Arte / Processo

Il quadro antico da 2 milioni di euro? Era rubato, ma l'antiquario trentino non lo sapeva

Messo in vendita, ma intervengono i carabinieri del Nucleo Tutela che lo sequestrano. Però il gallerista dimostra la buona fede nell’acquisizione

di Marica Viganò

TRENTO. Quarantasei anni dopo il furto il prezioso dipinto è tornato al suo posto, alla Galleria Alberoni di Piacenza. Il ritrovamento è merito dei carabinieri del Nucleo tutela beni culturali Udine, che hanno recuperato l'opera presso un commerciante d'arte di Trento, un antiquario che ne era entrato in possesso nell'ambito dell'acquisizione di una eredità di una famiglia milanese.

Una operazione commerciale avvenuta in buona fede: il fascicolo, aperto nel 2021 dalla procura di Trento con l'ipotesi di reato di ricettazione, è stato poi archiviato. L'opera stava per essere messa in vendita per la cifra di 2 milioni di euro. 

«Nel controllare i cataloghi d'arte del Mercante in Fiera di Parma - ha spiegato il maggiore Alessandro Volpini del Nucleo tutela beni culturali - abbiamo notato un dipinto nel catalogo di un antiquario di Trento con un'attività anche a Mantova. A quel punto l'attività investigativa si è articolata preliminarmente attraverso expertise fotografiche da parte di esperti che ne hanno stabilito la precisa corrispondenza, quindi si è proceduto al sequestro dell'opera che ha permesso ulteriori approfondimenti e restauri: le condizioni in cui è stato rinvenuto il dipinto erano precarie».

Il decreto di sequestro era stato ottenuto dalla procura di Trento, a cui i carabinieri dell'arte avevano inoltrato l'informativa. Le indagini hanno accertato che l'opera era stata acquistata in modo del tutto trasparente ed in buona fede, e che faceva parte dei beni che l'erede di un'abbiente famiglia milanese vendette alla morte del padre.

L'opera rubata nel 1978. Dagli esperti è arrivata la conferma: si trattava dell'opera "Isacco cieco che benedice Giacobbe", lo stesso quadro sparito dalla Galleria Alberoni di Piacenza nella notte tra il 14 e 15 luglio del 1978. Il furto avvenne in circostanze che, a quel tempo, destarono sgomento tra l'opinione pubblica perché i ladri si introdussero di notte nel collegio, scassinando due cancelli e dirigendosi a colpo sicuro nei corridoi dove il dipinto era esposto.

Per molti anni non si ebbero più notizie dell'opera, fino al 2021, quando i carabinieri del Nucleo tutela beni culturali di Udine notarono il dipinto in vendita attraverso canali ufficiali dell'arte, ma con nome ed autore diversi. Il «giallo» dell'attribuzione.

L'opera venne donata nel 1968 al Collegio Alberoni dal commendatore Oreste Carini, antiquario, titolare della Galleria Vecchia Piacenza come simbolo di «gratitudine verso la mano di Dio per averlo sostenuto nel corso della sua vita, al Collegio Opera Pia Alberoni quale luogo ideale per conservare e valorizzare le Belle Arti». Il quadro, attribuito da sempre a Bernardo Strozzi, in realtà è opera di Giovanni Peruzzini detto l'Anconetano (Urbania, 1629 - Milano, 1694), pittore italiano del barocco. La precisa attribuzione è arrivata dopo accurate ricerche e precisi confronti. 


 

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