La Svp tende la mano a Meloni: astensione sul premierato, tutelata la rappresentanza dell'Alto Adige
Il partito sudtirolese ha deciso ieri sera l'atteggiamento sulla riforma attesa oggi dal primo ok del Senato, mentre le opposizioni di sinistra insorgono e scendono in piazza. Intanto, procede fra varie insidie il cammino parlamentare dell'autonomia differenziata
CONTRO Schlein: uniti in piazza per la Costituzione, contro violenze e attacchi squadristi
TRENTO. La Svp si asterrà durante il voto sulla riforma costituzionale che punta a introdurre il premierato voluto da Giorgia Meloni, modificando radicalmente la forma di governo e gli equilibrio fra esecutivo e Parlamento in Italia.
Il partito sudtirolese si asterrà, purché sia salvaguardato il diritto di rappresentanza dell'Alto Adige in entrambe le Camere.
Lo ha deciso il parlamentino del partito di raccolta dei sudtirolesi, ieri, 17 giugno, in serata a Bolzano.
Il premio di maggioranza viene visto "in modo molto critico", come anche un eventuale indebolimento del presidente della Repubblica a vantaggio del presidente del Consiglio.
"Tuttavia, una riforma costituzionale non deve essere valutata solo dal punto di vista attuale, ma anche a lungo termine e, soprattutto, al di là dell'attuale governo Meloni.
La riforma promette in prima linea una riduzione delle crisi di governo e più stabilità politica. Dal punto di vista nazionale l'iniziativa è comprensibile; come rappresentanti di una minoranza etnica, rimaniamo scettici", ha detto il presidente Svp Dieter Steger.
"Tuttavia, la Svp si asterrà in prima lettura, visto che, nel corso dei negoziati sulla riforma, è stato raggiunto il diritto costituzionale di rappresentanza dell'Alto Adige in aula, anche se il Parlamento dovesse essere ridotto nelle dimensioni. A lungo termine, questo rafforza la nostra posizione a Roma, motivo per cui ci asterremo", ha ribadito Steger.
Secondo il presidente Svp, "l'esito dei negoziati sul diritto di rappresentanza dell'Alto Adige alla Camera non è comunque scontato". Secondo Steger, la Svp a Roma deve sempre agire, "da caso in caso, per il bene dell'Alto Adige".
Ma se la Svp non si mette di traverso, le opposizioni annunciano battaglia dura.
Maggioranza e opposizioni sono pronte alla sfida su premierato e autonomia differenziata, in una giornata che si preannuncia infuocata.
Il centrodestra, in attesa oggi del primo ok del Senato sulla riforma costituzionale, si prepara all'accelerazione a palazzo Montecitorio sul ddl Calderoli.
Il centrosinistra, invece, è deciso a mettersi di traverso, dai banchi dell'emiciclo fino a piazza Santi Apostoli. Dove è convocata la prima iniziativa che vede quasi tutte le forze di opposizione unite su un palco.
Una sfida nella sfida, in cui il cosiddetto 'campo largo' si misura in una sorta di esordio verso la costruzione dell'alternativa di governo. Ma la partita è interna anche al fronte avversario, dove nessuna delle bandierine dell'alleanza di governo può essere lasciata indietro.
Dopo la bagarre in Aula alla Camera, con tanto di rissa e sospensioni, si intravede il rischio di un ulteriore rallentamento della riforma dell'Autonomia.
E così la maggioranza è già al lavoro per spianare l'iter parlamentare. Il timore è che a palazzo Montecitorio la temperatura possa tornare a salire.
Complicando la strada verso l'obiettivo: approvare la riforma dell'Autonomia entro giovedì, prima che la precedenza passi a diversi decreti in scadenza. Da qui, la calendarizzazione di una seduta notturna che potrebbe andare avanti ad oltranza fino all'approvazione. Al vaglio della maggioranza, anche l'inversione dell'ordine dei lavori in Aula.
Mossa che tuttavia finirebbe per innervosire ancora di più un'opposizione già sul piede di guerra. Dopo gli episodi violenti della scorsa settimana, però, la premier Meloni con i suoi è stata chiara: "evitare le provocazioni" e tirare dritto fino al primo 'sì'. Traguardo condiviso soprattutto dalla Lega, che vuole issare il prima possibile il suo vessillo. Mentre restano i dubbi nelle fila di Forza Italia, che sarebbe pronta a presentare circa 20 ordini del giorno per migliorare un testo che continua a non convincere gli amministratori azzurri del Sud.
Blindato, invece, il primo via libera del Senato al Premierato. Che potrebbe arrivare una mezz'ora prima dell'appuntamento che le opposizioni si sono date in un luogo simbolo per il centrosinistra. Piazza Santa Apostoli, lì dove l'Ulivo di Romano Prodi aveva sfidato e battuto il centrodestra.
E da lì le opposizioni intendono riprendere il filo di un discorso unitario.
Dall'inizio della legislatura ad oggi, in Parlamento c'è stata una battaglia comune, quella sul salario minimo. Fuori dai Palazzi, invece, solo qualche 'photo opportunity': dal Congresso della Cgil del marzo 2023 con il panel Elly Schlein- Giuseppe Conte- Nicola Fratoianni e Carlo Calenda, all'aperitivo di Campobasso, passando per il retropalco di Libera. A compattare la compagine giallorossa, oltre alle riforme, sono arrivate le scazzottate in Aula. A "violenze e intimidazioni", Pd, M5s e Avs rispondono lanciando lo slogan "difendiamo l'unità nazionale".
Conte invita a portare in piazza il tricolore, ma le bandiere saranno tante e multicolori. Ci saranno associazioni come Acli, Anpi e Arci, insieme alla Cgil.
Incerta la presenza di Landini. Le defezioni importanti, però, si registrano al Centro. Dopo un iniziale tentennamento,Calenda preferisce che Azione faccia battaglia in Aula, almeno per ora. Non ci saranno delegazioni del partito in piazza, anche se lo spiraglio resta aperto in vista del Referendum. Si spacca invece il tandem Renzi-Bonino.
Italia Viva, dopo una riunione, sceglie di non andare in piazza "al fianco di chi giudica il jobs act, la riforma della giustizia e le riforme costituzionali un pericolo per la democrazia", spiega la capogruppo al Senato Raffaella Paita.
Riccardo Magi di +Europa, invece, salirà sul palco insieme ai leader Schlein, Conte, Fratoianni e Angelo Bonelli.
Forse sarà l'occasione per una foto di gruppo ancora più 'larga' delle precedenti. Intanto, prevale la soddisfazione per quello che da più parti viene visto come un buon segnale. Che poi questo possa tradursi in una coalizione alternativa è tutto da vedere. Per ora, pesa il disagio post elettorale interno ai 5s, che sulle alleanze hanno visioni diverse. Conte chiede un "dialogo tra pari", Raggi chiude.