Vigili del fuoco / I nostri corpi

L’urlo del vento di Vaia, il terribile incendio di Pasqua: ecco la grande squadra dei vigili del fuoco di Pergine

Comincia dalla Valsugana il viaggio dell'Adige nel mondo dei pompieri volontari del Trentino. L'intervista al presidente Pompermaier, la storia secolare del corpo, tutti i nomi dei vigili in servizio e le foto più belle
EPISODIO 1 Un modello che l'Italia ci invidia
GALLERY Spirito di squadra
VIDEO L'intervista al comandante Pompermaier

di Renzo Moser

Ci sono gli incendi, le fiamme, lingue di fuoco che divorano tutto; ci sono gli incidenti, a volte drammatici e tragici; ci sono i soccorsi e le ricerche di persone scomparse.

Ma, oltre all’emergenza, quella vera, c’è anche tanto altro: mille richieste, le più diverse, alcune delle quali ci fanno persino sorridere. Vicinanza, disponibilità, solidarietà: sono queste, forse, le tre parole che meglio descrivono l’essenza stessa di una istituzione secolare che rappresenta da sempre un motivo d orgoglio per il Trentino. I vigili del fuoco volontari sono tutto questo.

Una presenza discreta ma vicina a ogni comunità trentina, anche alla più piccola; una squadra di donne e uomini sempre disponibili e pronti a scattare quando il cicalino del cercapersone entra in funzione; un movimento capace di mettersi in moto in brevissimo tempo anche quando ad aver bisogno sono gli altri: che si tratti di terremoti, alluvioni o altri disastri, la solidarietà dei pompieri volontari non è mai in discussione.

È quello che stiamo toccando con mano nei primi passi del nostro bellissimo viaggio alla scoperta di tutti i corpi dei vigili del fuoco presenti in Trentino. Partiamo oggi, dopo l’intervista al presidente della Federazione Luigi Maturi, con la presentazione del primo corpo, quello di Pergine Valsugana che, per numero di effettivi 874) è il più grande del Trentino.

È guidato, dal 2022, da Michele Pompermaier (a destra nella foto con il vicecomandante, Massimiliano Martinelli), che ci guiderà in questo racconto.

L'INTERVISTA AL COMANDANTE

Michele Pompermaier ha deciso di fare il vigile del fuoco per le stesse ragioni che, molto probabilmente, hanno spinto tanti giovani a intraprendere quella strada: rimase affascinato, da ragazzo, vedendo i pompieri in azione, impegnati a spegnere un incendio. Da manuale. Oggi, dopo quasi 30 anni, è al comando del Corpo dei vigili del fuoco volontari di Pergine Valsugana, il più grande, per numero di effettivi, del Trentino.

Comandante Pompermaier, partiamo da qui. Come si gestiscono tante teste?

In effetti siamo in tanti… Bisogna confrontarsi e saper trattare con tutte le persone che ti circondano. Cambia la prospettiva, bisogna fare in modo di convogliare le energie e le capacità di ognuno verso un obiettivo comune. Per contro, si diventa un punto di riferimento per tante persone, anche in relazione ai loro problemi, che possono talvolta interferire con il servizio. Anche gestire gli ingressi nel gruppo richiede attenzione.

Quali sono oggi il ruolo e la funzione dei vigili del fuoco nella comunità trentina?

Partiamo da una prima considerazione: il corpo dei vigili del fuoco è un punto di riferimento fondamentale per il sindaco, che in caso di problemi o emergenze, in particolare di protezione civile, ha un interlocutore pronto. Teniamo conto, inoltre, del fatto che il corpo dei pompieri è a sua volta una istituzione, non una associazione. Un’istituzione prevista negli statuti comunali. Se vogliamo sintetizzare al massimo: non può esistere un comune senza vigili del fuoco e viceversa. Poi, i pompieri rappresentano un punto di riferimento per i cittadini e per la comunità, non solo in caso di emergenza: pensiamo alle feste, alle ricorrenze in paese, a qualsiasi evento. Noi ci siamo sempre.

Negli ultimi anni la professionalità dei vigili del fuoco volontari è molto aumentata. Siete più preparati di un tempo?

