Pompieri di Revò: 150 anni di vita e un’attività senza sosta, nel ricordo di Stefano Arnoldo
E' ancora forte in tutti i componenti del corpo diretto da Alessandro Iori il dolore per la morte del collega Stefano Arnoldo, deceduto un anno fa mentre stava lavorando per la costruzione della sua nuova casa. A 39 anni ha lasciato moglie e tre figli piccoli. "Non ci dimenticheremo mai di lui" assicurano. Il racconto della storia e dell'attività dei pompieri di Revò parte da qui
REPORTAGE 1 Un modello invidiato
REPORTAGE 2 La squadra di Pergine
REPORTAGE 3 Gardolo in azione
REPORTAGE 4 I vigili di Sporminore
REPORTAGE 5 Calliano, qui funziona così
REPORTAGE 6 Unione Alto Garda e Ledro
REPORTAGE 7 A Novaledo funziona così
REPORTAGE 8 Tassullo, già 153 anni di storia
REPORTAGE 9 I volontari di San Martino
A inizio giugno di quest'anno i pompieri di Revò hanno celebrato il 150° anniversario di fondazione nella nuova caserma. Un traguardo importantissimo: 150 anni al servizio degli altri, 150 anni di sacrifici, generosità, spirito di squadra. Il Corpo dei Vigili del Fuoco di Revò, oggi composto da 31 vigili in servizio attivo, sei tra onorari e di complemento e 9 allievi, può contare dunque su una nuova "casa".
L'aumento dell'organico, unito alla crescita dei mezzi e delle attrezzature, ha reso necessario l'ampliamento della caserma costruita nel 1988. Di questo e tanto altro abbiamo parlato con Alessandro Iori, comandante dei Corpo locale, nella nuova puntata di un viaggio che stiamo facendo nel mondo dei vigili del fuoco volontari del Trentino.
L'INTERVISTA AL COMANDANTE
E’ morto di lavoro nel cantiere edile per la costruzione della sua casa. Stefano Arnoldo, 39 anni, un anno fa lasciava la moglie Nadia, i piccoli Glenda, Thomas e Ivan (8, 6 e 4 anni) e i genitori Pierino e Paola. Era anche un vigile del fuoco volontario del Corpo di Revò: il primo ad arrivare sul posto è stato il suo comandante, Alessandro Iori.
“Quella tragedia – spiega quest’ultimo, visibilmente commosso – ha segnato profondamente me, i miei vigili e l’intera comunità locale”. E prosegue: “Stefano era una persona splendida. Per il sottoscritto è stato difficilissimo, per motivi che potete facilmente immaginare, coordinare quell’intervento e gestire i giorni successivi a quel dramma. Saremo sempre pronti ad aiutare i suoi figli. Non ci dimenticheremo mai di lui”.
Alessandro Iori ha 42 anni, è titolare di un’azienda, e guida dei pompieri di Revò da quasi un decennio. “E’ una bellissima esperienza. Sono entrato in questa famiglia all’età di 18 anni, da allora non sono più uscito. L’amore per questo mondo mi è stato trasmesso da papà Tulio Iori, tra le altre cose ispettore del distretto e membro del consiglio direttivo della Federazione, e dal nonno che è stato comandante qui per 20 anni. La cosa bella è che vicino a me ci sono tante persone con le quali ho condiviso di fatto l'intero mio percorso. Dirigere un corpo dei vigili del fuoco, anche di un piccolo centro, non è però facile”.
Perché?
“Un intervento non termina mai con il rientro in caserma. Per il comandante di turno ci sono ad esempio tante carte da firmare e confronti con i tecnici. Vi assicuro che è spesso una parte molto faticosa da affrontare. La parte più bella invece è quella che si porta avanti sul campo. Insieme ai miei vigili e alle mie vigilesse c’è un gioco di squadra ottimo.
In quanti siete?
Una cinquantina tra allievi, vigili in servizio attivo, onorari e di complemento. L’età media è sui 40 anni.
Età che si sta alzando rispetto al passato.
Purtroppo sì. Non per una questione di disamore verso i pompieri, ma per il problema dello spopolamento dei paesi di montagna e del calo delle nascite. Speriamo che in futuro ci sia un’inversione di tendenza.
Se non ci fosse sarebbe indispensabile pensare a delle fusioni di corpi?
Guardi, non so cosa succerà ma io spero che questo non avvenga. Per una comunità è fondamentale avere una propria realtà pompieristica. Non dimentichiamo poi un altro aspetto: avere sul territorio un corpo pompieristico significa essere certi che se ti capita qualcosa di grave in pochi minuti c’è qualcuno che arriva ad aiutarti. Sembra scontato, ma non lo è affatto.
Quanti interventi fate in media all’anno?
Una cinquantina circa. Per fortuna rispetto al passato è migliorata la situazione sul fronte degli incidenti che coinvolgono i mezzi agricoli. Chi li conduce è più preparato e investe di più in sicurezza. Negli ultimi anni siamo stati complessivamente fortunati anche per quanto riguarda gli incendi. Ci è rimasto più tempo per esercitarci e portare avanti delle attività di prevenzione.
