Il Drago di Vaia bruciato a Lavarone: i carabinieri individuano il presunto piromane, una persona con fragilità
Nel mirino degli investigatori un giovane residente fuori provincia, caso archiviato. L'opera d'arte dello scultore veneto Martalar, ridotta in cenere nell’agosto dell'anno scorso e poche settimane fa è stata ricostruita. La svolta dopo complesse indagini, con testimonianze e l’incrocio delle immagini del sistema lettura targhe della zona con le celle dei tabulati telefonici
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TRENTO. Ha un nome il presunto responsabile del rogo del Drago di Vaia, l'opera d'arte dello scultore veneto Marco Martello Martalar, ridotta in cenere (foto) nell’agosto dell'anno scorso.
Lo fanno sapere, con una nota, i carabinieri, spiegando che il reparto operativo del comando provinciale di Trento coadiuvato dai colelghi della stazione di Lavarone ha individuato la persona ritenuta il piromane che ha agito un anno fa.
"I militari - si legge nel comunicato - grazie ad una meticolosa attività d’indagine condotta attraverso l’incrocio investigativo delle immagini del sistema lettura targhe dei comuni di Lavarone e Folgaria con le celle dei tabulati telefonici e le dichiarazioni dei testimoni sono riusciti ad individuare il presunto responsabile dell’increscioso fatto, ovvero un giovane residente in un'altra provincia, frequentatore occasionale della zona, con particolari fragilità comportamentali che sarebbero alla base del gesto e che hanno portato all’archiviazione del caso.
Sono state escluse in definitiva del tutto quelle ipotesi che sin da subito erano state avanzate, tra cui quella accidentale dovuta ad un mozzicone di sigaretta lanciato per sbaglio, o quella prevalente secondo cui l’autore del reato potesse essere qualche residente del posto infastidito dal gran numero di turisti che l’opera ha richiamato negli anni".
Lo scultore nel frattempo ha realizzato un nuovo Drago a Lavarone, completato nel giugno scorso.