Montagna / Il caso

"Diga del Vanoi: ora basta, il ministro Salvini non pensi solo di lavarsene le mani"

Intervento del consigliere regionale veneto Arturo Lorenzoni: da anni assistiamo a un continuo rimpallo di responsabilità. Si ascoltino i territori che temono effetti devastati, in termini ambientali, sociali ed economici. Sabato la manifestazione in piazza organizzata dal Comitato per la difesa del torrente

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VENEZIA. "Sul Vanoi non basta che il ministro Matteo Salvini se ne sia lavato le mani durante il question time di ieri pomeriggio alla Camera, precisando che al suo ministero non sono ancora giunte le carte del progetto. Agisca per dare risposte fattive alla crisi idrica in atto": lo afferma in una nota il consigliere regionale veneto Arturo Lorenzoni (gruppo misto).

"A due giorni dalla manifestazione - ricorda l'esponente di opposizione - in programma sabato 5 ottobre dalle 14 in piazza 3 Novembre a Lamon (Belluno), organizzata dal Comitato per la difesa del torrente Vanoi e delle acque dolci, sull'annosa questione della diga, da anni assistiamo a un continuo rimpallo di responsabilità da parte del mondo della politica regionale. In un primo momento il 'ni' del presidente Luca Zaia; poi lo stesso ha dichiarato che serve un parere vincolante della scienza prima di partire con qualsivoglia progettazione tecnica.

Nel mezzo il Consorzio di bonifica Brenta, strenuamente convinto della bontà del progetto. Oltre alla comunità scientifica, che peraltro ha messo a disposizione dati sulla ricarica delle falde bellamente ignorati dal Consorzio, nonostante avesse finanziato esso stesso gli studi anni fa".

Lorenzoni afferma che vanno ascoltati i territori che ripetotono che gli effetti della diga "sarebbero devastati, in termini ambientali, sociali ed economici, da un'opera già vecchia in partenza", conclude Lorenzoni.

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