Politica / Consiglio

Riforma dello Statuto, Fugatti non c'è e Gerosa non sa cosa dire, bagarre in Aula e attacco delle minoranze

La vicepresidente lasciata sola, senza neanche un appunto da leggere, mentre il presidente era a Milano a presentare il Festival dello Sport

di Luisa Maria Patruno

TRENTO. Ha tenuto banco ieri in consiglio provinciale il «caso» Fratelli d'Italia, dopo le dichiarazioni del deputato altoatesino e coordinatore regionale Alessandro Urzì, che hanno rimesso in discussione il disegno di legge di riforma dello Statuto presentato l'anno scorso dal presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, a nome di tutte le autonomie speciali, e che si pensava fosse in dirittura d'arrivo con l'attesa approvazione da parte del Consiglio dei ministri.

A mettere altra legna sul fuoco acceso da Urzì ci si è messa anche l'assenza del presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, che invece di rispondere in aula alle richieste di chiarimento delle minoranze, rassicurando sull'iter avviato per portare a casa la clausola dell'intesa per la modifica dello Statuto e nuove competenze, era a Milano alla conferenza stampa di presentazione del Festival dello Sport.

Fugatti ha lasciato in consiglio provinciale la vicepresidente e assessora allo sport di FdI, Francesca Gerosa, che certamente avrebbe potuto rimpiazzarlo a Milano, viste le sue deleghe specifiche. È toccato a lei rispondere alle minoranze sullo Statuto di autonomia. Peccato che Gerosa non sapesse cosa dire. Né le era stato preparato un promemoria da leggere.

La vicepresidente ha invece rivelato candidamente di non essere al corrente dei contenuti della trattativa condotta personalmente dal presidente Fugatti insieme a Kompatscher, ritenendo dunque che «debba essere lui a rispondere».

Naturalmente la non-risposta di Gerosa ha scatenato le reazioni delle minoranze. Francesco Valduga (Campobase) le ha chiesto: «come mai si è espressa in scia con la presa di posizione di Urzì, che dice che è tutto da rifare, ma poi non può informare il consiglio perché la trattativa è portata avanti da Fugatti e non è informata. In realtà non risponde perché ci sono divergenze politiche nel centrodestra da comporre».

Filippo Degasperi (Onda) si è chiesto: «A cosa serve la vicepresidente se non sostituisce il presidente quando serve? E pensare che FdI, proprio su regia di Urzì, ha rinunciato a un assessore per avere la vicepresidenza».

Paolo Zanella (Pd) ha detto di comprendere il silenzio di Gerosa perché «ha attaccato sulla questione dell'intesa e al posto di Fugatti avrebbe dovuto esprimere una posizione che non è la sua».

Carlo Daldoss (FdI) è intervenuto due volte a difesa di Gerosa e della linea del partito. Prima sostenendo che: «Su questo tema sensibile è la voce del presidente che deve intervenire per dare informazioni aggiornate, che la vicepresidente non ha a disposizione. Non c'è nulla di scandaloso. I tempi e i modi si troveranno». Poi ha punzecchiato Claudio Cia, ex FdI, definendolo «limitrofo alle minoranze», perché aveva criticato Gerosa e rivolgendosi alla vicepresidente le aveva chiesto: «Lei ha detto sulla stampa che non ci si deve impuntare sul principio dell'intesa. La maggioranza deve sapere come la pensa. Non dobbiamo farci dettare la linea da Urzì».

Daldoss ha infine confermato la disponibilità di tutto il gruppo di Fratelli d'Italia a rivotare la risoluzione approvata all'unanimità a febbraio a sostegno di questo progetto di riforma portato avanti da Fugatti, in cui si diceva anche di «valutare nuovamente l'opportunità di far precedere ad ogni altra modifica l'esame di un separato disegno di legge di riforma dell'articolo 103 dello Statuto, per l'introduzione del principio dell'intesa».

Il capogruppo della Lega, Mirko Bisesti, ha evidenziato l'importanza della risoluzione trasversale di febbraio a sostegno dell'azione di Fugatti e Kompatscher dicendosi «certo di una riconferma unanime di quella risoluzione».

Le minoranze, però, al termine del dibattito hanno predisposto una risoluzione modificata rispetto a quella di febbraio rendendo più incisiva proprio la parte sull'intesa: «Considerata l'attuale modificabilità da parte del Parlamento delle proposte di riforma statutaria, impegna a far precedere ad ogni altra modifica la riforma dell'articolo 103 dello Statuto, l'introduzione del principio dell'intesa».

«È evidente - spiega il capogruppo del Pd, Alessio Manica, - dopo le dichiarazioni di Urzì che sull'intesa chiediamo un impegno chiaro e netto di tutto il consiglio provinciale».Ma questa formulazione è stata respinta al mittente dal centrodestra, dopo una riunione di maggioranza durata un'ora. Per Fratelli d'Italia è infatti inaccettabile ed è stata chiesta una modifica prevedendo la contestualità tra l'intesa e le nuove competenze e non - come chiesto dalle minoranze - che prima si porti a casa l'intesa e poi si punti ad ampliare le competenze.

In serata, l'accordo sul testo della risoluzione, al quale sta lavorando come mediatore l'assessore Mario Tonina, non era ancora stato trovato e si è rinviato alla seduta di oggi per provare a raggiungere una quadra, sempre con l'assenza che continua, per il terzo giorno, del presidente Fugatti.

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