Il ritorno / La storia

Chico Forti a Trento, ha abbracciato la mamma: sotto casa centinaia di persone

Ad aspettare l'ergastolano appena rientrato in Italia dopo 24 anni negli Usa, c'erano anche lo zio Gianni e il fratello Stefano. L'arrivo a Trento nel primo pomeriggio e la partenza per il rientro al carcere di Verona poco prima delle 19

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TRENTO. Quattro ore: questa è la durata massima del permesso concesso a Chico Forti, che oggi nel primo pomeriggio ha potuto finalmente riabbracciare dopo tanti anni la madre Maria Loner: la donna, che ha compiuto a febbraio i 96 anni non vedeva il figlio dal 2008. A causa dell'avanzare dell'età, per lei era infatti diventato impossibile viaggiare e raggiungere gli Stati Uniti dove il figlio era recluso.

La partenza di Forti per il rientro al carcere di Verona è avvenuta poco prima delle 19.

Una giornata dunque da ricordare sia per la famiglia Forti che per l'intera città di Trento, soprattutto dal punto di vista umano: dopo tanto aspettare e sperare, infatti, il 65enne trentino che negli ultimi 24 anni era rimasto rinchiuso in un carcere della Florida a causa di una pesantissima accusa di omicidio, oggi alle 13 potrà così rivedere la donna che gli è più cara, colei che ha sempre resistito «come una roccia», mentre il mondo stava crollando addosso all'ex atleta e a tutta la sua famiglia, agli amici, alla moglie e ai suoi tre figli americani.

Oggi è una giornata importante: il tempo di quattro ore, che sarà interamente trascorso nell'appartamento in piazza General Cantore a Trento dove vive mamma Maria, sarà al netto dei trasferimenti dal carcere di Verona, dove Chico è stato destinato, e il detenuto sarà scortato dalla polizia penitenziaria. Ad aspettare Chico con emozione e gioia ci sarà anche il fratello Stefano, mentre il papà Aldo non ha retto al dispiacere ed è mancato nel 2001.

L’arrivo di Chico a Trento scortato dagli agenti

Quattro ore: questa è la durata massima del permesso concesso a Chico Forti, che oggi alle 13 ha potuto finalmente riabbracciare dopo tanti anni la madre Maria Loner: la donna, che ha compiuto a febbraio i 96 anni non vedeva il figlio dal 2008. Ecco il momento dell’arrivo di Chico.

È questo dunque l'epilogo tanto atteso di una vicenda che si dipana nei decenni e che ha visto l'imprenditore ed ex surfista precipitare in un incubo quando nel 1998 gli venne attributo l'omicidio di un australiano di 42 anni, Dale Pike, e per questo motivo nel 2000 fu condannato all'ergastolo.

Solo negli ultimi tempi la situazione ha trovato una via d'uscita: dopo una sofferta ammissione formale della colpa (Chico si è sempre professato innocente) è stato infatti possibile procedere all'estradizione dagli Stati Uniti e trasferire la reclusione in Italia, come previsto dalla Convenzione di Strasburgo.

Intanto a Trento anche il Consiglio Comunale, nella seduta di ieri sera, ha voluto ricordare il rientro in Italia del concittadino che era detenuto in Florida. «È stato anche frutto dell'impegno reiterato delle istituzioni e della città di Trento» ha rimarcato il presidente Paolo Piccoli. «Abbiamo voluto sottolineare - ha ricordato Piccoli - l'appoggio e l'auspicio del Comune per un rientro di Chico, testimoniato anche dallo striscione "Chico Forti Free" esposto a Palazzo Thun. Per ora resterà qui, e poi si vedrà». Anche lo zoccolo duro dei suoi sostenitori, che da molti anni fanno parte del Comitato "Una chance per Chico", prosegue con l'attività di raccolta fondi, impegno e sensibilizzazione.

L'arrivo di Chico Forti a casa della madre nel quartiere di Cristo Re

Chico Forti, il 65enne trentino condannato all'ergastolo negli Usa al'ergastolo per omicidio e rientrato da pochi giorni in Italia, oggi è arrivato a Trento dal carcere di Verona accompagnato dagli agenti della polizia penitenziaria. Accolto in strada da un applauso dei presenti, ha potuto riabbracciare l'anziana madre 96enne, che non vede da 16 anni, e stare con lei alcune ore, in un appartamento nel quartiere di Cristo Re. Sotto casa di Forti grande folla di giornalisti, operatori e qualche curioso: nelle foto, l'arrivo, nel primo pomeriggio

«Smetteremo soltanto quando Chico sarà finalmente libero - precisa Lorenzo Moggio - anche se si tratterà di una libertà condizionata. L'importante è che arrivi il momento in cui Chico potrà tornare padrone della sua vita». Da sempre convinti dell'innocenza dell'amico, hanno lavorato instancabilmente per tutti questi ultimi vent'anni per non lasciare nulla di intentato: petizioni, sit in, raccolta firme.«In Florida - racconta Moggio - abbiamo preso in affitto un deposito per conservare le carte del processo. Si tratta di una mole gigantesca di materiale, oltre 40mila faldoni, e tra quei documenti ci sono tanti elementi che possono provare l'innocenza di Chico. Li abbiamo tenuti per anni, sperando di usarli un giorno anche per chiedere il risarcimento per ingiusta detenzione, ma ora che il capitolo relativo alla revisione del processo è definitivamente chiuso, dobbiamo capire cosa farne. In parte queste carte sono state digitalizzate, ed è stata una grossa spesa, ma ora non ha molto senso buttare via ancora soldi per pagare l'affitto del deposito. Aspetteremo qualche mese e poi sarà Chico a decidere».

Quanto al rientro in Italia con un aereo messo a disposizione dalla premier Meloni, gli amici di Chico ammettono che la cosa li ha un po' sorpresi, e che in realtà si aspettavano l'utilizzo di un volo di linea, ma non vogliono entrare nei dettagli. Al di là delle polemiche, il Comitato è molto soddisfatto: «L'unica speranza ora? Che qualcuno abbia un pentimento tardivo e confessi l'omicidio di Pike, così da scagionare completamente Chico».

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