Sul vostro territorio c’è anche il lago di Santa Giustina, diventato purtroppo famoso per il caso Sara Pedri.
Parte della nostra attività è concentrata lì, confermo. A proposito della scomparsa della ginecologa romagnola ripeto quanto è già stato scritto e detto sui giornali da gente più esperta di noi. Le ricerche nei fondali di questo lago sono estreme. Quando si scende sott’acqua la visibilità diventa subito nulla e anche con i mezzi tecnologici più evoluti si riesce a fare poco”.
Soddisfatto dell’attrezzatura che avete a disposizione?
Sì. Poche settimane fa abbiamo inaugurato la caserma. L'aumento dell'organico, unito alla crescita dei mezzi e delle attrezzature, ha reso necessaria una sua revisione. È stata ampliata l'autorimessa, oltre alla sala emergenze e agli spogliatoi (con l'aggiunta di quello femminile), ed è stata realizzata una sala per le assemblee con cucina.
C’è un intervento che le è rimasto impresso nella sua ormai lunga carriera da vigile del fuoco?
“A parte la tragedia in cui è morto Stefano Arnoldo, ricordo quanto successo un paio di giorni prima del mio matrimonio. Lo spegnimento a Romallo dell’incendio della casa di una persona che conoscevo e che in quell’evento si è fatta male”.
Vigili del fuoco volontari, c’è qualcosa che andrebbe fatto per migliorare il loro livello?
“Se ci confrontiamo anche con realtà vicine capiamo quanto siamo avanti. Il messaggio che mi sento però di lanciare è che i vigili vengano lasciati più liberi di lasciare il lavoro in caso di interventi di una certa gravità. Purtroppo non sempre avviene.
LA GRANDE SQUADRA DI REVO'
Il vertice
- Alessandro Iori Comandante
- Giacomo Martini Vicecomandante
- Ivan Gironimi Capo Plotone
- Alessandro Flaim Caposquadra
- Roberto Martini Caposquadra
I vigili in servizio attivo
- Eric Clauser
- Gabriel Flaim
- Nicola Gentilini
- Stefano Gironimi
- Andrea Gironimi
- Lorenzo Iori
- Bruno Iori
- Tiziano Iori
- Tommaso Iori
- Nicola Magagna
- Chiara Martini
- Elena Martini
- Franco Martini
- Giada Martini
- Moreno Rigatti
- Bruno Rossi
- Anna Rossi
- Walter Rossi
- Chiara Salazer
- Nicola Salazer
- Giulia Salazer
- Cristian Sandri
- Giacinto Zadra
- Matteo Zadra
- Gabriele Zadra
- Cristian Zuech
Allievi
- Riccardo Collu
- Tommaso Flaim
- Vittoria Flaim
- Filippo Flaim
- Davide Gentilini
- Simone Ghirardini
- Natan Mosna
- Marco Rossi
- Alice Tretter
Vigili di complemento
- Guido Arnoldo
- Maurizio Gentilini
- Simonpietro Iori
- Luciano Martini
- Ivano Salazer
Vigile del fuoco onorario
- Vincenzo Iori
LA STORIA
La nascita del Corpo dei vigili del fuoco di Revò risale al 13 settembre del 1874. Già da dieci anni i revodani possedevano una pompa antincendio e da altrettanti a Trento era attivo un corpo pompieristico. All’inizio degli anni settanta dell’800 nel Trentino operavano più di una decina di corpi: dal 1867 a Lavis, dal 1868 a Riva del Garda, dal 1869 a Tione. Tra i primi, in valle di Non, a costituirsi organicamente e statuariamente furono i pompieri di Cles.
Forse proprio per la vicinanza alla borgata capoluogo gli amministratori di Revò sentirono l’esigenza di dotare il paese, attraverso un gruppo di persone volontarie, di un un corpo di pompieri “valido, al servizio del Comune”. Nello statuto di fondazione, alcune questioni meritano di essere approfondite.
Prima fra tutte quella dei doveri morali del pompiere: “L’onore e non la mercede deve spingere un uomo a diventarlo. La professione del pompiere deve essere estranea a ogni idea di guadagno, perché si basa sull’aiuto scambievole dei concittadini nelle sventure della vita”. Il regolamento raccomandava l’assoluta ubbidienza ai superiori e ai più meritevoli il comune poteva concedere un premio in denaro.
Nel febbraio del 1894 la frazione di Tregiovo fu cancellata dal fuoco. Un altro fatto grave ricordato ancora adesso di un terribile incendio che mise in ginocchio diverse famiglie di Revò: eravavamo nel 1906.
Nel 1950 scoppiò un rogo nella parte centrale del paese, precisamente in casa Ratoi. Il fuoco minacciò di propagarsi anche alle abitazioni circostanti e, dato il cattivo funzionamento della motopompa, si dovette ricorrere alla vecchia premente a mano. Il fatto provocò qualche polemica, tanto da indurre il comandante Salazer a rimettere le sue dimissioni.
Le sorti del corpo furono affidate a Tullio Iori, il nonno dell’attuale comandante del corpo. E da allora i Vigili del fuoco hanno iniziato una crescita che continua ancora ora.