Ciclabile da Trento alla Valsugana, ormai se ne riparlerà solo fra tre anni
La pista ciclopedonale è ferma per consentire lavori nella galleria dei Crozi: un cantiere che durerà circa due anni e mezzo. Per ora il nuovo percorso va da Centochiavi a Ponte Alto, ma presenta alcune criticità nelle intersezioni e l'imbocco a Trento nord è quasi introvabile
TRENTO. Doveva essere operativa, aperta, in primavera ma altri lavori ne hanno impedito il completamento. Il nodo resta sempre Ponte Alto, con l'attraversamento della statale della Valsugana per raggiungere la vecchia strada, la statale dei Crozi. Che, però, resterà off limits per i ciclisti per altri tre anni, il tempo necessario per la lunga manutenzione della corsia per Trento della galleria e del viadotto.
Poi, però, potrebbe cambiare il tracciato. Il viadotto, ancorato su quello per le macchine, potrebbe infatti essere cancellato dal progetto originale. E allo studio ci sono dunque altre soluzioni per completare il percorso ciclopedonale atteso da una vita. Anche se, a onor del vero, va dato atto alla giunta Fugatti di aver preso in mano la questione e averla inserita nelle priorità di intervento.
Non solo, ovviamente, per una questione di mobilità sostenibile e alleggerimento del traffico motorizzato ma anche per sviluppare il cicloturismo, la gallina dalle uova d'ora scoperto, ahimé, in ritardo ma pur sempre valida per fare cassa.Il punto critico, come detto, è la forra del Fersina, un ostacolo difficile da passare. Per questo il progetto parla di un «sottoviadotto» ancorato a quello stradale. Ma, visti i tempi dilatati, si studiano altre alternative.
In piazza Dante, ovviamente, assicurano che, se non si trova un pertugio migliore, si farà il ponte sospeso per ciclisti. E c'è da crederci visto che il resto del percorso è praticamente ultimato.
La tempistica, rispetto al programma iniziale, slitta ancora.
Perché per quasi tre anni si dovrà lavorare al consolidamento e all'adeguamento sismico della galleria Crozi 1 e solo dopo si potrà riprendere con l'opera attesa dai ciclisti. Che, come detto, in questa parentesi temporale potrebbe scovare nuove vie di passaggio rinunciando - questo è quanto trapela in Provincia - al viadotto ancorato per bypassare la Ss47. Di sicuro se ne riparlerà nel 2027. In attesa della strada per pedalatori - ma pure per pedoni, visto come sarà inquadrata - tocca alla viabilità ordinaria, le macchine per capirci, avere la priorità. E, non a caso, sono stati aggiudicati gli appalti della galleria «Crozi 1».
Il vincitore della gara (stiamo parlando di 16.931.319,72 euro) è il gruppo di imprese formato dal consorzio stabile «Medil e Cmc».
«La consegna del cantiere e l'avvio dei lavori potranno avvenire in primavera, per una durata di due anni e mezzo», spiega il presidente della Provincia Maurizio Fugatti, che sottolinea la rilevanza dell'opera: «Si tratta di un intervento importante perché consente di ultimare l'attività di riqualificazione e di messa in sicurezza su uno degli snodi principali della viabilità provinciale, ovvero il tratto di SS47 da Trento verso Pergine».
E la pista ciclabile? «La sistemazione della galleria consentirà, al termine dei lavori, di rendere pienamente operativo e fruibile il collegamento ciclopedonale Trento-Valsugana».
A TRENTO
Che i laghi di Caldonazzo e Levico siano meta gettonata dai cicloturisti è risaputo. Tanto da convincere la Provincia a «regalare» ai pedalatori da diporto (soprattutto vacanzieri, che fanno tanto bene al Pil) una pista protetta da Trento a Pergine e poi verso i tuffi rigeneranti nei lidi da bandiera blu dell'Alta Valsugana.
