Fauna / Il caso

Lepri "problematiche" al Casteller, si mangiano le piantine del vivaio forestale, condannate a morte

L’assessore Failoni dà il via libera: sono centinaia, in primis cattura con trappole, e se necessario fucilate. L’ordine vale per tre anni

di Fabrizio Franchi

TRENTO. Tra i tanti problemi che affliggono boschi e piantagioni ora si aggiungono le lepri che stanno devastando il vivaio del Casteller. I graziosi, ma terribili, animali, hanno divorato finora 15 mila piantine, interrate o in vaso, che avrebbero dovuto rimboschire le zone colpite dalla tempesta Vaia e dal bostrico. Così l'assessore alle Foreste, caccia e pesca (tra le altre cose), Roberto Failoni, ha deciso di agire velocemente ordinandone la cattura e se serve l'abbattimento.

Un censimento preciso non è stato fatto, lo dovranno fare i Forestali della Provincia, ma si stima che stiano scorrazzando al Casteller un centinaio di esemplari di Lepus europaeus - questo il termine scientifico - devastando il vivaio provinciale. Lepus europeaus da non confondersi con il coniglio selvatico (l'Oryctolagus cuniculus) che qualche anno fa aveva infestato il cimitero di Trento, rovinando tombe e fiori di commiato.

Alessandro Brugnoli, funzionario del servizio Forestale incaricato della disinfestazione spiega che sono specie diverse arrivate per vie diverse. Ma l'intervento è necessario se vogliamo salvare migliaia di piantine fondamentali per il ripristino dei boschi. Su otto ettari del Casteller, che ospita anche tre orsi, due ettari e mezzo sono a parte e sono il vivaio forestale, dove per l'appunto «si concretizza la produzione annua di conifere e latifoglie a scopo antideriva in ambito agricolo, di specie mellifere e di piante ornamentali utilizzabili in ambiente urbano», è riportato nella delibera di giunta presentata da Failoni. Il problema è che queste lepri, nonostante la recinzione elettrificata, scavano buche nel terreno e bivaccano nel vivaio.

Failoni ha dato indicazioni ai Forestali provinciali di ridurre il numero. La riduzione è prevista dalla disciplina in due modi: in prima battuta la cattura a vivo con trappole. Gli esemplari catturati saranno rilasciati nelle foreste demaniali. Allo stesso tempo saranno in qualche modo censiti, per avere una stima del numero complessivo, che comunque si calcola non sia inferiore al centinaio di capi.

Se la cattura non dovesse essere sufficiente e quindi i danni continuare a persistere, l'ordine è quello dell'abbattimento delle lepri a opera dei Forestali con armi da fuoco. L'autorizzazione ha valore per tre anni.

L'Osservatorio faunistico ha dato il via libera e il periodo idoneo alla cattura è individuato tra il 15 settembre e il 15 febbraio, al di fuori del periodo riproduttivo. Se le catture non dovessero bastare si ricorrerà all'abbattimento, chiedendo all'Istituto zooprofilattico sperimentale di Venezia se gli animali sono sani. In quel caso gli esemplari abbattuti saranno dati a istituti di beneficenza, come peraltro avviene già per i cinghiali.

Dunque, non bastassero gli orsi ecco gli animali dalle lunghe orecchie, che peraltro si guardano bene dall'avvicinarsi ai plantigradi, evitando le zone a loro dedicate. Viene in mente quella filastrocca per bambini, più che adatta alla situazione: «Piazza, bella piazza, ci passò una lepre pazza; Pollice la vide; Indice le sparò; Medio la scuoiò; il quarto la cucinò e per ultimo il mignolino tutta intera se la mangiò». Sarà il loro destino.

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