Lo zio di Chico Forti: "Siamo stressati e amareggiati, il caso giudiziario è diventato politico"
Sfogo di Gianni Forti, dopo la gioia per il rientro in Italia del nipote, da ieri detenuto nel penitenziario di Verona. Meloni: "Dopo 24 anni di carcere negli Usa, penso fosse giusto per Chico tornare in Italia e riabbracciare sua madre"
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IL CASO Forti nel carcere di Verona: chiede di andare dalla madre
IL PUNTO Le prossime tappe per Forti, da oggi a Verona
TRENTO. "Siamo un po' stressati e amareggiati, il rientro di Chico è stato funestato da amarezza", ha detto ieri Gianni Forti intervistato a Zona Bianca su Rete4 dopo il rientro in Italia di suo nipote Chico Forti che ha scontato 24 anni in carcere negli Usa per omicidio.
Gianni Forti ha contestato la definizione di "assassino" per suo nipote, facendo presente che lui ha partecipato a tutta l'istruttoria del processo negli Usa e che suo nipote "è stato processato in una maniera molto particolare". "Abbiamo ingoiato questa tragedia per 25 anni", ha aggiunto Gianni Forti.
"Il caso da giudiziario ora è diventato politico", ha detto Gianni Forti. "Speriamo che quando Chico incontrerà la mamma nessuno scriva che la mamma ha abbracciato un assassino", ha aggiunto Gianni Forti.
Questa mattina, lunedì, ha parlato anche Giorgia Meloni, ospite di Mattino Cinque, su Canale 5: "Perché tanta soddisfazione per Chico Forti? Perché lo da diversi anni, seguivo le vicende e il suo caso, conosco la sua famiglia, sono contenta per una madre che può riabbracciare il figlio, sono contenta di aver mantenuto l'impegno, sono riuscita dove altri non sono riusciti.
È una bella pagina per il governo le nostre autorità. Ringraziamo i colleghi statunitensi per la collaborazione, dopo 24 anni carcere penso fosse giusto per Chico tornare in Italia e riabbracciare sua madre", ha concluso la premier.
Dopo il rientro da Miami a Roma, ieri Chico Forti è giunto nel carcere di Verona. Sempre dietro le sbarre, ma più vicino a casa. E con la prospettiva di rivedere dopo ben 16 anni la madre 96enne. Per Chico Forti, l'ergastolano trentino rientrato sabato in Italia dopo 24 anni di condanna scontati in Florida, gli ultimi giorni sono stati pieni di emozioni e di speranza.
Il 65enne ha passato la sua prima notte del rientro in patria nel carcere di Rebibbia, dopo essere stato accolto dalla premier Giorgia Meloni al suo arrivo all'aeroporto militare di Pratica di Mare. In mattinata, a bordo di un mezzo della polizia penitenziaria, è stato trasferito nel carcere di Verona.
La sua prima richiesta, rivedere la madre: "è per lei che mi sono mantenuto così, spero di poterla visitare presto. Non vedo l'ora di riabbracciarla", ha detto.
E al parlamentare Andrea Di Giuseppe, unico di Fratelli d'Italia eletto all'estero, che è andato a trovarlo nel carcere di Verona ha confidato gli auspici per il suo futuro: "Spero un giorno di stare in Italia da uomo libero perchè sono innocente".
Ma la cosa per ora più importante per Forti è rivedere l'anziana madre. In un appello rivolto lo scorso anno alla premier, Maria Loner Forti ha ricordato l'ultima volta che aveva visto il figlio: "Andai a trovarlo in carcere in America per i miei 80 anni. Poi non ho più avuto la forza di muovermi. Avevo perso quasi tutte le speranze. Poi Chico, ogni volta che lo sentivo, mi esortava a resistere fino a quando non lo avessi ancora abbracciato. E così ho sempre fatto". Appena arrivato nell'istituto di pena scaligero l'uomo ha compilato ed inoltrato agli uffici competenti la richiesta di avere un permesso urgente per raggiungere Trento e vedere l'anziana donna. La domanda per il permesso, che sarà di poche ore, deve essere vagliata ed accordata dal Tribunale di sorveglianza.
Secondo il legale, Carlo Della Vedova, "non è possibile il diniego" della richiesta, visto che è "un diritto di tutti i detenuti". Una decisione potrebbe dunque essere imminente, tenendo anche conto che il trasferimento a Verona, inizialmente preventivato per lunedì, è stato invece anticipato di un giorno. I passi successivi, per Forti, punteranno ad ottenere la libertà condizionale. Un beneficio - non previsto con la sua condanna negli Usa dove vige il 'fine pena mai'. 'lifetime without parole - che si può concedere "dopo 26 anni dall'applicazione dell'ergastolo e se il condannato ha dimostrato condotta irreprensibile".
Allo scadere del 26° anno - manca poco più di un anno - potrebbe così uscire dal carcere e cominciare il periodo di cinque anni di libertà vigilata al termine del quale, se non avrà commesso ulteriori reati, potrà ottenere la piena libertà. L'uomo potrà ricevere visite.
Una delle prime quella di Andrea Di Giuseppe, 'facilitatore' per il trasferimento del condannato in Italia: "In tutto il mondo - ha spiegato - ci sono oltre duemila italiani in prigione, la metà dei quali in regime di carcere preventivo. Farò di tutto per continuare il mio lavoro a garanzia di un giusto processo per chi non ne ha ancora avuto uno, per far liberare chi è innocente e far trasferire in Italia chi deve finire di scontare la sua pena, se le leggi internazionali lo permetteranno".