Dolomiti Energia, Arlanch resta alla presidenza. All'assemblea del 29 aprile con le «liste» già definite
Fra soci pubblici e privati, si compone il quadro per la società dell’energia del Trentino: new entry l’ex direttore generale della Provincia, Nicoletti, nel cda
IL CAMBIO Dolomiti Energia in cerca di presidente, Arlanch non scontata
BILANCIO Dolomiti Energia, 2023 da record: utile netto di 169,8 milioni
TRENTO. Le caselle delle nomine in Dolomiti Energia Holding (Dhe) stanno andando a posto. I soci pubblici (pesano per il 63,8% del capitale) confermeranno alla presidenza Silvia Arlanch, commercialista di Rovereto che era subentrata - indicata dal Comune - al compianto Massimo De Alessandri.
I soci privati, che hanno diritto a 5 consiglieri su 12, avranno la vicepresidenza, affidata a Massimo Fedrizzi, direttore generale e amministratore delegato di La Finanziaria Trentina spa, che della multiutility è primo azionista privato attraverso FT Energia (6,98%). Tra i volti nuovi anche quello di Giuseppe Consoli, presidente uscente del Gruppo Itas.
Il patto parasociale del 2021 ha cercato di porre fine alla logica del “campanile” nelle nomine. Gli azionisti pubblici di riferimento, Provincia di Trento, Comune di Trento e Comune di Rovereto esercitano il controllo con il veicolo FinDolomiti Energia (48,5% del capitale). I due Comuni hanno anche una partecipazione diretta: 5,9% Trento, 4,3% Rovereto. Il patto in essere stabilisce che le nomine siano condivise. Sette i nomi pubblici che saranno proposti all’assemblea del prossimo 29 aprile: Silvia Arlanch alla presidenza, ma Rovereto, in accordo con il Comune di Pergine Valsugana, riporta in cda Manuela Seraglio Forti (presidente di AmAmbiente spa). Il Comune di Trento ripropone Chiara Tomasi (docente ad UniTn), ma il volto nuovo, per il cda, è quello del commercialista Michele Iori, attuale caposindaco di Deh.
Per la Provincia sono proposti Paolo Nicoletti, fino al 31 dicembre scorso direttore generale dell’ente, e Simone Canteri, direttore generale di Acsm Primiero spa, consigliere uscente. Il settimo nome è quello di Stefano Granella, il nuovo direttore generale della holding che a breve sarà nominato amministratore delegato: siederà nel cda, come ha fatto per vent’anni l’ad uscente, Marco Merler. Nicoletti, in realtà, era un nome gradito, di garanzia, anche per la presidenza. Ma ha pesato il rischio pantouflage: la norma prevede un periodo di “raffreddamento” di tre anni prima di assumere incarichi in società in cui si è intervenuti, nel caso di Nicoletti nella definizione del patto parasociale come dg della Provincia. La giunta Fugatti ha un parere in base al quale nulla osta per l’incarico di consigliere.
I soci privati si sono divisi in due liste, che vanno depositate entro lunedì. Da una parte, la cordata formata da Lft, Equitix (5%) e Fondazione Caritro (5,4%): con il 17,38% del capitale, tre posti sono assicurati. Accanto a Fedrizzi, vicepresidente, e Giuseppe Consoli (indicato da Fondazione Caritro), ci sarà il nome proposto da Equitix, che subentra a Fabio d’Alonzo. L’altra cordata “privata” è quella aggregata da Isa spa (finanziaria della diocesi) che da sola, con il 4,2%, non avrebbe diritto ad un consigliere essendo sotto il 5%. Una cordata tra Isa, i tre Consorzi elettrici di Storo, Stenico e Pozza di Fassa, Enercoop e i quattro Bim-Bacini imbriferi montani.
Qui il problema è definire chi sarà il capolista e avrà quindi un posto certo in cda: i quattro Bim, che sono soggetti pubblici, puntano su Claudio Cortella, vicesindaco di Storo e presidente del Bim del Chiese. Renato Dalpalù, per Enecoop srl, propone invece che il capolista sia Giorgio Franceschi, amministratore delegato di Isa e vicepresidente uscente di Deh.
Irrisolto è poi il nodo della prelazione che Deh può esercitare sul 40% di Hydro Dolomiti Energia che la cordata Equitix, Tages, Lft e Fondazione Caritro stanno acquistando: operazione tra i 380 e i 400 milioni. Fugatti ne parlerà con i sindaci di Trento e Rovereto nei prossimi giorni. La soluzione più probabile è un accordo con i privati acquirenti, per cui Deh rileverebbe una quota, non più del 10% messo in vendita dal fondo Macquarie. Per Deh, un esborso tra i 38 e i 40 milioni di euro. La domanda è: a che pro, posto che Deh già esercita, con il 60%, il controllo su “Hydro” che ha in mano il business delle concessioni idroelettriche in scadenza?