Diciamo che la nostra preparazione è al passo con i tempi. Una volta le attrezzature erano poche, così come è cambiata la complessità dei materiali da costruzione e delle abitazioni stesse. Sono cambiati i metodi di spegnimento, i mezzi utilizzati, la velocità di intervento. Cerchiamo di stare al passo.

Perché al giorno d’oggi un giovane decide di fare il pompiere?

Beh, penso che i giovani siano attratti dagli interventi, soprattutto sugli incendi, dall’idea di fare parte di una squadra, di un gruppo all’interno del quale le differenze, anche di età, e le distinzioni si annullano. Un gruppo nel quale si può imparare ma anche divertirsi.

A lei come andò?

Io mi ricordo di aver assistito all’intervento di spegnimento di un incendio, e di aver pensato, in quel momento, che mi sarebbe piaciuto fare la stessa cosa. È andata così. Non credo che a quell’età la molla di tutto sia la volontà di fare del bene, di mettersi a disposizione degli altri. Quella consapevolezza arriva dopo, con il passare del tempo.

A questo proposito, da quanto tempo è vigile del fuoco?

Sono entrato negli allievi nel 1990, e lì sono rimasto fino al 1995. Dl 1996 al 2004 sono stato vigile, poi fino al 2009 caposquadra, capoplotone fino al 2017, vicecomandante fino al 2022 e quindi comandante.

Spesso quello del pompiere volontario è un impegno che passa di generazione in generazione.

Sì, abbiamo tanti pompieri che proseguono una tradizione familiare, in alcuni casi addirittura secolare. Non è il mio caso, io sono stato il primo in famiglia.

Michele Pompermaier comanda i vigili del fuoco di Pergine: «Siamo un punto di riferimento per la comunità»

Michele Pompermaier ha deciso di fare il vigile del fuoco per le stesse ragioni che, molto probabilmente, hanno spinto tanti giovani a intraprendere quella strada: rimase affascinato, da ragazzo, vedendo i pompieri in azione, impegnati a spegnere un incendio. Da manuale. Oggi, dopo quasi 30 anni, è al comando del Corpo dei vigili del fuoco volontari di Pergine Valsugana, il più grande, per numero di effettivi, del Trentino.

Si vede all’orizzonte qualche criticità nell’attrarre nuove leve?

No, tutt’altro. Noi dobbiamo dire anche dei no. Dalla domanda all’effettivo ingresso possono passare anche due anni, sia per gli allievi che per gli adulti.

Quali sono le situazioni di emergenza più frequenti che siete chiamati ad affrontare?

Se consideriamo le situazioni più gravi, direi gli incendi di appartamenti e tetti, una quindicina all’anno. E ci sono gli incidenti stradali, 62 nell’ultimo anno.

Poi ci sono le chiamate meno urgenti, come il proverbiale gatto sull’albero.

C’è anche quello, ma i servizi tecnici sono molteplici: apertura porte, sblocco ascensori, allagamenti, pulizia delle strade, danni da maltempo. Le faccio un esempio: nel luglio del 2023 abbiamo fatto 90 interventi: due o tre casi di temporali, e per il resto tutto bonifica vespe e e calabroni.

Vespe a parte, quali sono gli interventi che più vi mettono alla prova?

Sicuramente gli incidenti e gli incendi. La difficoltà consiste anche nel fatto che, per quanto un vigile del fuoco sia ben addestrato, in certe situazioni si trova sempre di fronte a imprevisti e casi inediti. E allora bisogna sapere improvvisare. Lo si fa con una formazione solida alle spalle, ma alla fine, ripeto, ci si trova di fronte a qualcosa di nuovo. Serve anche un po’ di fortuna, a volte.

In oltre 30 anni di attività da pompiere ne avrà viste di tutti i colori: quale è stato il momento più duro?

Sono tanti, ma forse quello che ricordo con più emozione è Vaia. Sono rimasto in servizio tre giorni ininterrotti. Eravamo in tantissimi. L’urlo di quel vento me lo ricordo ancora, ed è indescrivibile. Mi ricordo quando eravamo sulla ss 47 della Valsugana, più o meno sotto Tenna: una folata terribile di vento ha sollevato il tetto di una villetta e lo ha depositato sulla strada, davanti a noi. Ricordo anche il grosso incendio a Pergine, il giorno di Pasqua del 2021, con una dozzina di appartamenti in fiamme.

