Dopo le molestie, la calunnia. Un trentenne condannato due volte
Ai 2 anni, 3 mesi e 10 giorni più 5mila euro di risarcimento (condanna per rapina e violenza sessuale confermata in appello e in Cassazione), si aggiungono 8 mesi e 20 giorni di pena più 2mila euro a favore della vittima per averla ingiustamente incolpata offendendone la reputazione
TRENTO Molestie sulla nipotina, quattro anni al nonno
ARRESTO Molestie su tre ragazzine: in carcere un 46enne
WEB Un 62enne trentino accusato di aver adescato ragazzine
TRENTO. Non bastasse la condanna per l'aggressione a sfondo sessuale e per la rapina, un trentenne peruviano è finito nei guai anche per calunnia: nel corso del procedimento che lo vedeva imputato per aver aggredito una ragazza alla fermata dell'autobus, ha accusato la vittima di essere lei la responsabile dei reati contestati. E così ai 2 anni, 3 mesi e 10 giorni più 5mila euro di risarcimento (condanna per rapina e violenza sessuale confermata in appello e in Cassazione), si aggiungono 8 mesi e 20 giorni di pena più 2mila euro a favore della vittima per averla ingiustamente incolpata offendendone la reputazione.
I fatti risalgono a novembre 2018. Era una domenica mattina quando, nel rincasare dopo il lavoro, la ragazza venne afferrata per un braccio da uno sconosciuto. Spaventata, riuscì a divincolarsi, ma venne inseguita e fatta cadere a terra con uno sgambetto. In quel frangente l'uomo iniziò a palpeggiarla nelle parti intime e solo grazie alla reazione della vittima, che si difese con calci e pugni, la violenza non proseguì oltre.
Nel corso della colluttazione il telefono della ventenne finì nelle mani dell'uomo, che la minacciò: «Dammi tutti i soldi che hai in tasca e te lo restituisco...» le aveva detto l'aggressore, prendendosi 20 euro ma non restituendo il cellulare. Nel frattempo nei pressi della fermata dell'autobus numero 4 arrivò una suora: solo a quel punto l'aggressore riconsegnò il telefonino alla ragazza. L'uomo era stato riconosciuto grazie ad un tatuaggio da un'amica della vittima, attraverso Facebook.
Si tratta di Jhonatan Freddy Chalan Berrocal, che ha sempre respinto le accuse. Interrogato in aula, aveva a sua volta accusato la ragazza di averlo adescato, baciato e toccato per derubarlo del cellulare e del portafoglio. L'uomo aveva riferito di non averla denunciata perché convinto da una suora che era presente ai fatti. Ma la religiosa ha smentito la circostanza, confermando invece il racconto della ragazza. È così partito un altro processo: il giudice Enrico Borrelli ha condannato l'imputato per calunnia, in continuazione con i precedenti reati.
«L'iniziativa di denunciare anche quest'ultimo segmento di questa amara vicenda - spiega l'avvocato Giuliano Valer, che difende la ragazza - si è rivelata opportuna e necessaria per la doverosa tutela dell'onorabilità della mia assistita, non solo fuori dalle aule di giustizia, ma anche dentro, in quanto era apparso sin da subito intollerabile che l'imputato potesse difendersi accusando e calunniando di furto questa giovane donna, che stava rincasando al termine del turno di lavoro»