I giovani e il lavoro: è cambiato tutto, le imprese devono adeguarsi, già oggi una ditta su due fa fatica a trovare personale
Il veloce calo demografico si assomma ad una diversa concezione del lavoro: scelgono i posti che offrono più conciliazione con la vita, la famiglia, grazie a orari flessibili e benefit
TRENTO. Nella prospettiva della Camera di Commercio di Trento è l’occasione per una riflessione condivisa sul futuro del lavoro e dell’impresa, un modo per orientarsi nel mare sempre più agitato in cui l’economia e la società si trovano a navigare. E’ “CamLab: dialoghi su impresa e innovazione”, un evento organizzato da CCIAA e Accademia d’Impresa, giunto quest’anno alla sua seconda edizione ed articolato in una serie di incontri pomeridiani sulle sfide che il mondo delle organizzazioni si trova ad affrontare in uno scenario globale sempre più imprevedibile, dominato da nuove guerre, nuove tecnologie, nuove visioni del mondo.
Oggi a Palazzo Roccabruna, si è tenuto il primo appuntamento dell’edizione 2024 dal titolo: “Le difficoltà di reperimento della manodopera: gli orientamenti culturali e le priorità alla base delle scelte lavorative delle nuove generazioni".
Nel suo intervento introduttivo il presidente della Camera di Commercio Giovanni Bort ha citato alcuni dati che sintetizzano la fase di emergenza che le pmi trentine stanno attraversando nella ricerca dei collaboratori. “
«l primo dato viene dall’indagine Excelsior, realizzata da Unioncamere: in provincia di Trento dal 2019 ad oggi le figure per cui le imprese hanno segnalato difficoltà di reperimento sono passate dal 26,1% al 55,1%, più di una su due. Il secondo elemento di riflessione ce lo fornisce l’ultima indagine congiunturale presentata dal nostro ufficio studi. Più del 30% delle imprese che negli ultimi 12 mesi hanno incontrato problemi di reclutamento di manodopera hanno dichiarato di aver dovuto rivedere, in qualche modo, l’organizzazione e/o i volumi della loro attività: si va dalla rinuncia a ordini e commesse, al ritardo nella consegna di lavori e prodotti, al ricorso ad altre imprese per lo svolgimento di lavori programmati».
Una situazione tutt’altro che rassicurante le cui cause ha cercato di esplorare Daniele Marini, docente di Sociologia dei processi economici all’Università di Padova, editorialista del Sole 24 Ore, che nell’ambito dei sui interessi di ricerca si è occupato anche del background valoriale alla base delle scelte di vita e professionali delle nuove generazioni.
Marini ha sottolineato come il cambiamento di approccio al mondo del lavoro delle nuove generazioni sia frutto di due ordini di fattori, uno strutturale e l’altro culturale. Al primo sono da ricondurre fenomeni che agiscono sul lungo periodo di tempo come l’inverno demografico che stiamo vivendo: “Oggi in Trentino-Alto Adige la media dei figli per donna in età fertile è di 1,2; negli anni Settanta era di 2,6. Gli studiosi di demografia fissano il tasso di ricambio generazionale in 2,1; quindi siamo ben al di sotto del livello auspicabile”. L’Istat prevede che nel 20140 gli over 65 in Trentino-Alto Adige rappresenteranno il 30,9% della popolazione rispetto all’attuale 23,9%, i quattordicenni passeranno dal 13% al 12,7% e quelli compresi nella fascia fra i 15 e i 64 anni passeranno dal 63,1% di oggi al 56,4% del 2040.
Un altro fattore strutturale che cambia l’approccio al lavoro e che è alla base della cosiddetta fuga dei cervelli è rappresentato dalla scarsa mobilità sociale del nostro Paese: “I giovani – ha affermato Marini – vanno all’estero perché qui sentono che non riescono a realizzarsi”.
A questo si aggiunge anche la mancanza di un sistema centralizzato di orientamento scolastico-professionale a livello di Paese. “Questa è la ragione per cui i giovani non scelgono il percorso formativo sulla base delle previsioni della domanda del mercato, ma sulla base della reputazione sociale della professione”. E anche lo stesso percorso formativo oggi non basta più: “Studiare – ha proseguito Marini – è elemento necessario, ma non più sufficiente. Bisogna avere la possibilità di sperimentare il lavoro già a scuola, di avvicinare il mondo della formazione a quello delle professioni”.
Su questi elementi strutturali si innestano i cambiamenti culturali che caratterizzano la società moderna. “Dopo la pandemia – ha rilevato il docente – i giovani e le donne cercano soprattutto imprese attente alla conciliazione lavoro-famiglia. La seconda domanda dopo quella sul salario nei colloqui con le imprese è quella relativa all’offerta di smart working”.
Se poi si passa ad analizzare gli aspetti che contano per la scelta del lavoro, i giovani under 34 mostrano grande attenzione oltreché per lo smart working anche per la vicinanza a casa della sede, per la capacità dell’impresa di creare spirito di appartenenza, per i benefit offerti, e per la reputazione sociale dell’azienda. Insomma - conclude Marini - I giovani di oggi non danno meno importanza al lavoro rispetto alle generazioni precedenti, ma lo considerano un valore in “condominio” con altri valori, come la famiglia, le relazioni, il tempo libero. E’ il peso di questo valore che è calato: per questo oggi ritengo di possa parlare di light working, di un lavoro che ha un valore meno assoluto rispetto al passato e che deve convivere all’interno di un universo valoriale in cui altre esigenze reclamano fortemente il proprio spazio”.
La tavola rotonda che ha fatto seguito, ha visto la partecipazione di Maria Cristina Giacomello, responsabile risorse umane di Z.F., multinazionale impegnata nella realizzazione di trasmissioni per auto e nautica con sede a Padova e Arco, che ha testimoniato come oggi siano i candidati a scegliere l’impresa piuttosto che il contrario, con la conseguenza che la competizione fra le aziende si gioca sulla capacità di attrarre le migliori risorse umane.
Aldo Montibeller, esponente dell’Associazione artigiani della Provincia di Trento e presidente della categoria degli edili, ha ribadito la necessità di avvicinare i giovani all’artigianato già dalle scuole dell’obbligo perché “Il nostro settore, in particolare quello dell’edilizia, non è attrattivo e i giovani cercano altro. Sta alle nostre imprese comunicare che un cantiere edilizio oggi non è più quello di vent’anni fa”. Alberto Bertolini, vice presidente dell’Associazione albergatori della provincia di Trento, ha descritto un settore alberghiero in forte sofferenza nella ricerca di personale e in via di trasformazione per accrescere la propria attrattività soprattutto attraverso una maggiore conciliazione famiglia-lavoro.
L’11 aprile alle ore 14.30 il tema sarà quello del “saper fare” nell’incontro dal titolo: "La formazione per le imprese trentine: la centralità delle competenze per la competitività e lo sviluppo". Antonio Calabrò, giornalista, scrittore, direttore della Fondazione Pirelli, presidente della Fondazione Assolombarda, già direttore editoriale del gruppo Sole24 Ore, si confronterà con Gianluca Barbacovi, presidente della sezione provinciale della Coldiretti, Fausto Manzana, presidente di Confindustria Trento, Mauro Paissan, presidente di Confesercenti del Trentino e Roberto Simoni, presidente della Federazione trentina della Cooperazione.