Invece nella gestione quotidiana, quali sono le criticità e i problemi che dovere affrontare?

Beh, della gestione delle persone abbiamo già parlato. Poi c’è una crescente pressione della burocrazia. Ci stanno paragonando a un ente pubblico, e questo rischia di diventare la nostra rovina: se si applica quella burocrazia al volontariato, sono guai. Inoltre, in un corpo grande come il nostro, anche la gestione amministrativa è complessa. Gestiamo, con il direttivo, un budget di circa 200mila euro.

Diciamo che è un vero e proprio lavoro…

Sì, è un lavoro. Anche perché ogni piccola spesa, giustamente, deve avere la sua giustificazione.

Come è formato il vostro direttivo?

Ne fanno parte comandante, vice, magazziniere e segretario. A questi ai aggiungono i 4 capi-plotone e altre persone che ci danno un aiuto, per un totale di 13 persone.

Torniamo ai giovani: non è più così raro vedere, tra gli effettivi dei volontari, anche delle ragazze. Una presenza che, almeno sfogliando le foto storiche, sembra essere inedita.

Da noi sono quattro, in questo momento. Ma ormai nessuno ci fa più caso. Le cose sono cambiate e stanno cambiando. Non ci sono ostacoli. E lo stesso vale per i “nuovi” trentini, stranieri di seconda generazione. Sono distinzioni che, nell’ambito del corpo, spariscono in fretta. Qui conta la persona, non altro.

Che presenza garantite in caserma?

Noi prestiamo servizio sempre nel fine settimana, il sabato pomeriggio e la domenica tutto il giorno. Il sabato dalle 13.30 alle 19 e la domenica dalle 8 alle 19 c’è sempre una squadra con sette persone. E due persone fisse la notte. Al di fuori di questi turni, ognuno ha poi il cerca-persone, sette giorni su sette e 24 ore al giorno: in caso di allarme scatta la convocazione in caserma.

Avete partecipato anche a missioni al di fuori del Trentino?

Sì certo, credo a tutti i terremoti, per esempio. L’ultimo intervento è stato per l’alluvione in Emilia. Mi hanno chiamato alle 8 di sera chiedendomi 4 persone pronte a partire con il gommone per mezzanotte. Una esperienza forte.

Chiariamo una volta per tutte un aspetto che in passato ha provocato anche spiacevoli polemiche. Un vigile del fuoco guadagna quanto esce in servizio?

No, niente. Il vigile del fuoco volontario non intasca un centesimo.

 


 

ECCO I NOMI DEI VIGILI DEL FUOCO DI PERGINE

  1. Michele Pompermaier
  2. Massimiliano Martinelli
  3. Massimo Casagrande
  4. Roberto Cecco
  5. Gianpietro Maoro
  6. Michele Roner
  7. Vincenzo Bonfiglio
  8. Daniele Carlin
  9. Renato Carlin
  10. Michele Lorenzi
  11. Sergio Petri
  12. Cesare Weiss
  13. Ivan Zampedri
  14. Alessio Zeni
  15. Luca Anderle
  16. Michele Anderle
  17. Anas Araid
  18. Filippo Bernardi
  19. Nicola Bianchini
  20. Claudio Biasi
  21. Mirko Bortolamedi
  22. Diego Bridi
  23. Claudio Brugnara
  24. Alessio Brugnara
  25. Jacopo Cagol
  26. Lorenzo Carli
  27. Claudio Carlin
  28. Linda Carlin
  29. Francesco Carlin
  30. Alex Casagranda
  31. Claudio Casagranda
  32. Tamara Casagrande
  33. Luca Cattarozzi
  34. Fabiola Chiesa
  35. Andrea Conci
  36. Erick Conci
  37. Daniele Curzel
  38. Diego Eccel
  39. Lorenzo Facchinelli
  40. Stefano Ferrari
  41. Roberto Fontanari
  42. Mauro Fontanari
  43. Maurizio Gabban
  44. Mauro Giuriali
  45. Claudio Iobstraibizer
  46. Maurizio Laner
  47. Marco Leonardelli
  48. Guido Lunelli
  49. Sebastiano Lunelli
  50. Valerio Marchesini
  51. Nicholas Motter
  52. Tommaso Negriolli
  53. Alessandro Oss
  54. Francesco Oss
  55. Dino Oss Papot
  56. Matteo Pallaoro
  57. Mario Pallaoro
  58. Nicolò Paoli
  59. Davide Petri
  60. Roberto Pilati
  61. Gabriele Pinamonti
  62. Carlo Pintarelli
  63. Davis Pirola
  64. Florin Alexander Ples
  65. Fabio Poletto
  66. Alessio Raffini
  67. Diego Ravanelli
  68. Luca Roccabruna
  69. Luca Roner
  70. Luca Saggiorato
  71. Stefano Sartori
  72. Luca Sartori
  73. Andrea Weiss
  74. Martina Zanei