Un percorso, questo, caldeggiato da tempo con una marea di sollecitazioni (anche dai trentini) per collegare il capoluogo con i laghi. Perché adesso, per raggiungere gli specchi d'acqua refrigeranti nelle estati sempre più calde, le strade da percorrere sono due: la statale che da piazza Vicenza sale verso Villazzano, Valsorda e Vigolo Vattaro, e quella che, da piazza Venezia, passa per Cognola e si infila sulla strada dei Forti verso Civezzano. Arterie trafficate, oltremodo battute dalle macchine, e quindi pericolose.
Ecco dunque la soluzione messa sul piatto dalla Provincia dopo che il collettivo Campomarzio aveva suggerito un tracciato nel bosco a lato della statale della Fricca.
La ciclabile voluta da piazza Dante, invece, serpeggia tra la città e i Solteri, sale verso l'ex Ss47 per costeggiarla fino alla rotatoria superiore di Ponte Alto e quindi, una volta attraversata la strada, dovrebbe infilarsi in un viadotto sospeso sotto l'altro viadotto per i mezzi a motore per spingere i cicloturisti sulla vecchia statale e di qui a Pergine.
Gran parte del tracciato è già stato realizzato, asfaltato, tracciato e dotato di segnaletica. Tranne, però, quella di accesso. E qui diventa arduo trovare l'imbocco, specie per i pedalatori ad alta tecnologia che si affidano ai navigatori. Che non segnalano il punto ma, per noi comuni mortali che in mare ci commuoviamo ancora chiedendo aiuto alla stella Polare anziché ammiccare ad un qualsivoglia software, non ci sono nemmeno cartelli a suggerire l'andazzo.
La pista, però, è aperta. Certo, non è completata visto che, passata la galleria di Cognola ci si scontra con le transenne ma, almeno fino alle Laste, si riesce a pedalare. Ovviamente dopo aver scomodato tutti i santi dal calendario alla spasmodica ricerca del pertugio. Nemmeno in Vietnam - e parlo per esperienza personale - mi sono perso così tanto.
A questo punto vale la pena spoilerare: per imboccare la sospirata ciclovia si deve pedalare lungo la ciclabile di Trento Nord (via Guardini) e poi scegliere se abbandonarla per via Chiocchetti o via Trener. Qui, per capirci, tracciati non ce ne sono e, azzardiamo, la Provincia «incolperà» il Comune.
Poco importa: arrivati su via Centochiavi, dietro il magazzino dell'Eurospin dei Solteri, si prende Salita Dalla Fior che, dopo aver aggirato le case, diventa appunto pista ciclabile.
Trovarla, come detto, è un'impresa titanica. E pensare che è stata studiata per i cicloturisti del Nordeuropa, quelli che si spingono sui laghi sfidando il traffico da paura delle normali arterie. Ovviamente quel percorso protetto - che, come detto, è già arricchito con segnaletica ma assente dove serve, all'imbocco appunto - non è ancora ultimato visto che manca il tassello più ostico: bypassare la gola del Fersina.
Ma, attenzione, mostra criticità importanti, con punti che rischiano - nelle giornate di punta - di trovarsi ciclisti arrotati. Perché, diciamolo senza girarci troppo intorno, tra chi guida e chi pedala non corre buon sangue. E, soprattutto, sono in pochi quelli che prestano attenzione, che seguono i consigli che la mamma ci dispensava da bambini: guardare sempre a destra e a sinistra prima di attraversare la strada, anche in presenza di strisce pedonali e di vigili urbani. Perché, per citare antichi esperti del calcio, primo non prenderle.
Le intersezioni a rischio, entrando nel dettaglio, sono di fatto tre: l'uscita per Martignano dall'ex Ss47, l'attraversamento di via Muralta e quello alla rotatoria di Ponte Alto. E gli svincoli preoccupano specie se impegnati nelle ore di punta, con la gente (al volante o al manubrio tanto fa) che ha fretta e si distrae facilmente lasciando ammaliare dalle metaforiche sirene di Ulisse.