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Economia trentina in affanno, la Cgil: i dati della Ccia lo confermano, la giunta provinciale non se n’è accorta

Dopo il report della Camera di Commercio, il commento del segretario Grosselli: «Preoccupa il precipitare della fiducia dei consumatori»

ANALISI L'economia trentina nel 2023 secondo la Ccia
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TRENTO. Secondo il segretario generale della Cgil, Grosselli, i dati sull’andamento dell’economia trentina nel 2023 sono un ulteriore segnale di allarme. «La giunta metta in campo misure strutturali per rispondere all’emergenza retributiva e superi gli sgravi a pioggia che non stimolano produttività e competitività».

Scrive il sindacato: «La nuova conferma di un’economia trentina in rallentamento arriva dall’ultimo report della Camera di Commercio. I dati di Via Calepina sono chiari: nel corso del 2023 si è ridotta la crescita del fatturato delle imprese così come le esportazioni. Soprattutto, però, è cresciuta la sfiducia dei consumatori dimostrazione di un forte sentimento di incertezza che vivono le famiglie trentine. “Questi dati non fanno altro che confermare l’analisi della Cgil e dunque danno forza alle nostre richieste – mette in chiaro il segretario generale Andrea Grosselli -. Questo rallentamento, che riguarda il particolare il comparto manifatturiero, va colto con molta attenzione perché dal nostro punto di vista c’è poco da star sereni, come si ostenta invece in Piazza Dante”».

Via Muredei, dunque, ribadisce la propria preoccupazione per un assestamento di bilancio che non dimostra di cogliere la problematicità dell’attuale situazione. “Dal nostro punto di vista è inconcepibile che la prima vera manovra di questa giunta provinciale che porta in dote un miliardo di euro in più non investa in politiche industriali innovative finalizzate a far uscire il Trentino dalla situazione di stallo e far ripartire produttività e crescita. Il nodo è che fare scelte di questo tipo equivale a cambiare le regole sui contributi pubblici alle imprese. Noi non chiediamo meno incentivi, ma sostegni mirati alle aziende che innova, che producono valore aggiunto e occupazione di qualità, che sono competitive. E’ sicuramente più vantaggioso in termini di consenso confermare i contributi a pioggia che, però, danneggiano il Trentino perché, non dimentichiamolo, drenano risorse che potrebbero essere utili alla collettività, alla sanità pubblica, al welfare provinciale, alla scuola pubblica”.

A preoccupare, in particolare, è il dato sulla sfiducia dei consumatori che cresce in maniera molto significativa nell’ultimo anno. “Le famiglie trentine sono più povere a causa dell’inflazione e del mancato adeguamento delle misure di welfare. Una dinamiche che deprime la domanda interna e rischia di produrre un ulteriore frenata della nostra economia. Per noi la strada resta quella dell’indicizzazione dell’Icef al costo reale della vita. L’aumento della soglia d’esenzione per l’addizionale regionale non è una misura sufficiente né abbastanza equa. Lo ribadiremo anche nel confronto con i consiglieri provinciali, auspicando che nel confronto in Aula questa manovra monca venga migliorata”, conclude Grosselli.

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