L'incubo del professore universitario: per un incidente durante l'uscita in bici con gli amici, rischia la condanna a tre anni
Ha superato un trattore lungo la stradina promiscua, che funge anche da ciclabile, da capofila, facendo finire a terra quattro compagni di pedalata: a processo
TRENTO. Dovrà aspettare la prossima primavera, il professore di fisica dell'università di Trento Ignazio Lazzizzera, per capire se quell'uscita in bici lungo la pista ciclabile dell'Adige con gli amici di sempre possa avere una coda penale. Perché una banale, ancorché grave, caduta di quattro ciclisti (di cui due feriti gravemente) è stata addebitata dalla procura proprio a lui.
Attenzione, perché l'uomo non si è scontrato ma, semplicemente, ha superato un trattore in Val di Riva (fra Villa Lagarina e Rovereto) e quelli dietro si sono accorti tardi della manovra perdendo il controllo dei rispettivi velocipedi.
La giudice Monica Izzo, ieri, ha accolto tutti i testimoni (una decina) ed ha ammesso anche la perizia tecnica della difesa. Ed ha fissato le prossime udienze: 27 febbraio 2025 per ascoltare chi ha assistito all'evento e il 13 marzo per sentire il consulente che ha ricostruito in maniera dettagliata e scientifica l'incidente.
Per quanto riguarda i feriti occorre ricordare che non si sono costituiti parte civile anche perché la questione è già stata affrontata proprio con un separato giudizio al tribunale civile.
Insomma, una consueta uscita in bicicletta tra conoscenti con l'hobby della pedalata sportiva rischia come detto di costare caro ad uno stimato professore universitario, per altro avanti con l'età, visto che ha 77 anni.
Stiamo parlando di una potenziale condanna fino a tre anni di reclusione perché questa è la pena massima fissata dal codice penale che, all'articolo 590 bis, parla di lesioni personali stradali gravi.
Ma che colpa ha avuto? Ha superato un trattore lungo la stradina promiscua, che funge anche da ciclabile, da capofila, facendo finire a terra i compagni di pedalata.
Il caso approdato in tribunale è sicuramente curioso. Perché si parla di un incidente già assurdo di suo ma che, appunto, sarà dibattuto nell'aula del palazzo di giustizia di corso Rosmini per accertare se anche un giro da diporto in bicicletta, in caso di ferimento da «distrazione», possa essere ritenuto un reato.La questione, come detto, è già stata al centro di una causa civile, rigettata dal giudice perché, effettivamente, collegare il danno fisico (anche se grave come in questo caso) con il comportamento del ciclista era dura da dimostrare. La giustizia, però, ha seguito il suo corso ed ora, anziché pensare al portafoglio, il pedalatore dovrà puntare a tutelare il proprio casellario giudiziale. E di questo si stanno occupando gli avvocati difensori Stefano Daldoss e David Micheli che hanno ricostruito assieme ai periti l'incidente che, lo ripetiamo, davvero ha dell'incredibile. I fatti contestati risalgono al 2018 con i cinque compagni di pedale che si sono avventurati sulla pista dell'Adige da Trento verso Sud.
A «dirigere» il gruppo c'era proprio Ignazio Lazzizzera, docente di fisica all'ateneo trentino con la passione delle due ruote leggere. Arrivati in via Val di Riva i ciclisti si sono trovati davanti un trattore che viaggiava a velocità ridotta. Il capofila, quindi, si è spostato a sinistra per superare il mezzo agricolo ma, purtroppo, gli altri che lo seguivano se ne sono accorti tardi e si sono scontrati l'uno con l'altro. Bilancio: quattro ciclisti a terra di cui due in gravi condizioni.
La questione è però finita in tribunale con uno dei due usciti più malconci dal contrattempo che ha fatto causa per danni. Il giudice civile, dopo dibattiti e perizie, come detto ha rigettato la richiesta di risarcimento. Ma una tranche di questo contenzioso è sfociata nel penale con l'alea della pena pesante, in caso di condanna, come contemplato dalla rivisitazione del codice in caso di incidenti stradali.
Al professor Lazzizzera, per dire, viene contestato di essere andato troppo veloce e di aver segnalato male il cambio di corsia. La difesa, ovviamente, contesta in toto questa ricostruzione visto che, dai rilievi, è emerso che il trattore viaggiava a velocità da lumaca e che il sorpasso sia stato effettuato altrettanto lentamente. Ma se ci siano state colpe - specie da parte del professore - lo dovrà stabilire il tribunale il prossimo anno.