Salute / Futuro

Il grande flop del concorso per la scuola infermieri del Trentino: meno candidati che posti disponibili

Grande successo per Fisioterapia o Igiene dentale, ma la laurea in Infermieristica non attrae. Un problema per la sanità trentina futura. Ed anche il drastico calo demografico non aiuta. «Stranieri? Eticamente sbagliato»

di Barbara Goio

TRENTO. Ieri mattina alle 10.30 è arrivato uno dei momenti più attesi, il test d'ingresso per accedere ai corsi triennali delle professioni sanitarie: i posti in totale per l'anno 2024/25 sono 360, e ieri alle selezioni si sono presentati 385 ragazzi (gli iscritti erano 433). Ma se per alcuni corsi, per esempio Fisioterapia (25 posti) oppure Igiene dentale (20) si sono presentati in molti, per la laurea in Infermieristica (200 posti) ci sono state solamente 140 domande.

Un dato che costringe ad una riflessione, visto che è proprio sulla presenza di infermieri che si gioca buona parte del futuro della sanità, anche trentina. Il dato trentino, che vede solamente un 70% dei posti coperti, è sovrapponibile a quello nazionale, tanto che lo stesso Sindacato delle professioni sanitarie (Coina) ha definito il trend negativo «un chiaro segnale delle problematiche strutturali che affliggono la realtà infermieristica e che vedono condizioni di lavoro poco gratificanti».

Buona partecipazione invece per i corsi in Tecniche della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro (20), Tecnica della riabilitazione psichiatrica (20), Assistenza sanitaria (25) e Tecniche di laboratorio biomedico (25)e Tecniche di radiologia medica per immagini e radioterapia (25).

I corsi di laurea delle professioni sanitarie di Trento e Rovereto sono gestiti dall'Ateneo di Verona in collaborazione con Provincia, Azienda sanitaria e Unitrento. «Dobbiamo sottolineare il valore di questa professione», rimarca Anna Brugnolli, direttore del Polo universitario delle professioni sanitarie e docente universitaria in Scienze infermieristiche. E pur ammettendo che i dati sono impietosi, spezza una lancia a favore di «un lavoro di relazione che veicola contenuti disciplinari di alto livello».

Ma cosa sta andando storto? Il calo demografico prevede che nei prossimi cinque anni ci saranno 44mila immatricolati in meno nelle università italiane. Il tutto mentre la popolazione sta invecchiando e serve sempre più assistenza. «È importante - spiega Brugnolli - migliorare l'immagine sociale degli infermieri: si tratta di una figura essenziale e preparata, ma che ancora a volte non viene percepita come tale. Con il dipartimento della conoscenza stiamo cercando di far comprendere questa professione ai ragazzi delle superiori, serve lavorare in sinergia per trovare un bilanciamento. E poi certo, serviranno anche modifiche organizzative e strategie multimodali con più partner».

Quanto all'assunzione di personale dall'estero, Brugnolli mette in guardia: «Se ne sta discutendo molto, ma vi è un importante fattore etico, perché è sbagliato sottrarre personale prezioso dove ce n'è estremo bisogno».

Il direttore sanitario di Apss Giuliano Mariotti sottolinea il «ruolo di relazione» delle professioni sanitarie e ammette che, per quanto riguarda le professioni infermieristiche, «vi è un aumento delle responsabilità». Sulle cause della disaffezione, ricorda il problema demografico e ribadisce: «Il miglioramento della professione infermieristica spinge al miglioramento di quella medica, perché ci deve essere integrazione».

«Stiamo lavorando a rendere il Trentino attrattivo - ricorda - anche se la coperta è corta. E per quanto riguarda la retribuzione, va discussa politicamente».


 

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