La famiglia di Max Lucietti: «Vogliamo sapere chi ha ucciso nostro figlio, nelle indagini anche superficialità»
In una lettera l'accorato appello dei genitori e del fratello contro la richiesta di archiviazione sul misterioso omicidio del giovane avvenuto a Celledizzo il 31 ottobre 2022
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TRENTO. «Vogliamo sapere chi ha ucciso nostro figlio e fino a quando non si saprà la verità, noi andremo avanti, senza indugio». Sono passati quasi 20 mesi dalla morte di Massimiliano Lucietti, ucciso da un colpo di fucile che lo ha raggiunto alla nuca la mattina del 31 ottobre del 2022. Aveva solo 24 anni Massimiliano, figlio di Roberto e Mirta, fratello di Mattia, e quella mattina era andato a caccia. E ha trovato la morte a nemmeno un chilometro di distanza dalla casa della famiglia a Celledizzo, in val di Peio.
La procura, dopo oltre un anno di indagini, ha chiesto l'archiviazione, ma la famiglia Lucietti non si è arresa e attraverso gli avvocati Giuliano Valer e Giulio Girardi hanno presentato opposizione.
«Lo chiediamo a tutti voi - spiegano Roberto, Mirta e Mattia in una sorta di lettera aperta - è mai possibile archiviare un figlio? Quali sono i principi, i valori, i diritti e doveri della vita di tutti noi essere umani? Da quasi due anni viviamo nel più profondo dolore per la perdita del nostro amatissimo Massimiliano».
Un dolore che permette di sopravvivere, non di vivere, e che li spinge a cercare, a chiedere di avere la verità sulla morte di Massimiliano.
«Le notizie sui social e sui giornali viaggiano alla velocità della luce,e molto spesso sono inesatte. Quindi la nostra esigenza di esporci ora, non è legata solamente a una "esigenza morale" come qualcuno ha insinuato alcuni giorni fa, ma lo facciamo perché vogliamo sapere la verità e avere giustizia, anche in questo mondo, per il nostro carissimo Massimiliano. Lo dobbiamo a lui, a noi e a tutte le persone che hanno avuto la fortuna di poterlo conoscere e amare. Noi siamo certi che nella vita ultraterrena, lui tutto questo l'ha già ricevuto da qualcuno onnipotente ed imparagonabile a tutti noi comuni mortali».
E la famiglia Lucietti torna a quel 31 ottobre. «Il giorno della tragedia - spiegano - siamo andati sul luogo dove era stato trovato il corpo di Massimiliano. E non nascondiamo il nostro stupore nel constatare che, nelle pur complesse ed intricate indagini, ci sono state, a nostro avviso, delle superficialità. A nostro modesto parere non tutto sarebbe stato compiuto con la dovuta meticolosità, cura e attenzione.
Ci permettiamo di fare alcune considerazioni anche sulla prova dello Stub. Non siamo esperti in scienze forensi, ma siamo in grado di capire che questo esame non ha portato a risultati certi, perché è noto che se la prova dello Stub viene effettuata dopo 3-4 ore dalla detonazione, tale esame perde completamente valore. Alla luce di un ritardo di circa 8 ore ci pare chiaro che la prova Stub non abbia alcuna valenza.
In conclusione, proprio perché consapevoli che siamo di questo mondo vogliamo e dobbiamo continuare a credere anche in questa giustizia terrena, confidando che il giudice incaricato dell'esame della nostra opposizione all'archiviazione non possa porre la parola fine a questa indagine senza che ci siano risposte certe alla terribile vicenda piena di contraddizioni che sono indubitabilmente emerse dagli atti di indagine e supportata dalle risultanze balistiche. Finché non sapremo il nome di chi ha tolto la vita al nostro Massimiliano, noi andremo avanti senza alcun indugio con l'affetto e la vicinanza di chi ci conosce bene».
Infine un'ultima precisazione da parte della famiglia: «A differenza di quanto letto, non abbiamo percepito un atteggiamento da "profilo basso" da parte di chi, volente o nolente, è coinvolto in questa vicenda».
Il fascicolo era stato aperto, a carico di ignoti, per il reato previsto dall'articolo 575 del codice penale, ossia omicidio volontario. Come ricordato, dopo più di un anno, la procura aveva chiesto l'archiviazione, ma gli avvocati della famiglia Lucietti hanno presentato opposizione. E perché lo hanno fatto lo hanno spiegato in maniera chiara Roberto, Mirta e Mattia.
Ora spetterà ora al giudice fissare una nuova udienza, all'esito della quale potrà decidere se archiviare il procedimento, suggerire ulteriori indagini o disporre che la procura formuli un'imputazione. Ma. D.