Caso Pantani: la Polizia Scientifica esclusa dalla camera dopo la sua morte, la testimonianza degli agenti
Partita dalla procura di Trento, l’inchiesta sulla «pista mafiosa» verte sulla famosa perquisizione di Madonna di Campiglio e promette altri sviluppi
TRENTO. Prima della polizia scientifica, altri entrarono nella camera dove morì Marco Pantani. Nuove rivelazioni nell'ambito dell'inchiesta della procura di Trento sul caso del Pirata, positivo al doping dopo un controllo (contestato) fatto a Madonna di Campiglio 25 anni fa, durante il Giro d'Italia.
"Ci diedero disposizioni affinché io e il collega aspettassimo fuori. Prima entrarono altri nella camera dove morì Marco Pantani. La cosa mi parve strana in quanto sulla scena del fatto su cui si indaga, a mio parere, per primi dovrebbero entrare gli operatori della scientifica opportunamente attrezzati con calzari, guanti e tute". Così le sommarie informazioni rese da due agenti della polizia scientifica nell'ambito dell'inchiesta per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alle scommesse clandestine e collegata al decesso del ciclista. Ad anticiparle l'agenzia di stampa LaPresse.
Ipotesi di reato per ora senza indagati che dal punto di vista temporale iniziano in Trentino, per le presunte alterazioni dei campioni ematici del «pirata» durante i controlli anti doping la mattina del 5 giugno di 25 anni fa prima della frazione di Madonna di Campiglio che vedeva Pantani saldamente al comando della classifica del Giro d’Italia con 6 minuti di vantaggio, e finiscono la sera del 14 febbraio 2004 nella stanza D5 del residence Le Rose di Rimini, oggi demolito, dove fu ritrovato il corpo del campione.
Sotto la lente della procura di Trento c’è infatti il sospetto della “manipolazione” ad opera della camorra delle provette con il sangue di Pantani.
Dieci fino ad ora le persone informate sui fatti ascoltate in procura per ricostruire le modalità del prelievo e capire perché alla provetta di Pantani non fu assegnato un numero progressivo e anonimo ma il 11440, apposto alla presenza di più persone.
E poi ci sono i “buchi investigativi” evidenziati dalla Commissione parlamentare antimafia come si legge nelle “risultanze relative alla morte dello sportivo Marco Pantani ed eventuali elementi connessi alla criminalità organizzata che ne determinarono la squalifica nel 1999”, di cui LaPresse ha preso visione.
“Appare non condivisibile la scelta, conseguente alla frettolosa conclusione delle indagini, di non rilevare le impronte digitali nel luogo del rinvenimento del cadavere, del tutto inspiegabile in considerazione della copiosa presenza di sangue, visibile dalle numerose fotografie della polizia scientifica, di cui si sarebbe dovuta verificare l’appartenenza”, ha concluso la Commissione antimafia.