 


 

LA STORIA del corpo di Pergine

di LUIGI OSS PAPOT

Ufficialmente, la storia del corpo dei vigili del fuoco volontari di Pergine inizia 159 anni fa. Ma di certo, ancora prima di quell’anno, esistevano delle persone, dei pompieri, addetti allo spegnimento di incendi in città, anche se non sotto l’egida e la “protezione” di un corpo vero e proprio, formalmente costituito.

Il centro di Pergine era stato suddiviso, nel 1853, in otto quartieri con a capo dei sorveglianti; ogni quartiere aveva a disposizione delle macchine idrauliche alle quali erano assegnati dei pompieri.

Il Corpo dei Pompieri di Pergine è stato quindi riorganizzato nel 1865, data ufficiale di costituzione. Il Comune di Pergine, con la delibera del 9 maggio 1864, accettò le proposte dell’“Ispettore generale” delle macchine idrauliche Francesco Sartori per la riorganizzazione del personale e il servizio dei pompieri.

Dai documenti d’archivio, nel 1869 emerge che il Corpo dei pompieri era composto da “un Ispettore, un sotto Ispettore, un sergente, un caporale, un macchinista, 12 pompieri. E possedeva 5 macchine idrauliche, scale, mannaie, ramponi, tela pel salto, maniche per le macchine, un carro di servizio”.

All’epoca, e per diversi anni poi nel corso del Novecento, quasi in ogni frazione del perginese vi era un corpo di pompieri staccato con tutte le sue attrezzature, che curava quella singola porzione di territorio. Nel 1876 sono nominati i pompieri di Costasavina, Roncogno, Madrano, Serso, Canezza.

Nei vari paesi il corpo dei pompieri si è costituito: a Canezza e Portolo nel 1877; a Canale nel 1902; a Ischia prima del 1896; a Madrano nel 1879; a Nogarè nel 1882; a Roncogno nel 1882; a Susà nel 1881; a Viarago prima del 1893; a Vigalzano nel 1876.

Nel 1900 i pompieri nei Comuni del Perginese erano: a Pergine 23, a Canezza 10, a Castagné 9, a Costasavina 6, a Ischia 9, a Madrano 10, a Roncogno 8, a Serso 8, a Susà 6, a Vigalzano 10, a Viarago 10, a Mala 8.

Nel 1925 il corpo si ricostituì nuovamente, secondo le indicazioni della Federazione dei corpi dei pompieri della Provincia di Trento, il cui statuto fu approvato dall’assemblea dei comandanti il 13 giugno 1908 proprio a Pergine, su iniziativa del podestà di allora e comandante dei pompieri, Carlo Moser. E da tanti piccoli corpi o gruppi sparsi per il perginese, dagli anni Cinquanta l’unico corpo è quello di Pergine, che è passato dalla prima caserma ai piedi del municipio a quella più ampia in piazza Gavazzi (nel retro della filanda), fino ad arrivare negli anni Novanta all’attuale caserma in viale dell’Industria: un vero e proprio polo della protezione civile (con i vicini Soccorso Alpino, Croce Rossa, Trentino Emergenza, carabinieri).

Oggi, lo si capisce bene, a distanza di così tanti anni, con l’evoluzione che è stata richiesta ai vigili del fuoco nei loro interventi, la situazione è molto cambiata. La tecnologia ha fatto passi da gigante, i mezzi e le tecniche a disposizione dei vigili in ogni tipo di scenario permette di ottenere la massima efficienza non sottovalutando mai la sicurezza.

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