Politica / Provincia

Nuovi hotel in aree agricole, il Patt silura la norma della giunta e si sfila: «auspichiamo una modifica»

Gli autonomisti contro Gottardi, e la ex sindaca Bosin stila una analisi impietosa della modifica (ma anche della legge sugli alberghi «dismessi»)

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di Luisa Maria Patruno

TRENTO. La norma inserita in assestamento di bilancio per consentire di costruire nuovi alberghi in aree agricole al Patt non va giù. E in vista dell'approdo del disegno di legge in consiglio provinciale a fine mese chiede sostanziali modifiche. Dunque, dopo le numerose prese di posizioni contrarie di Coldiretti e delle altre associazioni agricole, di Italia Nostra, delle Acli e il no di tutte le forse di opposizione, ora anche in maggioranza si aprono le prime crepe contro l'articolo voluto dall'assessore all'urbanistica Mattia Gottardi e difeso dal presidente Maurizio Fugatti, che introduce nell'articolo 18 della legge urbanistica, relativo alla limitazione del consumo di suolo, la facoltà per i Comuni di «individuare nuove aree destinate alla realizzazione di esercizi alberghieri, escluse le residenze turistico alberghiere, realizzati secondo criteri che consentono l'innalzamento della qualità dell'offerta turistica e che rispondono a elevati standard di qualità architettonica ed efficienza energetica». Non si parla dunque esplicitamente di alberghi a 5 stelle, anche perché difficilmente una norma urbanistica potrebbe essere fatta su misura per una categoria di hotel.

Ieri, con un comunicato, l'ufficio politico del Patt, che è guidato dal segretario Simone Marchiori, che è anche un assessore della giunta Fugatti, ha preso posizione sul punto, pur attento ad usare le parole più morbide possibili, per dire che: «Gli autonomisti, con senso di responsabilità, sono pronti a dare il loro ulteriore contributo affinché tale provvedimento possa uscire dall'iter di approvazione migliorato, grazie anche al necessario dibattito che misure così importanti sono in grado di generare».

E il Patt è entrato nel merito sostenendo i punti critici già sottolineati dalla capogruppo in consiglio provinciale Maria Bosin in prima commissione dove ha votato l'articolo (la maggioranza se no sarebbe andata sotto) e il disegno di legge. «Bosin - sostiene la segreteria del Patt - ha giustamente fatto emergere in commissione le principali criticità di tale norma e ha fornito anche alcuni possibili correttivi da analizzare insieme alla maggioranza prima dell'arrivo in aula dell'assestamento. Fra questi, oltre ai correttivi della norma sugli hotel nelle aree agricole basati su vincoli stringenti e necessarie compensazioni, un altro tema da tenere a mente è quello degli hotel dismessi: la previsione di portare a un anno il periodo di attività appare troppo limitata favorendo il cambio di destinazione d'uso. Una mediazione tra 10 anni e uno è auspicabile».

La consigliera Bosin entra nel dettaglio: «Innanzitutto, era importante chiarire che la norma non può riguardare le aree agricole di pregio ma solo le altre aree agricole. E ci è stato detto che è così. Ma anche per le aree agricole non di pregio noi riteniamo che debbano essere previste delle compensazioni e quindi la norma va emendata perché è importante che tutto il territorio venga tutelato». Bosin, che è stata sindaca di Predazzo prima di essere eletta in consiglio provinciale, aggiunge: «Noi siamo d'accordo con quanto richiesto dal Consiglio delle autonomie.

Vanno aggiunti altri parametri, perché questa facoltà venga circoscritta e non diventi una cosa generalizzata. Ad esempio, prevedendo che le aree debbano essere limitrofe a perimetri già urbanizzati. E poi, come ho detto in commissione, non ha senso che chi vuole costruire un hotel 3 stelle debba comprare un'area già destinata a ricettivo e quindi più costosa e un 5 stelle possa costruire su area agricola. Questo aspetto va corretto». Infine, il Patt dice no al cambio di destinazione d'uso di un hotel dismesso dopo solo un anno dalla chiusura invece degli attuali dieci.

Sostiene Bosin: «Un hotel chiuso da un anno non può essere chiamato hotel dismesso. Dieci forse sono troppi, si può calare un po' ma uno solo no».

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