Truffa delle sim card a 57 clienti, a Trento chiesto il processo per cinque indagati
Nel mirino di una società con sede nel capoluogo e quattro punti vendita in provincia: secondo l'accusa, approfittando della disponibilità di dati della clientela, attivavano utenze telefoniche ed eseguivano attivazioni di utenze e presunte vendite di telefonini con relativi addebiti rateali
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TRENTO. I finanzieri del comando provinciale di Trento hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo di beni e disponibilità finanziarie pari a circa 80.000 euro nei confronti di 5 soggetti - 4 italiani ed una uruguaiana - indagati in concorso tra loro per l'ipotesi di reato di truffa aggravata, sostituzione di persona, violazione del codice della privacy, frode informatica con accesso abusivo a sistemi informatici e telematici e falsità in registri e notificazioni soggette a controllo dell'autorità.
Le indagini - condotte dalle Fiamme Gialle del Nucleo di polizia economico-ginanziaria Trento e coordinate dalla locale Procura della Repubblica - scaturite a seguito di una querela presentata da un pensionato che si era visto addebitare sulla propria carta di credito l'attivazione di una sim card intestata al coniuge già defunto, hanno messo in luce gravi irregolarità penali poste in essere, dal 2020 al 2022, dai titolari e dipendenti di una società con sede a Trento, operante con quattro punti vendita presenti in tutto il trentino, nel settore della vendita ed assistenza di cellulari e servizi connessi alla telefonia mobile.
Le complesse investigazioni - eseguite mediante, mirati accessi e perquisizioni, acquisizione di dati informatici ed escussione in atti di diversi testimoni - hanno disvelato che gli indagati, approfittando della disponibilità di dati della clientela, attivavano utenze telefoniche ed eseguivano presunte vendite "a rate" di cellulari utilizzando i dati anagrafici e bancari degli ignari clienti - conservati nel registro anagrafico centralizzato del gestore di telefonia - al fine di incrementare gli obiettivi delle vendite degli esercizi commerciali.
L'analisi degli elementi acquisiti alle indagini, anche grazie alla collaborazione del gestore telefonico, ha permesso di scoprire che gli amministratori e i dipendenti della predetta impresa, mediante l'apposizione di firme apocrife apposte all'insaputa degli intestatari dei contratti di vendita, nel periodo investigato, hanno perpetrato una truffa nei confronti di 57 consumatori (prevalentemente persone anziane) attivando a loro nome oltre 900 sim card e fittiziamente ceduto 62 smartphone.
In altri casi, maneggiando il telefonino dell'inconsapevole utente, che si era recato presso l'esercizio commerciale per alcune disfunzioni e/o aggiornamenti delle applicazioni software, venivano attivati dei servizi di telefonia a pagamento non richiesti.
L'addebito rateale sul conto corrente o sulla carta di credito del consumatore della cessione del telefonino o dei predetti servizi a pagamento rendeva meno evidente il costo per la vittima. Successivamente, le sim formalmente attivate ed i cellulari apparentemente venduti, rimasti in negozio, venivano ceduti a terzi soggetti "in nero" o con scontrini riportanti voci generiche. Le condotte sopra indicate consentivano all'impresa sia di far apparire raggiunti standard e budget di vendita, in realtà mai conseguiti con evidente danno per il gestore di telefonia che elargiva premi e bonus commerciali, sia di introitare per sé il corrispettivo della cessione delle predette sim e cellulari.
Tenuto conto del quadro probatorio acquisito e delle responsabilità emerse a carico degli indagati, la Procura della Repubblica di Trento ha richiesto ed ottenuto dal gip del locale Tribunale il sequestro preventivo frutto dell'attività illecita, pari al guadagno, circa 80 mila euro, conseguito dalla società dalla vendita dei predetti prodotti e servizi.
In fase di esecuzione del provvedimento giudiziario, le Fiamme Gialle trentine hanno, quindi, eseguito il sequestro di disponibilità finanziarie depositate sui conti correnti degli indagati e di un immobile.
Al termine delle indagini, tramite il Nucleo tutela privacy e frodi tecnologiche guardia di finanza, la società è stata segnalata al Garante per la protezione dei dati Personali affinché valutasse la condotta degli amministratori della predetta impresa ai fini della normativa sulla privacy. Tale Autorità, a seguito di apposita istruttoria, dopo aver riscontrato la violazione dei principi di liceità e correttezza del trattamento dei dati personali, ha emesso nei confronti della società trentina la sanzione amministrativa pari a 150.000 euro.
All'esito delle investigazioni l'autorità giudiziaria ha emesso il decreto di chiusura delle indagini, confermando i capi d'accusa nei confronti 5 soggetti e formulato la richiesta di rinvio a giudizio.