L’ispettore del Distretto di Fassa: “Soccorso trentino unico, si è visto con Vaia e la Marmolada”
La testimonianza di Alessandro Pellegrin: "In entrambi quei tragici eventi ho capito perché tutti invidiano il nostro sistema". Il distretto che dirige è composto dai Corpi dei Vigili del Fuoco Volontari di Canazei, Campitello di Fassa, Mazzin, Pozza di Fassa, Vigo di Fassa e Soraga
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“I vigili del fuoco non muoiono mai, splendono per sempre nei cuori dei popoli le cui vite hanno salvato”. Questa affermazione resa famosa da Susan Diane Murphree, una celebre donna pompiere americana, è posta in bella vista sulla homepage del nuovo sito del Distretto Val di Fassa.
Una frase che è un po’ il motto di chi ne fa parte. Al vertice di questa realtà c’è Alessandro Pellegrin, 54 anni, meccanico di professione ed una esperienza alle spalle nel settore pompieristico lunghissima. Per dieci anni è stato comandante del Corpo di Soraga.
A farlo avvicinare a questo mondo sono stati i racconti di Giovanni Decrestina: “Stiamo parlando di uno dei primi pompieri del Trentino. Durante la seconda guerra mondiale è partito dalla val di Fassa per andare a fare il Vigile del fuoco a Roma. I suoi ricordi mi hanno appassionato e mi hanno spinto ad intraprendere il suo stesso percorso”.
Aggiunge: “A me è sempre piaciuto essere un operativo. Ho fatto il vigile, il caposquadra, il magazziniere, poi il comandante. Dopo 10 anni da responsabile del Corpo di Soraga mi sono fermato perché avevo voglia di tornare ad essere un vigile semplice. Perché? Uno che sta al vertice di una struttura si può concentrare poco sull’operatività avendo altre priorità, ad esempio quella di coordinare la sua squadra oppure quella di tenere la situazione sotto controllo durante un'emergenza. Il vigile normale deve al contrario pensare solo all'intervento”.
Tre anni fa Alessandro Pellegrin è diventato ispettore distrettuale: “Le cose sono andate così. In quella fase, dopo Giancarlo Pederiva, serviva un nuovo ispettore e i comandanti della zona ritenevano che per avere continuità con il passato servisse qualcuno che conoscesse bene il sistema. Hanno individuato in me la figura giusta. Dopo aver detto di no per cinque volte, ho riflettuto e ho accettato l’invito”.
Il Distretto Val di Fassa è composto dai Corpi dei Vigili del Fuoco Volontari di Canazei, Campitello di Fassa, Mazzin, Pozza di Fassa, Vigo di Fassa e Soraga. Un’entità da 259 vigili del fuoco volontari che in media effettua 890 interventi l’anno.
“Siamo un distretto piccolo, ma operiamo bene. Durante l'anno passiamo in pochissimo tempo dai 9.000 abitanti a quota 90.000 e il carico di lavoro cambia notevolmente. Se consideriamo che il fuoristagione in Val di Fassa è sempre più breve di fatto non siamo mai inattivi. Quando ci sono tanti turisti, ad esempio, sale il numero degli incidenti stradali. Sulle nostre arterie c’è un forte passaggio di moto e macchine di ogni tipo e i rischi aumentano. C’è poi da parte nostra una grande attenzione sul fronte degli incendi e su quella delle esercitazioni che spesso effettuiamo con gli amici dell’Alto Adige. Sono indispensabili per essere all’altezza della situazione quando serve”.
Alessandro Pellegrin è soddisfatto di come il Distretto viene accettato dai Corpi che lo compongono: “Ci conosciamo tutti e ci siamo divisi l’attrezzatura: abbiamo due autoscale (una in alta valle e l’altra in centro valle), le due pinze idrauliche sono presso il corpo di Canazei e presso quello di Vigo. Potrei andare avanti ancora, ma mi fermo. Le unioni distrettuali sono importanti perché fanno da tramite tra il territorio e la Federazione. Sono un tassello fondamentale del sistema e contribuiscono a renderlo affidabile. Con gli altri ispettori ho un confronto continuo e con loro e con la Federazione si guarda avanti e si ragiona su come muoversi per migliorarsi ulteriormente”.
Con lui non si può non parlare di due eventi avvenuti negli scorsi anni in Val di Fassa che sono ancora impressi nella memoria dei trentini: Vaia e la tragedia della Marmolada. “La prima cosa che mi viene in mente quando penso a Vaia – spiega l’ispettore – è il profumo del bosco che c’era nell’aria in quelle giornate. Un odore intenso, fortissimo, che ti faceva immediatamente capire che era capitato qualcosa di grave. Di quelle serate di fine ottobre 2018 ricordo le forti folate di vento e il caldo anormale alle 10 di sera. Emotivamente è stata una esperienza provante. Durante Vaia ho compreso quanto è forte il sistema del soccorso trentino e perché tutti ce lo invidiano: in tre giorni in Val di Fassa sono arrivati da fuori 250 vigili del fuoco. La Protezione Civile è stata eccezionale e qualunque richiesta veniva fatta al magazzino di Lavis era evasa in un attimo. In ogni intervento – la gente ci apprezza anche per questo – riusciamo ad essere sempre sul posto in pochi minuti - quella volta ci siamo superati”.
L’ispettore distrettuale non si ferma: “In poche ore è cambiato tutto. I nostri boschi hanno subito una trasformazione radicale e da allora non sono più come prima. Anche io che li conoscevo bene, nel post Vaia mi sono perso. Per capire la portata di quell’evento, a chi me lo chiede, dico che dopo sei anni siamo ancora qui che cerchiamo di recuperare tutte le piante cadute in poche ore.
Quando ci sono certi disastri naturali come quello di allora c’è poco da fare. Bisogna solo reagire con una forza immane, come abbiamo fatto durante Vaia”.
Pellegrin ci tiene a evidenziare – prima di parlare della Marmolada – il buon livello qualitativo raggiunto negli anni dai suoi vigili del fuoco e dalla attrezzatura a loro disposizione: “Ci siamo specializzati ancora di più. Abbiamo, ad esempio, potenziato in Val di Fassa le squadre fluviali e insistito parecchio – come dicevo prima – sulla necessità di non smettere mai di esercitarsi. Come attrezzatura siamo messi bene”.
E veniamo alla tragedia della Marmolada: erano le 13.43 del 3 luglio 2022 quando il crollo di un seracco del ghiacciaio di Punta Rocca travolse diciannove persone.
Undici morirono, mentre altre otto rimasero ferite. Dopo l'allarme ci fu l'Immediato l'intervento di 60 vigili del fuoco volontari provenienti da tutta la val di Fassa.
“Già dall’allertamento, anomalo - racconta Pellegrin - si capiva che era successo qualcosa di drammatico. Dopo pochi minuti iniziò per noi una settimana impegnativa. Abbiamo pure dovuto farci carico della gestione di quello che c’era lì intorno: bisognava stare vicini ai parenti di chi era rimasto coinvolto nel crollo, assistere chi portava avanti le ricerche e interagire con gli operatori della comunicazione. Nello svolgimento delle operazioni c’è stato un mix perfetto delle professionalità messe in campo da ogni operatore. Ci abbiamo messo il cuore.
Anche in quella occasione a vincere è stato il modello del soccorso locale e trentino. Sanitari, volontari, permanenti, forze dell'ordine, istituzioni, soccorso alpino e Protezione civile hanno lavorato in modo sinergico. Alla fine dell’emergenza siamo diventati tutti amici”.