Dolomiti Energia in cerca di un presidente, la riconferma di Arlanch non è scontata
L’assemblea il 29 aprile, e intanto i nodi vanno sbrogliati: la carica spetta a Rovereto, c’è la novità di un direttore generale e anche amministratore delegato, e poi le elezioni comunali
BILANCIO Dolomiti Energia, un 2023 da record: utile netto di 169,8 milioni
TRENTO. Chi siederà al posto di comando di Gruppo Dolomiti Energia? Non è scontata, per ora, la riconferma alla presidenza della commercialista Silvia Arlanch. Intanto, però, fa discutere la decisione del consiglio di amministrazione di proporre all'assemblea dei soci del 29 aprile (chiamata anche a rinnovare il vertice) di distribuire un dividendo pari a 12 centesimi di euro: «La decisione» osservano i segretari generali della Uil del Trentino, Walter Alotti, e Alan Tancredi della UilTec del Trentino- Alto Adige «suscita perplessità, ma non sorpresa».
Cda da rinnovare, i nomi in corsa. La governance di Dolomiti Energia Holding è frutto di un delicato equilibrio tra i soci pubblici di controllo: i due Comuni di Trento e Rovereto e la Provincia. Lo schema attuale è il seguente: al Comune di Rovereto la presidenza (oggi a Silvia Arlanch, succeduta al compianto Massimo De Alessandri), al Comune di Trento l'amministratore delegato (Marco Merler, a fine mandato) e alla Provincia la presidenza di FinDolomiti Energia (Carlo Moser), il veicolo paritetico con cui i tre enti pubblici controllano (47,8% del capitale) la holding dell'energia.
Adesso, però, lo scenario è mutato con la nomina di Stefano Granella, manager ex Enel in arrivo dal colosso A2A, a direttore generale e, in prospettiva, ad amministratore delegato, una volta raccolto il testimone da Merler. Sul nome di Granella, scelto con bando di concorso, alla fine i soci pubblici hanno trovato condivisione. È una doppia novità. Perché, dopo l'epoca di Sfefano Quaglino, la holding aveva rinunciato alla figura del direttore generale; e perché, come avviene in società di queste dimensioni, il dg sarà anche amministratore delegato.
Quale presidenza, allora? Con Silvia Arlanch, c'è stato più di un malumore in cda. A partire dalla nomina del direttore generale: la presidente avrebbe voluto procedere in autonomia, dopo la scrematura fatta dai consulenti di Egon Zehnder. E anche nei rapporti con alcuni soci privati, in particolare con Equitix, il fondo che possiede il 5% del capitale e che è in gara per rilevare (assieme a La Finanziaria Trentina, Fondazione Caritro e Tages) il 40% di Hydro Dolomiti Energia messo in vendita da Macquarie.
Di nomi alternativi ad Arlanch ne circolano, in questi giorni: da quello di Carlo Schönsberg, attuale presidente di Fondazione Caritro (azionista privato di peso in Deh (5,4%), a quello del predecessore in Caritro, Michele Iori, attuale caposindaco della holding, a Paolo Nicoletti, ex direttore generale della Provincia che supporta ancora il presidente Fugatti per il dossier Dolomiti Energia. Schönsberg è di Rovereto, come Arlanch, e, nel caso, dovrebbe lasciare la presidenza di Fondazione Caritro per incompatibilità.
Molto dipende dal socio Comune di Rovereto, dove si sta procedendo al rinnovo del consiglio comunale. La sindaca reggente, Giulia Robol, è chiamata a decidere nei prossimi giorni: decidere se confermare o meno il nome di Arlanch scelto dal predecessore Francesco Valduga. La commercialista Arlanch fa parte dello studio Monti - Matuella, che a Rovereto conta molto (Pietro Monti è stato sindaco). Pare difficile che Giulia Robol, candidata sindaco, punti su un nome alternativo.
Sono giorni di trattative, tra i soci pubblici. Qualunque sarà, la nuova governance della holding avrà sul tavolo i temi da anni irrisolti: il riassetto delle multiutily trentine sparse sul territorio e socie di Deh, fuori gioco in un mercato dove contano player dalle spalle larghe e in cui la stessa Deh fa fatica a trovare spazio; le alleanze a sud, con le multiutility di Vicenza, Verona e Mantova; la fusione con la "collega" altoatesina Alperia; la quotazione in Borsa; l'incertezza del rinnovo delle concessioni delle grandi derivazioni idrolettriche in scadenza…
La Uil: «Si guardi a Bolzano». In questo contesto, arrivano le perplessità del sindacato. Uil e Uiltec hanno preso atto che il cda di Dolomiti Energia Holding ha approvato un bilancio 2023 che, grazie alla quantità di acqua che ha fatto girare le turbine dopo il siccitoso 2022, e grazie al venir meno della penalizzazione imposta dal governo per il caro energia, registra un utile record di 169,8 milioni di euro. Ragione per cui viene raddoppiato il dividendo proposto ai soci (da 6 a 12 centesimi per azione). «Si ripete il fenomeno abituale» osservano Alotti e Tancredi «per cui in Trentino la priorità dei soci pubblici e ovviamente di quelli privati è puntare a rimpinguare subito le casse, piuttosto che accantonare maggiori risorse per gli investimenti futuri come le ristrutturazioni del sistema di dighe ed impianti idroelettrici o magari acquisendo l'acquedotto di Trento, ancora non compreso nel sistema provinciale pubblico degli acquedotti».
La Uil invita invece a guarda all'Alto Adige dove Alperia ha deciso di lanciare i green bond: «Una emissione obbligazionaria da destinare agli investitori istituzionali e qualificati italiani e stranieri, ma anche alla platea indistinta dei risparmiatori nazionali e locali visto che il taglio minimo sarà di mille euro. Si va così a rafforzare in Alto Adige il rapporto con i territori in cui la società opera finanziando la strategia di sostenibilità del Gruppo. Una modalità tecnica» dicono Alotti e Tancredi «non troppo diversa da quella proposta da anni dalla Uil in Trentino (azionariato popolare diffuso del capitale sociale di Deh), ma con lo stesso obiettivo: redistribuire a tutta la popolazione, non solo ai soliti noti, il beneficio della risorsa comune idroelettrica, riducendo così la forza contrattuale, l'incidenza e l'interesse, legittimo peraltro, degli azionisti privati nella governance della maggiore società energetica trentina».