Sport / La storia

Loris Puleo, oro europeo di volley, e la dedica che commuove tutti: «Le medaglie per mamma e papà, scomparsi prima delle vittorie»

Il trentino è il capitano della nazionale trapiantati e dializzati che ha trionfato ai campionati in Portogallo

di Matteo Lunelli

TRENTO. Laterale, maglia numero 9, capitano. Per la seconda volta si è messo al collo la medaglia d'oro nel volley: dopo il successo a Oxford nel 2022, quello a Lisbona nel 2024. Ma in questa storia, che è la storia del trentino Loris Puleo, lo sport, la pallavolo, la schiacciata vincente sono solo un mezzo e non solamente un fine. Perché la medaglia d'oro, lui e i suoi compagni di squadra, se la sono messa al collo tante volte, grazie alla loro determinazione, alla voglia di riscattarsi, alla capacità di rialzare la testa.

Loris Puleo, 45 anni di Trento, è il capitano della nazionale azzurra di volley che ha partecipato nei giorni scorsi agli European Transplant & Dialysis Sports Federation, una sorta di Olimpiade (500 atleti in tutto, una trentina italiani) per persone che hanno avuto un trapianto e sono in dialisi. Puleo di trapianti di reni ne ha dovuti affrontare due, nel 2007 e nel 2020: quando aveva vent'anni è comparsa, improvvisa e inaspettata, la malattia. Poi le cure, le inevitabili difficoltà, l'addio forzato allo sport. Ma anche il coraggio e la voglia di riscatto. E le medaglie ne sono la riprova. "Sono felicissimo: un bis europeo, da capitano, è una sensazione unica. E devo dire che personalmente la soddisfazione è stata maggiore rispetto a Oxford perché alla fine dell'anno scorso, durante una partita con la nazionale a La Spezia, mi sono lesionato il tendine d'Achille e quindi in questi mesi ho stretto i denti e fatto un recupero lampo per riuscire a scendere in campo".

Lo schiacciatore trentino in Portogallo non è salito sul podio solamente nella pallavolo. "Trattandosi di una manifestazione con più competizioni, ho raggiunto anche l'argento nel tennis tavolo in coppia con Gabriele Alzati di Varese e il bronzo nel darts, ovvero le freccette. Tornando al volley abbiamo battuto Germania e Inghilterra".

E vederlo alzare il tricolore, oltre a essere una soddisfazione personale, è anche un incitamento e una fonte di ispirazione per le persone che come lui e gli altri atleti stanno affrontando dei momenti di difficoltà, fisica e di conseguenza psicologica. Oltre a essere, perché no, un modo per spronare la gente a donare. Quando si mette al collo una medaglia, qualunque sia la competizione, la dedica è d'obbligo. "A tutti i donatori", è la sua prima reazione.

Ma poi aggiunge: "Non so se sia stata una coincidenza, il destino o cosa altro. Ma nel giugno 2022 ho perso la mia mamma e qualche settimana dopo ho vinto l'oro a Oxford. Poi, nel maggio 2024, ho perso mio papà e qualche settimana dopo ho vinto l'oro a Lisbona. Ecco, queste medaglie sono per loro. E poi per un mio caro amico, che a breve dovrà giocare una partita molto più importante di quelle che abbiamo giocato noi sul parquet, visto che inizierà la chemio".

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