Storia / Immobiliare

Castel Madruzzo, parla l'acquirente de Zambiasi: «L'ho preso per il mio amico calciatore, el Chicharito»

Il titolare della Latini Trentini e l’ex bomber di United e Siviglia vogliono farne un hotel di lusso: «Non temo i controlli, è tutto in ordine, abbiamo già parlato con Sovrintendenza e Comune»

di Flavia Pedrini

MADRUZZO. «Mio nonno arriva da Taio e io amo moltissimo il Trentino. Pensavo che prendere un castello che da anni è in vendita e ha bisogno di restauro urgente, per mantenerlo, fare un bel parco botanico, conservando la sua storicità, fosse una cosa applaudita. Invece, abbiamo visto solo attacchi e questo ci ha sorpresi». Niccolò de Zambiasi (in foto), l’amministratore unico della “Trentini Latini”, società che da fine agosto è proprietaria dell’antico maniero di Castel Madruzzo, a chi guarda con sospetto all’affare, replica così dagli Usa, dove vive. E assicura: «Non c’è nulla di misterioso né di illecito dietro l’acquisto».

Senta de Zambiasi, lei detiene il 5% della Trentini Latini, ma il restante 95% è nella mani di Vultur International Llc. A questa società con sede nel Delaware molti guardano con sospetto. Chi c’è dietro?

«In questa operazione ci siamo solo io e il mio socio Javier Hernandez Balcazar, noto calciatore (detto el Chicarito, ndr), che ha fatto quella società per procedere con l’acquisto e mantenere la privacy sul suo nome. Ma sarebbe bastato che i politici o chi aveva dei dubbi ce lo avessero chiesto e lo avremmo detto».

È lui l’unico socio della Vultur?

«Sì»

Lei e l’ex bomber del Manchester United, e del Siviglia, per tutti “wl Chicharito”, come vi siete conosciuti?

«Siamo carissimi amici, lavoriamo insieme da parecchi anni in altri progetti. Ci siamo conosciuti nel 2017 online. La mia agenzia di marketing in Messico era molto nota: ha visto il mio lavoro e mi ha contattato».

I soldi per l’acquisto del castello li ha messi lui?

«Sì. Io ho fiutato l’affare e l’ho portato a termine, ma l’investimento è suo. Ora io mi faccio carico del progetto».

Cosa spinge un ex campione di calcio che vive in Messico a investire in Trentino?

«Lui è un grande amante dell’Italia, ho potuto fargli conoscere il Trentino e le Dolomiti ed è innamorato del posto. Avrebbe preferito essere conosciuto come parte importante del progetto, almeno iniziando dalla comunità. Voleva presentarsi come persona e poi come calciatore che investe».

Lei parla di restauro del castello e di parco botanico. Ma l’operazione punta a realizzare un hotel di lusso.

«Certo, l’idea rimane, ma non abbiamo fretta e vogliamo seguire le linee guida che ci vengono date da Soprintendenza e Comune».

Il progetto preliminare è al vaglio della Soprintendenza. Può spiegarci di cosa si tratta?

«C’è tanto lavoro, per ora non ci sentiamo di condividerlo e attendiamo il riscontro della Soprintendenza. Vogliamo fare il restauro con destinazione alberghiera e questo richiederà anni. Allo stesso tempo intendiamo procedere con il risanamento del parco. Quando abbiamo incontrato il direttore della Soprintendenza, Marzatico, ci ha subito detto che l’aspetto del castello andava mantenuto e noi siamo d’accordo. Anzi, questa è la ragione per cui lo abbiamo preso: è un posto magico».

Tempi di intervento?

«Nel parco vogliamo intervenire subito, con la guida della forestale, per potergli dare nuova vita. Ci piacerebbe partire già ad ottobre con la pulizia: ho già contattato la ditta».

Sarebbe aperto al pubblico?

«È presto per dirlo, dipende da come si sviluppa l’intero progetto. Posso immaginare che servano dal mezzo milione al milione di euro per il solo intervento sul parco. Bisogna capire le modalità di apertura. Nel frattempo si procede con il restauro della parte abitabile, destinata ad albergo e con quello dei ruderi. Quelli li immaginiamo come un museo a cielo aperto. Anche qui resta da capire se sarà sempre aperto o meno, se sarà a pagamento o meno. Ma c’è tempo per decidere».

Siete aperti ad altri investitori?

«Per ora Javier è l’unico investitore, ma siamo aperti per il futuro ad altri».

Anche il sindaco di Madruzzo ha auspicato chiarezza.

«Ho una chiamata fissata con Bortoli a breve e spero di vederlo di persona. Io vivo da anni negli Stati Uniti, ma per il progetto a lungo termine sarò presente».

Il progetto, oltre all’ok della Soprintendenza, ha bisogno della variante al Prg.

«Siamo nelle mani del Comune da tempo e abbiamo incontrato il sindaco nella fase iniziale della negoziazione. All’inizio pareva peraltro un processo più veloce».

Su questa operazione si sono accesi anche i fari della magistratura. Timori?

«Sono tranquillissimo, tutto è in ordine. Se ci chiedono qualcosa, siamo pronti a fornire tutti i documenti».

Lei ha esperienza nel mondo della ristorazione (il ristorante “Pasta e Basta” a Miami è suo) e del marketing. Il suo amico Javier è un ex calciatore. Questa è una sfida nuova.

«Per noi è una situazione interessante. Conosciamo diverse persone a livello internazionale con impatto nel settore alberghiero e con la loro guida non abbiamo dubbi sulla riuscita del progetto. Vediamo la potenzialità del posto, del castello, ma anche della comunità intorno».

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