Un solo grande acquedotto: Rovereto si aggancia alla sorgente di Acquaviva
Prende corpo il progetto di collegamento delle reti idriche, dalle Valli del Leno alle falde della Paganella. Ma resta il nodo della compagnia pubblica per gestire il sistema
OPERE Bypass: ad Acquaviva pozzi a rischio, frena la bonifica agraria
LA SFIDA Risparmiare: gli 800 km di tubi dell’acquedotto di Trento
IL REPORTAGE Viaggio nell’acquedotto di Trento
TRENTO. La Provincia ha dato il via libera al collegamento dell'acquedotto di Rovereto con la sorgente di Acquaviva: è un tassello fondamentale per la interconnessione delle reti acquedottistiche del fondavalle, dalla Rotaliana alla Val Lagarina. Ma resta ancora irrisolto il nodo della newco, di cui si parla da anni, tra i Comuni, Trento e Rovereto in testa, per la gestione del ciclo dell'acqua.
Il via libera di Aprie. Le date dicono molto. La domanda di concessione è del 26 marzo 1999. Riguarda la concessioni di derivazione d'acqua a scopo potabile dal "Campo pozzi di Acquaviva". Era stata presentata dall'allora Società Industriale Trentina spa (Sit), oggi Novareti spa del Gruppo Dolomiti Energia, e dal Comune di Besenello. Rovereto è sempre rimasta fuori e, nel 2012, Besenello ha chiesto in via autonoma di poter derivare l'acqua della sorgente. Ecco la novità: la Provincia, con una determinazione firmata a fine ottobre dal dirigente del Servizio gestione risorse idriche ed energetiche (Aprie), ingegner Franco Pocher, ha rimesso in gioco Rovereto. Ha stabilito che l'area di derivazione è estesa, oltre che a Besenello e Trento, al Comune di Rovereto, che il titolare della concessione è il Comune di Trento e che il concessionario «dovrà trasmettere il progetto relativo alla parte sud dell'interconnessione da Acquaviva fino a Rovereto».
Da Acquaviva, Besenello "pesca" il 20% dell'acqua potabile, e non è un caso che il sindaco Cristian Comperini si opponga con energia al progetto di rimodellazione della collina di Acquaviva con il materiale di scavo della galleria del bypass ferroviario, temendone interferenze negative con la sorgente. Per Trento e Rovereto, invece, la derivazione ha funzione "di soccorso". La portata media è di 240 litri/secondo.Da Spormaggiore a Rovereto.La messa in rete dell'acquedotto di Rovereto con Acquaviva rientra nel grande progetto di interconnessione delle reti del fondovalle, dalla sorgente di Acquasanta di Spormaggiore (che alimenta la Rotaliana, in gestione ad Air-Azienda Intercomunale Rotaliana spa) alla sorgente di Spino di Trambileno.
Del progetto di "Grande acquedotto di fondovalle dell'Adige" si parla dal 2007-'08. Un primo studio di fattibilità fu redatto da Sws Engineering. Per la Provincia, che invano aveva tentato di agguantare risorse del Pnrr per realizzarla, la interconnessione dei comuni della valle dell'Adige è prioritaria. Interessa circa il 40% della popolazione trentina. Gli invasi/serbatoi di Acquasanta (20 mila metri cubi), Spino (17 mila) e Trento (10 mila) sono considerati strategici per garantire il servizio idrico anche per fronteggiare il cambiamento climatico (siccità frequenti) e in caso di eventuali incidenti e calamità che, se interessassero alcune importanti sorgenti (Spino per Rovereto, Acquaviva per Trento, Acquasanta per la Rotaliana), metterebbero a rischio la erogazione dell'acqua potabile.
A Trento, l'allarme scattò nel 2012, quando si verificò un caso di inquinamento nel campo pozzi di Trento nord che garantisce circa il 50% dell'acqua al capoluogo. La sorgente di Acquasanta (captazione e galleria di laminazione) è dimensionata a servire uan rete più vasta. Il progetto di collegamento tra Acquaviva e Rovereto è definito. Ciò che manca è un progetto di modello idraulico unitario per la completa interconnessione delle reti del fondovalle.
«Si tratta» spiega l'ingegner Pocher «di un investimento ingente, ma sostenibile, di circa 40 milioni di euro».
Il nodo del gestore. Resta il nodo della collaborazione tra i comuni e tra i due gestori (Air e Novareti). La ipotizzata newco tra Trento e Rovereto, per ripublicizzare l'acqua, è ferma al palo, lo scoglio del riacquisto delle reti (42 milioni di valore, di cui 37,4 a carico del Comune di Trento) mai superato.
L'anomalia della cessione dell'acquedotto alla Sit (oggi Novareti) rimane irrisolta. E Rovereto, al di là dei costi, da sempre fatica a "condivere" la ricca sorgente di Spino. «Il valore attuale della rete è sui 30 milioni. Ma» – piega Livia Ferrario, direttrice generale del Comune di Trento – il punto è trovare una soluzione normativa della Provincia che ci permetta di riscattarla, a rate. Serve una legge ad hoc, un quadro chiaro sui servizi pubblici territoriali, come si è fatto per la gestione dei rifiuti definendo un ambito ottimale unico provinciale».
Ma la newco è destinata a rimanere su carta. Per l'incognita Dolomiti Energia (concessioni idroelettriche) . E per le elezioni comunali (nel 2024 a Rovereto, nel 2025 a Trento). Irrealistico che i due Comuni, nonostante l'interconnessione di Acquaviva, riescano a chiudere prima la partita dell'acqua.