Meo (Cgil): «Portare l'obbligo scolastico fino ai diciotto anni»
La proposta è stata rilanciata nel corso di un incontro con la neoassessora Francesca Gerosa. Il sindacato: «L'abbandono scolastico è un'urgenza. La scuola è e deve essere luogo di cultura, crescita personale, maturazione civica, agente di cambiamento e ascensore sociale, non strumento al servizio delle delle associazioni di categoria»
ISCRIZIONI Primarie e prima media, domande fino al 10 febbraio
IL NODO Gerosa alle prese con la questione materne a luglio
TRENTO. Incontro giovedì mattina tra le sigle sindacali e l'assessora Francesca Gerosa. Il confronto riguardava i dirigenti scolastici. Spiega la Cgil: «La riunione ha permesso di far emergere il punto di vista dei dirigenti scolastici della Cgil, la cui massima priorità è il successo formativo di ogni studente e la possibilità di riappropriarsi dello spazio e del tempo, sempre più compressi dal peso e dall'invadenza della burocrazia».
Prosegue Raffaele Meo, che rilancia con forza il tema di allungare l'età dell'obbligo scolastico, considerato soprattutto come il mondo e la società siano cambiati negli ultimi decenni e di come arrivare ai diciotto anni rappresenterebbe una possibilità di crescita migliore per i ragazzi e le famiglie: «L'abbandono scolastico è un'urgenza e per questo secondo noi l'istruzione obbligatoria andrebbe portata a diciotto anni.
La possibilità di abbandonare a sedici si fonda sull'errata e anacronistica presunzione che si abbiano gli strumenti per fare il proprio ingresso nel mondo del lavoro. Noi crediamo fermamente che i più giovani debbano rimanere in un ambiente protetto di crescita personale, culturale e morale come la scuola almeno fino a diciotto anni e all'acquisizione di un titolo di scuola secondaria di secondo grado, anche nella formazione professionale. Siamo contrari a una scuola concepita come un agente di formazione di lavoratori di pronto uso e consumo per le imprese.
La scuola è e deve essere luogo di cultura, crescita personale, maturazione civica, agente di cambiamento e ascensore sociale, non strumento al servizio delle delle associazioni di categoria. Si riformi e potenzi lo strumento dell'apprendistato e si chiamino le imprese a maggior responsabilità».
Il sindacato spinge per dare più importanza a materie come musica, arte, sport, design, territorio, patrimonio genetico del nostro Paese. Questo, sottolinea la Cgil, alleggerirebbe e abbellirebbe la scuola di ogni studente e di ogni insegnante, darebbe loro una ragione in più per godersela e amarla come merita, consegnerebbe ai giovani una formazione completa e un ventaglio di opportunità più ampio.
«Il disagio giovanile - aggiunge Meo - è una realtà che sta emergendo in modo prorompente insieme ai segni di cedimento dell'istituzione familiare nel senso classico del termine. E il Covid ha fatto il resto. Si tratta di un qualcosa di più subdolo e multisfaccettato rispetto a ciò che conoscevamo o pensavamo di conoscere, che sfugge alle statistiche e agli schemi, e la scuola deve essere dotata di strumenti e risorse per affrontarlo. Si è sempre parlato di riduzione del numero di studenti per classe, idea che tendenzialmente condividiamo, ma mai realizzata e che ormai probabilmente è persino superata.
Se pensassimo di aumentare il personale docente e non docente impegnato sulle singole classi? Se si concepisse una squadra formata da uno o più docenti di disciplina, docente di sostegno e assistenti educatori? Questo consentirebbe di gestire le molteplici situazioni ed esigenze presenti nelle classi con un notevole livello di personalizzazione, conservando l'unità del gruppo classe e promuovendo l'inclusione, per noi irrinunciabile, e consentirebbe di andare incontro all'inverno demografico con garanzie di conservazione degli organici e prospettive di maggior qualità degli apprendimenti».
Infine uno sguardo all'organizzazione complessiva: «Sui "setting scolastici": spesso le aule sono scatole vuote riempite solo dall'energia di studenti e insegnanti ed è desiderabile l'aula disciplinare pensata e riempita di contenuti materiali e immateriali da parte dei docenti di disciplina che la utilizzano e la caratterizzano».