Dipendenti di un ristorante accusati di estorsione
Valsugana, chiesto il rinvio a giudizio per pizzaioli e cameriere: secondo la datrice di lavoro si sarebbero pretedendere più soldi di quanto realmente dovuti. Per i tre dipendenti, assolti in un primo procedimento per falsa testimonianza, ora si apre una seconda partita
TRENTO. Avrebbero chiesto di essere pagati di più del dovuto, minacciando di denunciare la propria datrice di lavoro se non avesse consegnato loro la somma richiesta.
Per questo tre dipendenti di una pizzeria in Valsugana - attualmente con una nuova gestione - sono stati accusati di tentata estorsione e di aver fornito false comunicazioni all'ispettorato del lavoro.
Una vicenda complessa che ha inizio nel 2019, anno in cui ha preso il via un lungo contenzioso tra i tre lavoratori - due pizzaioli e un cameriere - e la titolare dell'attività.
A detta dei tre dipendenti, la questione ruotava intorno al mancato riconoscimento delle ore di lavoro che loro sostenevano non essere state retribuite. Elemento questo che ha fatto scattare una serie di ispezioni da parte dell'ispettorato, al termine delle quali effettivamente sono state riscontrate diverse irregolarità nella gestione del locale.
Nel frattempo però alla procura erano stati presentati una serie di esposti da parte dell'imprenditrice, la quale - al contrario - affermava che i tre si sarebbero messi d'accordo tra loro per sostenere una versione comune ed estorcere così compensi non dovuti.
Se sul piano penale un primo procedimento per falsa testimonianza (che ha coinvolto soltanto uno dei tre imputati attuali, accusato insieme ad altre due persone) si è concluso proprio questo mese con una sentenza di assoluzione, su un altro fronte si è aperta una seconda partita.
A febbraio scorso infatti la titolare dell'inchiesta, la pm Antonella Nazzaro, ha presentato una richiesta di rinvio a giudizio per i tre soggetti coinvolti che ora dovranno rispondere davanti al giudice dell'udienza preliminare del tribunale del capoluogo.
I fatti risalirebbero al 2019 e al 2020. Stando all'accusa gli imputati avrebbero innanzitutto fornito volontariamente agli enti preposti ai controlli notizie false e incomplete (che hanno portato ad accertamenti in cui sono stati contestati alla datrice di lavoro il mancato versamento dei contributi).
Questo perché - secondo gli atti - i tre avevano deciso di accordarsi su una versione dei fatti non veritiera da fornire.
I due pizzaioli inoltre, accusati di tentata estorsione, avrebbero chiesto importi superiori al dovuto, minacciando la datrice di farle causa se non avesse accettato. Intimidazioni che - secondo la procura - non hanno sortito l'effetto sperato, grazie alla reazione immediata dell'imprenditrice che ha subito risposto attraverso il proprio legale. L'udienza preliminare quindi è attesa a novembre prossimo.