Volontariato in Trentino, un esercito che fa comunità: un universo attivo di 6.510 organizzazioni no profit
Un trentino su cinque mette il suo tempo a disposizione degli altri. La riforma del terzo settore ha generato qualche criticità. Resta il problema del rinnovo generazionale
INAUGURAZIONE Trento capitale del volontariato, arriva Mattarella
TRENTO. Volontariato liquido, volontariato d'impresa, beni comuni, ma pure il classico movimento pompieristico o la Croce Rossa che garantisce il suo supporto da decenni, o ancora gli Alpini, che sono sempre una certezza: è un volontariato che cambia, quello trentino, dribblando tra difficoltà tecnologiche ma anche opportunità in un mondo che, a sua volta, non è più quello di vent'anni fa.
È un universo variegato che avrà quest'anno la propria consacrazione: sabato 3 febbraio alla presenza del presidente Sergio Mattarella, si terrà la cerimonia d'avvio di "Trento, capitale europea del volontariato". Non è stato facile arrivare fino a qui, perché la concorrenza era agguerrita. Ma da questi 12 mesi ci si aspetta soprattutto una riflessione su dove sta andando il volontariato. Perché in un mondo che cambia, non può che cambiare anche il modo di mettersi a disposizione degli altri.
Un esercito del bene.
La forza del volontariato trentino è soprattutto nei numeri: un trentino su cinque mette il suo tempo a disposizione degli altri. E non è difficilissimo trovare il proprio posto: nelle 6.510 organizzazioni no profit di cui è ricco il Trentino. Perché non c'è solo la protezione civile, pur fondamentale, a cui affidiamo molta parte della nostra sicurezza (pensiamo agli 8mila pompieri volontari, ma pure ai 2.500 operatori attivi della Croce rossa, e i 700 del soccorso alpino, giusto per citare i corpi più affollati), ci sono pure i volontari che, più banalmente magari, ma garantiscono la festa di paese, o il carnevale del rione.
Sembrerà poca cosa, ma è anche da questi eventi che passano la tenuta sociale e il senso di comunità di un territorio. Come numero di associazioni, per ora, vincono proprio quelle legate alle feste e agli eventi (1.526), seguiti a stretto giro da un'altra enorme fetta di mondo del volontariato: le associazioni sportive (1.370), a cui tante famiglie affidano i propri ragazzi, che proprio nella squadra di calcio piuttosto che di volley hanno modo di allenare non solo il corpo, ma pure doti come pazienza e capacità di stare con gli altri.
I "nuovi" volontari.
È un mondo che cambia, si diceva. E quindi accanto all'ingresso nelle associazioni come siamo abituati tradizionalmente a pensare il volontario tipo, ci sono altri modi di mettersi a disposizione della comunità, sempre più gettonati. A Trento città crescono alla velocità della luce i patti di collaborazione legati ai Beni Comuni (vedi pezzo sotto): al momento sono 107, spesso sono progetti che partono dal proprio quartiere per avere una valenza generale, coinvolgono sia associazioni che singoli cittadini che aderiscono, per far vivere un parco, per tenere aperto un campo da gioco oppure ancora per gestire un orto comunitario.
E poi c'è la novità che tocca soprattutto le nuove generazioni: il "volontariato liquido". Quello, per intenderci, di chi ritiene troppo impegnativo entrare in pianta stabile in un'associazione, e preferisce garantire il proprio contributo a singole iniziative o eventi.
C'è qualcuno che ripulisce il quartiere? Loro rispondono presente. C'è il grande evento a cui serve "manodopera" dietro le quinte, eccoteli arrivare. Un impegno che esce dalle etichette e dai vincoli del tesseramento, ma che non per questo è meno concreto. E poi c'è il volontariato d'impresa: quello che coinvolge i lavoratori ma anche l'azienda, che quindi in prima persona - mettendo a disposizione i propri collaboratori - può dare un contributo alla società. È forse la nuova frontiera di un mondo del volontariato che non si chiude alle novità.
Il nuovo ruolo delle scuole.
La Città di Trento ne è un esempio: spesso sono gli istituti scolastici la nuova frontiera. Classi intere partecipano alla decorazione della propria scuola, oppure a progetti che coinvolgono anziani: si pensi ai corsi per l'alfabetizzazione informatica. Così si crea la cultura che, con un po' di fortuna, trasformerà i ragazzi di oggi in volontari di domani.
Le criticità.
All'inizio dell'anno del volontariato non va dimenticato che questo mondo vive anche delle difficoltà. Su tutte, la legge sul terzo settore ha generato confusione in alcuni gruppi, magari frequentati da volontari più anziani, che dall'oggi al domani dovevano avere la firma digitale e abituarsi a incombenze vissute spesso come troppo pesanti. In alcuni casi hanno portato al passo indietro di presidenti che faticavano a stare al passo. Non grave, in associazioni che non hanno problemi di ricambio generazionale.
Ma in alcuni gruppi questo ha aggravato una criticità che già c'era. Perché i tempi cambiano e i gusti pure: i giovani non si impegnano negli stessi settori che piacevano ai loro genitori o nonni. A 15 anni ci si appassiona più a difendere l'ambiente che a mescolare maccheroni a carnevale. Ma anche in quelle piazze, e attorno a quei pentoloni, si costruisce la comunità. Ecco perché la soluzione al tema del ricambio generazionale va trovata.