricevuto 10 anni e 10 mesi di reclusione per associazione mafiosa e riduzione in schiavitù, la pena era poi calata in appello a 8 anni, 10 mesi e 20 giorni.
Sempre a febbraio dello scorso anno il giudice aveva fissato le pene in un anno e sei mesi di reclusione (con sospensione) per Giuseppe Paviglianiti, mentre per Mustafà Arafat la pena era stata fissata in due anni. I due avevano patteggiato, ma dopo l’annullamento da parte della Cassazione per difetto di motivazione si tornerà in aula a dicembre.
A chiedere il patteggiamento anche gli imputati Giovanni Alampi e Vincenzo Vozzo.
A dicembre dello scorso anno erano stati dati 8 anni in primo grado invece a Pietro Denise con l’accusa di aver detenuto illegalmente un’arma. Dieci anni di carcere invece per Domenico Morello. Entrambi avevano chiesto il rito abbreviato, entrambi avevano ricorso in Appello, ed oggi è arrivata la sentenza.
A maggio scorso era invece saltata l’udienza per Alessandro Schina, accusato di far parte del gruppo romano della “locale” trentina: il rinvio era stato chiesto dall’imputato per motivi di salute. La prima assoluzione, sempre a febbraio 2022, era stata quella del carabiniere romano Fabrizio De Santis, 48 anni.