Truffa / Il caso

Indiano nei guai: all'esame della patente presso la Motorizzazione con auricolari e microcamera

L’arrivo in sede di esame degli agenti della volante ha permesso un controllo mirato del soggetto, con perquisizione: è stato così scoperto che il giovane nascondeva sotto la felpa un auricolare, un microvideoregistratore ed un router, dunque un sistema completo per farsi suggerire a distanza le risposte esatte

I DATI Tanti bocciati in Trentino Alto Adige

di Marica Viganò

TRENTO. Il “trucco” ormai sembra non funzionare più: tentare l’esame della patente con microcamera e auricolari è tecnica ormai prevedibile. Dopo l’operazione dei giorni scorsi a Brescia che ha portato alla scoperta di un’associazione che garantiva “patenti facili”, e dopo gli stranieri (fra cui uno residente in Trentino) “pizzicati” alla Motorizzazione di Belluno, anche a Trento è stato trovato un candidato con il kit per avere un suggerimento in diretta sulle risposte da dare ai quiz. L’allarme è partito dalla Motorizzazione di Trento ed i funzionari hanno chiesto l’intervento della polizia.

Ad insospettirli è stato uno straniero, un giovane nato in India, che non parlava bene l’italiano e si comportava con fare circospetto. L’arrivo in sede di esame degli agenti della volante ha permesso un controllo mirato del soggetto, con perquisizione: è stato così scoperto che il giovane nascondeva sotto la felpa un auricolare, un microvideoregistratore ed un router, dunque un sistema completo per farsi suggerire a distanza le risposte esatte. Per l’indiano, che ha 23 anni, è scattata la denuncia a piede libero. Sono in corso accertamenti per verificare i possibili collegamenti con i soggetti identificati nelle vicine province.

La scorsa settimana era stato denunciato un altro straniero residente in Trentino, che - come accennato - stava per affrontare l’esame alla Motorizzazione di Belluno con il kit. Segnalati altri due stranieri residenti in Veneto. In quell’occasione gli agenti della polizia stradale avevano individuato e denunciato anche il “quarto uomo”, della provincia di Brescia: si tratta del soggetto che all’esterno smerciava la strumentazione per i collegamenti con i “suggeritori”.

L’indagine di Belluno non si ferma: come nel caso di Brescia, si teme che dietro al commercio delle “patenti facili” ci sia un sodalizio con giro di affari nella vendita di microcamere e microauricolari. Si tratta di tecnologia che si collega via bluetooth e con wifi (con router o cellulari sempre nascosti addosso) ai dispositivi dei complici, ossia di soggetti che operano a distanza con il ruolo di “suggeritori” per aiutare a superare l’esame coloro che non conoscono bene l’italiano o le regole della strada. 

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